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Tim Burton confessa le sue debolezze (e si definisce “tecnofobico”): «Non voglio diventare una tendenza»

tim burton

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Tim Burton è un nome che tutti gli appassionati di cinema non possono non conoscere: nella sua carriera ha firmato film del calibro di Edward mani di forbice (1990), La fabbrica di cioccolato (2005), La sposa cadavere (2005) e Dumbo (2019). Tra i suoi progetti sul piccolo schermo c’è Mercoledì, serie tv Netflix che segue le avventure di Mercoledì Addams (qui la nostra recensione). La popolarissima serie tv ha aiutato molto il regista americano: il regista ha infatti rivelato che lo ha ispirato a realizzare Beetlejuice Beetlejuice, il seguito del suo classico cult del 1988 (qui la nostra recensione).

In occasione dell’inaugurazione di un’importante retrospettiva sulla sua carriera a Londra, Tim Burton ha parlato di sé confessando una sua importante paura.

Tim Burton non ama Internet perché lo spaventa e lo deprime

In un’intervista con BBC News in occasione della mostra The World of Tim Burton al Design Museum, Burton ha rivelato:

Chi mi conosce sa che sono un po’ tecnofobico. Se penso a Internet, mi accorgo di essere piuttosto depresso. Mi ha spaventato perché sono finito in un buco nero. Quindi cerco di evitarlo, perché non mi fa sentire bene. Mi deprimo molto rapidamente, forse più rapidamente di altre persone, ma non mi ci vuole molto per iniziare a fare clic e mandarmi in cortocircuito.”

Il regista ha poi raccontato che tenersi occupato e fare cose semplici come guardare le nuvole lo aiuta a sentirsi meglio. Così come la sua collezione di dieci modelli di dinosauri giganti che tiene nel giardino di casa, come quelli che si trovano nei parchi divertimenti, tra cui un T-Rex di 6 metri. A BBC News Burton ha tirato fuori il suo cellulare e ha mostrato con orgoglio la foto di un Brontosauro di 15 metri.

A spaventare Burton è anche l’intelligenza artificiale, che ha definito “come un robot che si prende la tua umanità“.

Il regista non ama l’aggettivo “Burtoniano”

A proposito poi dell’aggettivo “burtoniano”, da tempo comunemente usato, il regista lo rifiuta categoricamente:

“Non mi è mai piaciuto. Non voglio diventare una tendenza. Mi ci è voluta tutta la vita per cercare di essere qualcosa di simile a un essere umano”.

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