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Sydney Sweeney: «Non ho nessuno a cui rivolgermi per pagare le bollette o chiedere aiuto»

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Quando sentiamo parlare della serie televisiva Euphoria, prodotta e distribuita da HBO (disponibile in Italia sulla piattaforma streaming NowTv), il primo nome che ci viene in mente è quello di Zendaya, attrice protagonista dell’acclamato show. Ma con la seconda stagione andata in onda questo inverno, anche gli altri attori e attrici protagonisti hanno iniziato ad affermarsi e ad ottenere l’attenzione che meritano. Fra tutte Sydney Sweeney, il cui personaggio è evoluto attraversando diverse fasi. L’attrice, citata in giudizio nei mesi scorsi da un brand di costumi da bagno, è tornata a far parlare di sé e del suo successo in una nuova intervista: l’argomento che ha affrontato, però, è il guadagno di un attore di questi tempi rispetto al passato.

Sydney Sweeney si racconta, parlando delle difficoltà incontrate sul percorso

Sydney Sweeney ha raccontato che, quest’estate, ha sperimentato per la prima volta il burnout dei millennial. A 24 anni, l’attrice è per definizione un membro della Gen Z, ma questo sembra un tecnicismo data la quantità di esperienza di vita che ha. Gli attacchi di panico sono iniziati a giugno, eventi rapidi e furiosi che hanno convinto il suo cervello che probabilmente stava per morire:

“Stavo perdendo la testa”.

Tornata a casa, nel Pacifico nord-occidentale, per due settimane ha eliminato il telefono dalla sua vita, immergendosi nell’aria fresca della regione, “facendo escursioni, sciando e facendo ciò che amo veramente“.
Il regime ha funzionato nell’immediato e l’ha aiutata a capire che il suo programma di progetti cinematografici e televisivi in successione stava lavorando contro di lei e la sua salute, mentale e fisica. Una lezione difficile da accettare, vista la pressione che Sydney Sweeney sente per massimizzare questo momento cruciale della sua carriera e il modo in cui la stessa ansia spesso la convince che lo slancio potrebbe fermarsi in qualsiasi momento.
L’attrice si rivela essere sincera su quello che ha passato – e che dice di stare ancora passando – per farcela in questo settore:

“Il rifiuto che ricevi mentre cerchi di imparare a essere te stessa è pazzesco. È assurdo il modo in cui gli adulti ti guardano […] Non avevo idea, entrando in questo settore, di quante persone avessero conoscenze. Sono partita da zero e so quanto sia difficile. Ora vedo come qualcuno possa semplicemente entrare da una porta e mi viene da pensare: ‘Io mi sono fatta il c*lo per 10 anni per tutto ciò’ “.

Naturalmente dopo diversi anni e progetti a cui ha partecipato non c’è più la pressione di dire sì a ogni offerta, e lei ha imparato non solo a negoziare il suo stipendio ma anche a gioire del processo di farsi valere, eppure sta riempiendo la sua agenda con tutti i film e le serie che riesce a inserire.

Se volessi prendermi una pausa di sei mesi, non avrei un reddito sufficiente per coprirla. Non ho qualcuno che mi sostiene, non ho nessuno a cui rivolgermi per pagare le bollette o chiedere aiuto. […] Non pagano più gli attori come una volta, e con gli streamer non si ottengono più i diritti residuali. Le star affermate vengono ancora pagate, ma io devo dare il 5% al mio avvocato, il 10% ai miei agenti, il 3% o qualcosa del genere al mio business manager. Devo pagare il mio pubblicitario ogni mese, ed è più del mio mutuo”.

Ovviamente queste affermazioni non solo per far sì che la gente si senta in colpa per lei, ma è fermamente convinta che i lussi del lavoro non debbano far dimenticare le realtà del mestiere. Per rimanere rilevante come giovane attrice, soprattutto se così profondamente radicata e dipendente dalla generazione di internet, è necessario investire. C’è molta stampa da fare e i costi associati – styling, sartoria, capelli e trucco, viaggi – non sono sempre coperti. È questo che l’ha spinta a passare ai contratti con i marchi, accettando incarichi come ambasciatrice di Miu Miu e recitando in una campagna di bellezza di Armani: “Se mi limitassi a recitare, non potrei permettermi la mia vita a Los Angeles. Accetto contratti perché devo farlo”.

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