Summertime, così come altre serie tv come Skam Italia o Zero, ha aiutato di molto a normalizzare la visione della diversità. Nel caso ancora non la conosceste o non foste in pari con la visione degli episodi vi lascio qui alcuni dettagli che nella prima stagione non hanno funzionato, mentre qui invece la recensione della seconda stagione. È infatti arrivata sul catalogo Netflix i primi di questo mese, e dobbiamo ammettere che è migliorata di molto rispetto a quanto avevamo visto nei primissimi episodi.
Cosa ci porta a dire che una serie tv come Summertime o le altre normalizza la diversità? Diciamo che porta sul piccolo schermo personaggi che agli occhi della società vengono emarginati, tagliati fuori per molteplici ragioni, dal diverso colore della pelle all’orientamento sessuale. Tutte cose che invece è importante normalizzare, per riuscire a vivere in una società più inclusiva, aperta e senza pregiudizi, in cui tutti possano sentirsi rappresentati. E se le serie tv o i film in questo possono aiutare, perché non dargli una chance?
Un pensiero condiviso anche da Coco Rebecca Edogamhe, interprete di Summer Bennati in Summertime. Di recente l’attrice ha avuto infatti la possibilità di parlare della sua esperienza insieme con altri colleghi di serie tv Netflix.
Pochi giorni fa è arrivato sul canale YouTube di Netflix Italia un video dal titolo “Cosa significa non vedersi MAI rappresentati sullo schermo?”, un piccolo talk show di circa trenta minuti che ha coinvolto attori di diverse serie tv Netflix Italia per parlare della loro esperienza con la diversità e di come il mondo del serial televisivo possa aiutare a renderla normalità. Sono stati chiamati a intervenire Haroun Fall (interprete di Sharif nella serie Zero), Coco Rebecca Edogamhe (la già citata Summer di Summertime), Beatrice Bruschi (interprete di Sana in Skam Italia) e due influencer e content creator dal mondo Instagram e YouTube: Momoka Banana e Adrian Fartade. Vi lasciamo comunque qui sotto il talk show completo se vi va di recuperarvelo.
I giovani interpreti italiani si sono esposti parlando sia di modelli per loro rappresentativi nel corso della crescita, sia di quanto sia stato importante arrivare a diventare un modello per qualcun altro. “Sul set non ho mai avuto una sensazione di pesantezza in quello che andassi a fare” ha dichiarato la giovane Coco, quando le è stato come avesse vissuto sul set durante le riprese di Summertime. Il suo personaggio è infatti stato definito normale nella sua pluralità. Ha anche aggiunto: “Mi sembrava tutto così normale. Non mi sono mai posta domande o dubbi sul colore della mia pelle, o del fatto che la protagonista avesse esteticamente dei canoni diversi da quelli che ci sono adesso in Italia. Siamo nel XXI° secolo, alcune cose ormai non sono neanche più accettabili e non c’è più una scusa. Noi giovani attori, ma non solo, abbiamo un po’ questa responsabilità di andare a normalizzare questo cambiamento e questa rivoluzione“.
Il percepire come diverso qualcosa che invece è normale è forse uno dei più grandi problemi della nostra società, vittima di luoghi comuni e stereotipi che si sono perpetrati per anni, radicandosi quasi nella cultura. È un bene che ora ci si stia muovendo verso un cambiamento, anche e soprattutto dal punto di vista mediatico. Ognuno deve inoltre conoscere le sue origini, per poterle spiegare, raccontare al meglio e far capire che non ci sono differenze, né da una parte né dall’altra. A questo proposito, riguardo come sia stato vivere tra due culture diverse e se il contatto con la propria cultura d’origine sia stato pacifico, Coco ha dichiarato: “Mio padre è nigeriano, ma fortunatamente sono cresciuta non odiando la parte nigeriana. Insieme a mia sorella siamo cresciute in un contesto in cui entrambe le culture vivevano a casa. Quando ero piccola ho imparato subito a parlare italiano, però allo stesso tempo mio padre mi parlava in inglese. Diciamo che è stato molto utile non avercela contro e non odiare questa parte che purtroppo ancora mi è un po’ sconosciuta“.
Ora diteci la vostra: cosa pensate di questi modelli di rappresentazione? Stiamo andando nella direzione giusta? Oppure c’è ancora molto altro da fare, in molte serie tv e non solo in Summertime?