Il tema Squid Game è ormai all’ordine del giorno in Italia per motivi che sono andati – da un bel pezzo – ben oltre la valutazione della serie stessa, che ha spopolato in tutto il mondo fino a diventare la serie più vista (qui la classifica intera) dell’intera storia di Netflix. Squid Game è ormai sulla bocca di tutti, anche di chi non l’ha visto: (de)merito degli effetti collaterali legati alla serie, ovvero le derive violente avvenute nelle scuole italiane negli ultimi giorni (ne abbiamo parlato qui).
Una situazione spinosa a dir poco, che ha portato molti genitori ad allarmarsi e il Moige a denunciare Netflix proprio a causa della serie Squid Game. Anche in Emilia Romagna la Squid Game-mania ha preso il sopravvento tra i giovanissimi, e a darne l’allarme è stato niente meno che l’Ordine dei Medici dell’Emilia Romagna. “Diversi psicologi scolastici del territorio, soprattutto delle scuole primarie, stanno ricevendo richieste di aiuto da parte di madri e padri per capire come approcciarsi alla questione” così ha spiegato Fancesca Cavallini, coordinatrice del Gruppo di Lavoro di Psicologia Scolastica dell’Ordine degli Psicologi dell’Emilia-Romagna.
La psicologa ha poi proseguito: “L’importante è parlarne con i propri figli, intavolare una discussione sul tema. Chiedere qual è il loro pensiero e spiegare quali sono i rischi del vedere scene brutali. Si può dire, per esempio, che guardare le scene violente potrebbe fare paura, rendere più ansiosi e causare difficoltà ad addormentarsi. Alcuni spezzoni della serie si possono anche guardare insieme, per poi fermarsi prima delle scene violente spiegando il perché e non facendo immaginare che si perderanno qualcosa di importante. In ogni contesto sportivo, ricreativo, scolastico è importante che le figure di riferimento offrano occasioni di dialogo e confronto su temi di attualità come questo.”
La Cavallini ha poi spiegato cosa succede se un bambino vede Squid Game senza censure: “Il rischio peggiore è che replichi alcuni gesti. Altri rischi sono incubi notturni e un’assuefazione alla violenza che potrebbe portare nel tempo all’incapacità di capire qual è un contenuto violento e uno non violento e alla difficoltà di costruirsi una morale, La letteratura ci suggerisce di avere un ruolo di mediazione di ciò che il figlio o la figlia fa online fino ai dieci anni, tentando di indirizzare verso contenuti adatti all’età. Non esiste solo Squid Game: di fronte a contenuti “vietati” è importante non censurare, ma appunto intavolare una discussione. I genitori hanno il compito di accompagnare per mano i bambini non solo a scuola, ma anche nel mondo cibernetico”.