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Wanna: il creatore della docuserie svela come sono riusciti a trovare Do Nascimento

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Wanna, la docuserie targata Netflix dedicata a Wanna Marchi, sta ottenendo un discreto successo e in questo momento, infatti, è tra i prodotti più visti sulla piattaforma. Questo però non dovrebbe stupirci visto che il colosso dello streaming, consapevole del grande successo che hanno le docuserie, ne sta realizzando sempre di più. Qualche mese fa ad esempio è uscita Neymar che raccontava il talento senza regole del calciatore del Paris Saint-Germain. E poi Netflix ha realizzato molte interessanti docuserie dedicate all’alimentazione. E ora tocca a questo documentario che ricostruisce la scalata verso il successo di Wanna Marchi e la sua caduta nel baratro, dopo che un’inchiesta ha portato alla luce i terribili metodi con cui sottraeva del denaro alle vittime.

Il creatore di Wanna in una lunga intervista ha svelato diversi retroscena interessanti sulla docuserie.

Alessandro Garramone, ideatore della docuserie, ha parlato in esclusiva con Badtaste.it spiegando prima di tutto le ragioni che lo hanno spinto a raccontare questa storia. Ha affermato che, ispirato dal successo di Tiger King, ha deciso di riportare a galla una storia ugualmente grottesca ma tutta italiana. Ha anche rivelato la più grande difficoltà che ha dovuto affrontare, mentre lavorava a Wanna: trovare il cosiddetto mago Do Nascimento e convincerlo a farsi intervistare. Ma soprattutto come sono riusciti a trovare un uomo che risultava scomparso da molti anni? Garramone ha risposto:

“È stata la cosa più difficile. Era chiaro che senza Do Nascimento il progetto sarebbe stato un disastro, ma era anche introvabile. Cioè nessuno in Italia aveva la minima idea di dove fosse. L’unico indizio era che si trovasse nella regione di Bahia. Per fortuna ho in redazione due ragazzi bravissimi, Giuseppe Bentivegna e Olga Borghini, che hanno fatto proprio un lavoro di indagine giornalistica. Abbiamo iniziato prima cercando i ristoranti italiani perché magari li poteva frequentare ma erano 1.500 solo in quella regione, poi per fortuna loro due hanno scoperto che in Brasile tutte le cause e gli incartamenti sono pubblici, stanno online. Così l’abbiamo trovato. Abbiamo contattato il suo avvocato per assicurarci che fosse proprio lui e per fare da tramite. Inizialmente volevamo intervistarlo via Skype ma dopo averlo visto per un primo colloquio era chiaro che dovevamo andare lì anche se eravamo in pieno Covid. Non è stato un confronto facile, di molte cose non aveva voglia di parlare”.

Garramone ha parlato anche delle tensioni che ci sono state sul set con Wanna Marchi e Stefania Nobile. Le due donne hanno accettato immediatamente di partecipare alla docuserie, bramose di tornare sotto i riflettori, ma non hanno risposto volentieri a tutte le domande che sono state loro rivolte. Ha ricordato:

“Noi le abbiamo convinte incontrandole e dicendo loro in modo netto che volevamo raccontare una storia che non sarebbe stata un’operazione di lifting comunicativo, una storia su cui loro non avrebbero potuto avere alcun controllo. […] Abbiamo fatto con loro 3 interviste da 7 ore l’una e sì, ci sono stati momenti di tensione vera, perché ho chiesto cose che non avrebbero voluto dire. Sono momenti che abbiamo tenuto nel documentario. […] Ma pur avendo avuto momenti di tensione durante le interviste gli va dato atto di aver accettato di buttarsi senza paracadute.”

Intanto Wanna Marchi e Stefania Nobile, dopo il successo della serie Netflix hanno assicurato: «Non ci pentiamo di nulla». E noi siamo sicuri che le polemiche sono appena iniziate.