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The Crown finisce qui: la sesta sarà l’ultima stagione della serie, finirà agli anni 2000

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The Crown è stata la prima vera serie fenomeno di Netflix, ma come ogni cosa bella sta giungendo al suo termine.
L’autore di The Crown Peter Morgan, nel corso delle stagioni ha svelato le luci e le ombre della famiglia reale inglese che hanno affascinato milioni di fan della serie (e fatto arrabbiare non poco i governanti tranne Camilla Parker Bowles, l’attuale moglie del principe Carlo che si è vista tutti gli episodi “con un bicchiere di vino rosso”).
Le prime quattro stagioni sono già disponibili su Netflix e la quinta è in lavorazione proprio in questo periodo, la sesta stagione invece sarà quella con cui The Crown chiuderà definitivamente i battenti.
Dopo lo scoppio dello scandalo “Meghxit” (parola coniata per riassumere l’allontanamento del principino Harry dalla famiglia e dagli obblighi reali a seguito del suo matrimonio con Megan Markle), tutti i fan non aspettavano altro che scoprire come l’autore avrebbe raccontato anche questo pezzo di storia inglese (come è successo per la morte di Lady Diana) ma sembra proprio che questo non accadrà.
Suzanne Mackie, la produttrice esecutiva di The Crown, ha infatti confermato che la serie Netflix si concluderà alla sua sesta stagione e non arriverà più avanti degli anni 2000.
Questa decisone è stata presa in totale accordo con il creatore Peter Morgan che per ragioni creative non ha nessuna intenzione di cambiare il format dello show raccontando l’attualità.Tutto questo spiega anche il motivo per cui il matrimonio di Megan e Harry non sarà menzionato in alcun modo. Secondo Morgan infatti tutto ciò che non ha almeno 20 anni non è abbastanza “passato” per poter essere analizzato con una prospettiva storica sufficientemente distaccata ed imparziale.

Il “distacco emotivo dei 20 anni” di Peter Morgan spiega il motivo per cui The Crown si concluderà con la sesta stagione ai primi anni 2000 (il limite massimo rispetto al presente).

Scrivere una sceneggiature storica realistica (con l’approvazione o no della famiglia reale inglese coinvolta) non è possibile senza una distanza temporale sufficiente per poter essere imparziali e non farsi coinvolgere emotivamente dagli scoop, dai gossip e dalle notizie che vengono diffuse quotidianamente.
La tabella di tempistiche su cui Morgan si basa è volta a creare uno show, proprio come The Crown, in cui i fatti realmente accaduti si intersechino con la creatività dell’autore per poter costruire una serie che non sia solo un mero documentario dei protagonisti.
Almeno 20 anni dai fatti accaduti per poter iniziare la fase di scrittura (dieci anni è il limite minimo che Peter Morgan possa “sopportare”) altrimenti il rischio è quello di raccontare semplicemente dei fatti di cronaca rischiando la produzione di un vero e proprio documentario. La diatriba dello scorso anno tra Netflix e il governo inglese (in cui i secondi chiedevano al sito streaming di inserire un disclaimer che specificasse che The Crown fosse un’opera romanzata) si è risolta a favore di Netflix proprio grazie alla componente creativa dell’autore che la rendeva un’opera di fantasia e non un documentario.
Secondo il pensiero del creatore questa caratteristica potrebbe venire meno se si mostrassero fatti accaduti troppo vicino nel tempo da cui lui stesso non ha avuto ancora la possibilità di prendere le distanze.

L’obbiettivo della serie è quello di proporre al pubblico un’interpretazione di quello che è accaduto durante il corso del regno di Elisabetta II e l’interpretazione è possibile solo ponendo un certo distacco con i fatti.

La produttrice esecutiva (Suzanne Mackie) ha spiegato proprio questa dinamica durante un’intervista a Broadcast che ha come conseguenza naturale la conclusione di The Crown.
Ecco cosa dice: “Peter lo ha detto in modo molto articolato, che semplicemente non può scrivere qualcosa a meno che non ci sia stato il tempo per maturare una prospettiva adeguata. Penso che abbia sempre pensato che 10 anni fosse il tempo minimo in cui può inquadrare qualcosa in un contesto storico, per permettergli di capirlo davvero. Non credo che si discosterà da questo. Conosciamo tutti queste storie, ma ciò che Peter fa in modo così brillante è andare oltre e comprendere il paesaggio in un modo più sfumato, complesso e sorprendente“.

Forse una nota di dispiacere per una serie così coinvolgente e sorprendente c’è ma, per superarla, basta pensare che questa filosofia di scrittura dell’autore è proprio quello che amiamo di più di The Crown.