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Secondo Ridley Scott, il pubblico ha frainteso Il Gladiatore: «Commodo è il personaggio più empatico»

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Ridley Scott sta per tornare al cinema con un nuovo ambizioso kolossal storico: Napoleon a partire dal 23 novembre arriverà nelle sale italiane.

Il regista per l’occasione si è riunito con un attore che aveva già sapientemente diretto ne Il Gladiatore: per interpretare il grande generale francese ha scelto, infatti, Joaquin Phoenix. La star nel 2000 ha ricevuto la sua prima nomination agli Oscar proprio grazie all’interpretazione superba che aveva regalato nei panni di Commodo. Alla sua uscita l’opera di Ridley Scott fu un grande successo al botteghino e ancora oggi resta una pellicola particolarmente apprezzata dal pubblico e dalla critica. Ma siete sicuri di aver colto il vero messaggio che il film voleva lanciare?

Secondo Ridley Scott, il pubblico ha frainteso il personaggio di Commodo (e non ha compreso fino in fondo il finale del film).

Il regista nel corso di un’intervista, rilasciata a Deadline, ha parlato dei ruoli da villain che Joaquin Phoenix ha interpretato ne Il Gladiatore e in Joker. Ridley Scott a tal proposito ha ammesso di non aver mai considerato Commodo come un personaggio cattivo, ma al contrario un uomo molto empatico. Tutte le azioni che Commodo ha commesso, come ha spiegato, sono state un effetto della negligenza di suo padre Marco Aurelio:

L’ho visto come il personaggio più empatico di tutti ne Il Gladiatore. È il prodotto della negligenza, la completa negligenza di un padre che adorava. Nel film il padre l’ha trascurato sempre di più. Gli diceva che non sarebbe mai salito al potere. E poi il padre, ormai vecchio, fa qualcosa di fatale. Si inginocchia davanti al ragazzo chiedendo perdono. Ciò è stato fatale perché il ragazzo non aveva mai visto suo padre fare quel tipo di gesto. Questo lo soffoca. Da quel momento in poi Joaquin Phoenix mi è sembrato la persona più empatica del film. Ciò che ha fatto e ciò che ne è seguito, ciò che ne è derivato, la sua natura era stata creata da suo padre. Marco Aurelio non avrebbe potuto conquistare l’Europa con la benevolenza. Ci saranno state guerra e acciaio, e morte e devastazione. Non si possono controllare i comandanti da lontano su una collina e dire: non massacrate queste donne e questi bambini. Niente di quello che è successo è stato benevolo, giusto? Ma penso che, crescendo, Marco Aurelio abbia sentito la propria fragilità. Commodo era il figlio trascurato, il prodotto della totale negligenza. E poi gli dicono che non puoi seguirmi, ed ecco chi prenderà il mio posto? È più di uno schiaffo in faccia. È orribile. E a quei tempi, soprattutto quando la successione era così prevedibile.

Secondo Ridley Scott, ne Il Gladiatore non ci sono eroi e cattivi ma due protagonisti che sono entrambi delle vittime degli eventi. Infine il regista ha fatto anche un’interessante precisazione sull’emozionante epilogo della pellicola, che non tutti hanno compreso realmente. Ecco cosa ha rivelato:

Sì, sono entrambi delle vittime. Massimo è la persona che non voleva essere. Voleva andare a casa. È interessante come evolvono le cose quando Marco Aurelio lo incontra per la prima volta, gli disse ‘voglio che subentri e che tu sia il principe di Roma’. ‘Non posso farlo’. ‘Perché no?’ ‘Perché la mia casa, mia moglie, nostro figlio…’ ‘Raccontami della tua casa’. Allora comincia a parlargliene, e quello di cui in realtà sta parlando è il paradiso. È lì che vuole essere. Marco Aurelio gli dice che sembra un posto per cui vale la pena lottare. E poi quel giorno Marco viene ucciso da suo figlio. Poi al personaggio di Russell viene improvvisamente detto che è successo e lui capisce che c’è un problema. Sua moglie e suo figlio vengono poi assassinati e vediamo dove sono in quel viale di alberi su cui si arrampicano per sbarazzarsi di loro. Quando Russell muore e va in paradiso, vediamo la stessa donna e lo stesso bambino. È il posto che ha descritto a Marco.”