Questo mondo non mi renderà cattivo è la nuova serie tv animata targata Netflix nata dalla penna di Michele Rech, in arte Zerocalcare. Il noto fumettista aveva ottenuto già un grande successo nel 2021 con Strappare lungo i bordi, la prima produzione nata dalla sua redditizia collaborazione con il colosso dello streaming. L’autore ha deciso di proporre una storia impegnativa e stratificata che sembra guardare all’attualità. Una rivolta del quartiere contro un gruppo di immigrati, guidata dai nazisti, finisce per spingere Zero a fare un bagno di realtà e a capire come il mondo possa renderci davvero cattivi. Per poter ricostruire nel modo più realistico possibile il background culturale del quartiere del protagonista, Zerocalcare si è ritrovato a dover fare una scelta: usare oppure no termini che potevano risultare offensivi?
Alla fine ha seguito una strada intermedia, utilizzando alcuni appellativi e scartandone altri in Questo mondo non mi renderà cattivo.
Dopo che Strappare lungo i bordi è stata travolta da più di una polemica nel 2021, questa volta Zerocalcare ha ironizzato all’interno della serie animata sul suo utilizzo del dialetto romano e su altre questioni spinose, arrivando ad alludere anche al politicamente corretto. A un certo punto ha scelto di utilizzare l’espressione persone con molta melanina in luogo di uno slur razzista. Il fumettista non ha deciso di censurare il termine razzista a causa del timore di far scoppiare una polemica oppure per via dell’influenza del politicamente corretto. Come ha spiegato a Rolling Stones Italia in un’intervista rilasciata a Raffaella Oliva il 9 giugno, questa scelta è frutto di un’attenzione che ha da sempre avuto nei confronti di un linguaggio più inclusivo:
“Io a quali parole usare e quali no ci penso da sempre, è un’altra cosa che mi arriva da Radio Onda Rossa, lì l’attenzione per il linguaggio era centrale già da molto prima che diventasse un tema mainstream. In sostanza, sto attento a non utilizzare termini che possono alimentare stereotipi che non mi piacciono, ma no, non credo che ci sia qualcuno che mi costringe a farlo, non esiste un divieto di essere politicamente scorretti, altrimenti Pio e Amedeo non starebbero in prima serata sulla tv di Stato“.
In un’altra intervista gli è stato chiesto: “Nella serie c’è una scena in cui spieghi di non voler più usare la N word, tuttavia in un’altra scena c’è un produttore omofobo che utilizza la F word. Come mai questa scelta differente tra le due parole?“
La risposta è stata (fonte BadTaste): “La F word la metto in bocca a personaggi omofobi, oggettivamente negativi e deprecabili. Perché una sì e una no? In realtà credo ci sia una grossa confusione in generale. Secondo me ci sono delle cose che sono battaglie molto giuste all’interno della società. Per altre, dovremmo sviscerare meglio il tema riguardo ai prodotti di fiction. Ho paura che sterilizzare il linguaggio possa essere un problema. Intanto sostengo che tutti dovremmo fare un lavoro sulla nostra vita di tutti i giorni per cancellare queste parole dal nostro linguaggio. Ma la fiction che interessa a me è quella che mette in scena dei conflitti: capisco che l’uso delle parole sia doloroso, ma non lo è altrettanto una scena in cui si vede un pestaggio o una situazione violenta di discriminazione? Rispetto il concetto dei safe space, ma nella fiction dobbiamo immaginarci che sia tutto safe?”