I The Jackal sono uno dei gruppi comici forse più noti quando si parla di YouTube, ma non solo. Ultimamente sono stati protagonisti di diverse vicende, sia particolarmente piacevoli come l’arrivo della loro serie tv per Netflix (qui per maggiori dettagli sulla serie stessa e qui per maggiori dettagli sull’annuncio), sia per cose invece deplorevoli, ovvero la vicenda che ha coinvolto Aurora Leone e la sua partecipazione alla Partita del Cuore.
Come molti già sapranno il caso ha raggiunto livelli vergognosi sempre più alti, ma proviamo a ricostruire brevemente cos’è successo. Poco meno di una settimana fa si è disputata la Partita del Cuore, evento benefico che vede scontrarsi annualmente, dal 1992, la Nazionale Italiana Cantanti contro un’altra squadra di una determinata categoria. Dalla Nazionale Italiana Parlamentari alla Nazionale Italiana Magistrati sono moltissime la squadre scese in campo per dare il loro contributo alla ricerca, e quest’anno è stata la volta del Team di Campioni per la Ricerca.
Di questa squadra facevano parte anche Ciro Priello e Aurora Leone, direttamente dal gruppo The Jackal. Entrambi i comici erano stati convocati come giocatori, ma arrivati alla cena di gala prima dell’evento la situazione ha preso una piega assurda. I due attori sono stati avvicinati dal direttore della Nazionale Cantanti Gianluca Pecchini, che li ha invitati a spostarsi. O meglio, ha invitato a spostarsi solo Aurora Leone, affermando “sei donna, non puoi stare seduta qui, queste sono le nostre regole“.
Se quindi in un primo momento i due componenti dei The Jackal avevano pensato che la richiesta del direttore derivasse dal fatto che fossero seduti a un tavolo della Nazionale Cantanti, si sono poi trovati di fronte a una realtà ben più maschilista e misogina. Entrambi si sono alzati cambiando tavolo, e alla fine della cena sono stati riconvocati e gli sarebbe stato spiegato che si è trattato di un equivoco. Non potevano essere seduti lì perché parte della squadra avversaria. Spiegato dai due che non era così che era stata spiegata la vicenda, è infine sopraggiunta un’ulteriore umiliazione: il direttore generale avrebbe scambiato Aurora dei The Jackal per l’accompagnatrice di Ciro, aggiungendo anche: “da quando in qua le donne giocano?“.
La vicenda che coinvolge di The Jackal ha avuto un grandissimo ritorno mediatico, in seguito al quale il direttore della Nazionale Cantanti, Gianluca Pecchini, si è dimesso dal suo incarico. Lui stesso ha però ribaltato le carte in tavola, decidendo di querelare Aurora Leone.
Lo stesso Pecchini ha infatti affermato: “Alla luce dei molteplici e continui attacchi mediatici ho deciso di presentare querela nei confronti di Aurora Leone e di chi con lei mi ha leso nella reputazione“. Parole dure quelle dell’ex direttore generale, che dopo le dimissioni si sarebbe rivolto all’avvocato Gabriele Bordoni, con l’obiettivo, come da lui stesso dichiarato, di “tutelare i miei diritti, la mia immagine e, soprattutto, la mia dignità di uomo e di professionista“.
Lo stesso avvocato Bordoni si è pronunciato sulla vicenda, dichiarando: “L’iniziativa assunta con querela per diffamazione aggravata presso la Procura di Torino è stata necessaria per ristabilire la verità dei fatti. L’uso diretto e personale dei sistemi di comunicazione di massa consente ampia libertà di espressione a chiunque ed è un valore da salvaguardare che va tenuto però ben distinto dalla loro strumentalizzazione. La critica e le opinioni sono sacrosante, ma non lo è affatto la propalazione di notizie infondate, confuse e lesive, tali da innescare in poche ore la demolizione della reputazione di una persona, difficilmente recuperabile in seguito“.
La sua dichiarazione però non si è fermata qui. Ha infatti aggiunto: “Si pensa in questi giorni di introdurre una legge a contrasto della discriminazione per motivi fondati sul sesso o sul genere, ma si ripensa anche di riattivare forme di censura a contrasto della disinformazione, soprattutto attraverso la rete. Sono sintomi di un malessere culturale e sociale, potenzialmente inducenti pericolose derive che nella vicenda di Pecchini trovano occasione per essere considerate e discusse. Ma, intanto, va tutelata nella sede competente la dignità di un uomo, della sua famiglia e del suo lavoro, proteggendolo dal linciaggio morale e da superficiali, frettolose quanto feroci condanne mediatiche, disancorate dalla reale dimensione dei fatti. Tanto si impone in uno stato di diritto“.