ATTENZIONE: questo articolo contiene SPOILER su Nine Perfect Strangers.
In otto episodi, rilasciati su Amazon Prime Video Italia a partire dallo scorso 20 agosto, Nine Perfect Strangers ci ha condotto passo dopo passo negli abissi dell’animo umano, ci ha offerto uno sguardo nei traumi e nelle paure che, inevitabilmente, condizionano la vita di tutti noi. Con il primo episodio, quando nove perfetti sconosciuti (o quasi) si ritrovano a Tranquillum House senza sapere bene cosa li ha portati lì, è come se anche il pubblico dall’altra parte dello schermo si preparasse ad affrontare un percorso di riscoperta di sé, mettendo da parte per un momento i problemi quotidiani e concentrandosi, per un po’, solo sul proprio io.
La miniserie tratta dall’omonimo romanzo di Liane Moriarty mette fin da subito tutti a proprio agio, immergendo personaggi e spettatori nelle rilassanti atmosfere di un centro benessere dagli effetti miracolosi, dove piante floride e giornate soleggiate lo rendono agli occhi di chiunque un piccolo paradiso terrestre. Un luogo edenico e quasi al di fuori del tempo e dello spazio, dove ognuno dei protagonisti è costretto a fare i conti con il suo difficile passato, sotto l’attenta guida di Masha Dmitrichenko (Nicole Kidman), misteriosa proprietaria del centro.
Il pubblico è pronto a cominciare il viaggio, anche se i personaggi principali sembrano essere dubbiosi all’inizio. Fanno fatica a credere che bastino pochi giorni per trasformarsi nella versione migliore di sé. Eppure decidono di fidarsi, e insieme a loro, anche noi ci abbandoniamo fra le accoglienti braccia di Masha e le affidiamo tutte le nostre paure.
Nine Perfect Strangers ci seduce un minuto alla volta, molto lentamente. Quasi non ci accorgiamo di essere rimasti impigliati nei meandri della nostra psiche e di quella dei nove personaggi principali, fino a che non si conclude l’ottavo e ultimo episodio.
Lasciarsi andare del tutto è qualcosa che richiede tempo, non solo fiducia, e il rilascio settimanale di questa miniserie, creata da David E. Kelley e John Henry Butterworth, ce lo dimostra. All’inizio c’è diffidenza. Non sappiamo a chi stiamo rivelando noi stessi né quanto in fondo riusciremo ad arrivare. Ma poi, non appena vediamo i protagonisti aprirsi e tirare fuori rabbia, frustrazione e angosce, capiamo di non essere mai stati soli, che questo viaggio può essere costruttivo affrontarlo con qualcun altro accanto.
C’è chi ha perso la fiducia negli altri, come Frances (Melissa McCarthy), chi l’ha persa in se stesso, come Tony (Bobby Cannavale) e chi, nell’affrontare la perdita di una persona cara si è smarrito lungo il cammino, come Napoleon, Heather e Zoe Marconi. In un percorso che affronta il lutto e lo analizza in tutti i suoi aspetti, i Marconi hanno un ruolo indiscutibilmente importante. Sono loro la chiave attraverso cui leggere tutti gli episodi di Nine Perfect Strangers, sono loro il vero motivo per cui Masha ha voluto cambiare vita e creare un’oasi come Tranquillum House.
Così come i protagonisti, anche noi siamo stati sedotti dalle promesse fatte da Masha di una nuova visione delle cose e, così come loro non si sono resi conto delle sostanze allucinogene che gli venivano somministrate per rendere uniche le esperienze vissute nel centro benessere, nemmeno noi ci siamo accorti di essere completamente assuefatti da questa serie.
È come se fossimo stati assuefatti dalla misteriosa vita di Masha e dall’atmosfera quasi ultraterrena di Tranquillum House, e nell’istante in cui ce ne siamo resi conto, la serie è finita senza lasciare traccia.
Grazie a un cast davvero incredibile che ha visto alternarsi volti già noti ad altri meno conosciuti, Nine Perfect Strangers ha saputo dare una forma e un’identità precise al percorso di rinascita spirituale che ognuno di noi dovrebbe compiere. Sono sempre tutti troppo occupati a vivere una vita frenetica e alienante, facendosi trascinare passivamente dall’inerzia anche dopo aver subito dei traumi che la mente cerca a tutti i costi di insabbiare. Ma l’inconscio è un contenitore più ampio di quanto non si riesca a immaginare e ogni cosa, per quanto in fondo si possa trovare, ha un posto ben preciso al suo interno.
Masha sa quali corde toccare con i clienti del suo centro benessere, così come la serie sa quali sono i punti deboli dei suoi spettatori, quelli su cui fare leva per creare coinvolgimento. Non ci sono solo lutto e fiducia in se stessi e negli altri. A Tranquillum House c’è anche chi è andato per riscoprire la propria intimità, come Jessica (Samara Weaving) e Ben (Melvin Gregg), o chi con l’intento di scrivere un reportage come Lars (Luke Evans) per scoprire poi di avere anche molto altro da imparare su di sé.
Ma un personaggio davvero complicato e interessante al tempo stesso è Carmel (Regina Hall), il cui rapporto con se stessa in primis e con Masha in secundis è così tormentato e psicologicamente disturbato da essere tanto bello e insieme inquietante. Carmel si rende conto di essere in qualche modo dipendente dalla proprietaria del centro, perché a legarle c’è qualcosa di molto più profondo di un semplice ritiro spirituale, qualcosa che affonda le proprie radici nel passato di entrambe.
Ed è questo un altro dei punti di forza di Nine Perfect Strangers, la capacità di unire le esperienze degli ospiti della struttura a quelle personali di Masha, per far sì che loro si rendano conto solo alla fine del percorso che tutto ciò che gli altri dicevano su Tranquillum House era la verità. Nessuno esce da lì senza aver vissuto qualcosa di indescrivibile, senza aver fatto i conti con i lati peggiori di sé e averli affrontati con coraggio. Eppure, dopo quei pochi giorni di ritiro, bisogna tornare alla normalità. A una quotidianità da vivere in maniera nuova, sì, ma senza l’aiuto delle abili mani di Masha e del suo team.
Allo stesso modo, anche noi, dopo la fine della serie, ci troviamo sospesi in uno strano vuoto, causato dal modo in cui questi otto episodi hanno scavato impercettibilmente dentro il nostro inconscio e dal modo in cui, altrettanto impercettibilmente hanno lasciato un segno per poi abbandonarci di nuovo a noi stessi.
Perché ormai non siamo più abituati alle serie tv che si concludono con la prima stagione e non hanno un seguito. Siamo quasi delusi dal fatto che si tratti di una miniserie, perché siamo consapevoli che sul viaggio degli ospiti di questo centro benessere è stata scritta la parola “fine”, o almeno per quello che ci è dato conoscere. Così, nel momento in il mondo esterno sembra esistere di nuovo (dopo giorni passati in un luogo senza tempo), anche il percorso di Masha ha un punto d’arrivo, perché attraverso la fiducia di nove perfetti sconosciuti è riuscita a raggiungere l’unico obiettivo che si era posta nella vita, e ora è pronta ad affrontare le conseguenze di tutte le proprie azioni.
A noi, ora, non resta altro che fare i conti con il malinconico vuoto che Nine Perfect Strangers ci ha lasciato, e affrontare tutto ciò che Masha ci ha obbligato a ricordare e che per troppo tempo abbiamo tentato di scacciare via.