SanPa – Luci e tenebre di San Patrignano continua a dividere gli spettatori a quattro mesi dal rilascio. Noi vi abbiamo parlato della nostra impressione su questa serie in questo articolo: la serie è una ricostruzione minuziosa, affidata alle voci dei protagonisti, della vita nella comunità di recupero e della parabola umana controversa e affascinante di Vincenzo Muccioli. Già quando uscì le voci contro il documentario Netflix si moltiplicarono, anche da parte di coloro che avevano partecipato con la loro testimonianza: la stessa comunità si era detta molto critica (qui vi abbiamo riportato il loro pensiero) e c’era stato anche un diverbio social tra Luca Bizzarri e Red Ronnie (ve ne abbiamo parlato in questo articolo).
La notizia del giorno è che Andrea e Giacomo Muccioli, figli di Vincenzo, hanno querelato Netflix per diffamazione aggravata: proprio le testimonianze filmate di Andrea, comparse nella serie, sarebbero state usate in modo tendenzioso per screditare il fondatore di SanPa e l’intero documentario sarebbe una montatura per gettare fango su di lui, sostengono i figli. Il Corriere Romagna riporta la notizia, aggiungendo
“La querela è appena approdata alla procura della Repubblica. Da valutare anche eventuali profili di responsabilità relativi alla privacy”.
Secondo quanto riporta il giornale, i figli non avrebbero gradito le insinuazioni, a loro dire, sulla morte misteriosa del padre (nella serie si ipotizza un possibile contagio da HIV per spiegare il decorso rapidissimo del male che lo stroncò in pochi mesi), e sulla sua presunta omosessualità. Il figlio Giacomo, che aveva lasciato SanPa nel 2008 per divergenze col fratello, aveva rilasciato anche un’intervista sempre al Corriere Romagna in cui difendeva la memoria del padre.
“Mio padre era una persona profondamente umana ed empatica, molto generosa e capace di donare amore incondizionato anche a persone sbagliate senza proteggersi. Penso alla docu-serie di Netflix che in parte conferma come alle persone che non avrebbero forse meritato di essere aiutate, per come poi si sono rivelate, vedendole nel bisogno si donava e ha dato tutto se stesso rinunciando a tutto”.
Il figlio del fondatore di SanPa racconta di aver anche provato a vedere la docuserie Netflix, ma di non sopportare l’immagine che veicolava del padre.
“Mi sono sforzato di vederla ma secondo me si esaurisce nelle prime due puntate che danno una cronaca abbastanza obiettiva, una panoramica della tossicodipendenza di quegli anni. Ma già dal sottotitolo “Luci e tenebre di San Patrignano”… Si intuisce il tipo di messaggio che si voleva trasmettere, dando sempre più spazio ai detrattori che hanno lasciato la comunità in malo modo, con qualcosa in sospeso. Come troppo spesso accade, sono persone che non accettano i propri fallimenti e li addossano ad altri piuttosto che affrontarli. Vergognoso, penso a Delogu, mio padre gli ha ridato la vita, se oggi può parlare è solo grazie a Vincenzo Muccioli mentre lui come altri speculano su quello che hanno ricevuto, continuano a vivere di riflesso sulla figura di mio padre anche da morto”.
Interrogato sull’abitudine di Vincenzo Muccioli di trattenere gli ospiti scappati da SanPa anche con l’uso della forza, il figlio ha dato la sua versione.
“È stato giusto che si facesse chiarezza. Ma dobbiamo pensare che Sanpa era un progetto nuovo e innovativo e che non erano previste dallo Stato misure nei confronti dei tossicodipendenti, quindi mio padre si comportava come un buon padre di famiglia. La comunità è stata costruita con questi valori. C’è un passaggio su Netflix in cui mio padre lo spiega bene: «Se tu vedi una persona che si sta per buttare da un ponte lo trattieni o gli dici scusa, poverino, stai attento che ti puoi fare male”. In quegli anni mio padre era solo, non aveva collaboratori, quando capiva che qualche ragazzo voleva scappare non poteva fare altro che trattenerlo con la forza per cercare di salvarlo”.
Dopo le polemiche, anche la querela: vedremo come replicherà Netflix alle accuse sulla docuserie su SanPa.