ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su Non ci resta che il crimine 1×03/04 e sui precedenti episodi della serie di Sky
Dopo l’esordio di settimana scorsa, Non ci resta che il crimine 1×03 e 1×04 proseguono il racconto delle avventure di Moreno, Giuseppe e Claudio, che col loro viaggio nel tempo fino agli anni Settanta hanno incasinato, non poco, la storia. Nelle prime due puntate della serie di Sky, infatti, abbiamo visto Moreno e Claudio raggiungere Giuseppe nel 1970, dove l’uomo si è recato per conoscere la sua vera madre e capire perché lo ha abbandonato. Qui, i tre entrano in un collettivo studentesco e salvano la vita a Linda, cambiando però irrimediabilmente il presente. Tornati al 2023, infatti, i protagonisti scoprono che in Italia, proprio dal 1970, vige una nuova dittatura fascista e per rimediare a questa deriva temporale Moreno, Giuseppe e Claudio tornano nuovamente al 1970, vivendo nuove strambe avventure tra il collettivo e gli ambienti di estrema destra.
In Non ci resta che il crimine 1×03 e 1×04 entriamo più a fondo nell’intreccio, facendo la conoscenza anche di Junio Valerio Borghese, una delle figure realmente esistite nella serie, a cui si fa risalire il colpo di stato che ha instaurato la dittatura fascista del futuro distopico creato dalla produzione di Sky. Dopo aver assaporato nelle prime due puntate gli ambienti della sinistra studentesca, ora ci caliamo anche in quelli della destra borghese, col solito tono ironico e grottesco che caratterizza il racconto. In Non ci resta che il crimine 1×03 e 1×04 incontriamo, anche, diversi personaggi storici, che danno un inconfondibile tocco di colore al racconto, come accaduto nei film. Questi due nuovi episodi della serie di Sky confermano le impressione delle puntate d’esordio e arricchiscono maggiormente la trama, che è pronta allo scioglimento finale della prossima settimana, quando verranno rilasciati gli ultimi due episodi di Non ci resta che il crimine.
Non ci resta che il crimine 1×03 e 1×04 – Missione sotto copertura
In Non ci resta che il crimine 1×03 e 1×04, dunque, ritroviamo i nostri protagonisti nuovamente nel 1970. In qualche modo Gianfranco è riuscito a eludere il controllo del nuovo governo e ha rimandato i suoi amici indietro nel tempo, spiegandogli che il loro compito è quello di fermare Junio Valerio Borghese, responsabile del colpo di stato che ha portato alla dittatura fascista del 2023. Moreno, Claudio e Giuseppe tornano, dunque, al punto di partenza e fanno nuovamente capolino al collettivo, duramente scosso dall’attentato e dalla scoperta della vera identità di Sergio. Proprio da quest’ultimo i tre devono recarsi, consegnandogli l’inchiesta di Linda e mettendolo sulle tracce di Borghese, perché l’unico modo per ripristinare il presente è lasciare che la storia segua il suo corso. Vediamo, dunque, i tre protagonisti catapultati dall’altra parte della barricata, negli ambienti della destra eversiva. Questo movimento, così come il nuovo governo fascista del 2023, hanno una connotazione fortemente grottesca, che contribuisce alla cifra ironica del racconto da una parte, ma dall’altra muove anche una feroce satira, esacerbata ancora di più dal confronto con la sinistra studentesca.
Oltre al loro dovere storico, per così dire, in Non ci resta che il crimine 1×03 e 1×04 i protagonisti si trovano alle prese coi loro drammi personali. Moreno si riavvicina a suo padre e vive un estenuante e appassionante tira e molla con Matilde, sempre più attratta dall’uomo. Giuseppe tenta in ogni modo di convincere Linda a non andare in India, dove lui stesso dovrebbe crescere, a questo punto, e arriva addirittura a sabotarla compromettendo il suo passaporto. Claudio vive le vicende più grottesche, incontrando alcuni grandi della letteratura e del cinema, come Ennio Flaiano, Leonardo Sciascia e Luchino Visconti, ma rimane fortemente deluso da questo incontro. L’uomo, infatti, cerca di vendere alcuni dei più grandi film che avrebbero segnato il futuro, da E.T a Lo Squalo, fino a Titanic e Indiana Jones, ma incontra solo lo scherno dei suoi celebri interlocutori. Non va meglio quando propone programmi come Masterchef e il Grande Fratello alla Rai, regalando dei momenti grotteschi, ma anche singolari, che mostrano come le idee siano figlie dei tempi in cui vengono concepite e che anticiparle non è sempre una buona idea. Ha successo, però, Claudio quando davanti al gruppo di nostalgici del fascismo recita, spacciando per sua, Cerco un centro di gravità permanente, regalando un altro momento davvero irresistibile.
Decisamente più intenso, invece, il passaggio in cui si parla dell’omosessualità di Duccio, un tema solo accennato, ma che ha chiaramente un peso importante. I rapporti umani, al momento, stanno lasciando più spazio alla trama, ma sono vivi nella serie di Sky e vengono arricchiti in Non ci resta che il crimine 1×03 e 1×04. Avrebbero molte più potenzialità da offrire, ma i tempi narrativi sono abbastanza stringenti e la trama ha una sua complessità che richiede sufficiente spazio. Probabilmente nelle ultime due puntate ci sarà più spazio per la risoluzione dell’intreccio, ma la speranza è che anche questo comparto di rapporti umani che si è instaurato venga degnamente concluso e definito.
Un salto nella storia: chi era Junio Valerio Borghese
Troviamo decisamente interessante chiudere questa recensione con un piccolo focus sulla figura centrale di Non ci resta che il crimine 1×03 e 1×04. La serie, così come la trilogia cinematografica, vede l’avvicendarsi di diversi personaggi storici, molti decisamente arcinoti, altri più oscuri. Questo è il caso di Junio Valerio Borghese, decisivo per lo svolgersi dell’azione nella serie di Sky e protagonista, con un ruolo decisamente sui generis, della storia del Novecento italiano. Nato ad Artena nel 1906, Junio Valerio è discendente della nobile famiglia dei Borghese ed è stato un grande protagonista del ventennio, distinguendosi per le sue imprese militari per il governo di Mussolini. Dopo l’armistizio dell’8 settembre, Borghese ha aderito alla Repubblica Sociale Italiana, rimanendo a combattere al fianco dei nazisti contro i partigiani. Dopo la fine della guerra, la mano della giustizia è stata decisamente clemente con Borghese, che ha potuto giovare dell’amnistia Togliatti.
Nel 1951, dunque, l’uomo è stato a capo del Movimento Sociale Italiano ed è divenuto una figura importantissima della destra eversiva, arrivando nel 1970 a tentare il celebre “golpe Borghese”, un colpo di stato tentato proprio nella notte tra il 7 e l’8 dicembre (in ricordo dell’attacco a Pearl Harbor avvenuto precisamente 29 anni prima), e sventato proprio dalle decisioni dello stesso Borghese, che per motivi mai chiariti ha annullato le operazioni mentre era in atto. Dopo il fallito colpo di stato, l’uomo è scappato in Spagna, dove è morto nel 1974.. Questa, dunque, è la base storica su cui sta poggiando la serie di Sky, un episodio della storia d’Italia finito in secondo piano, recuperato per l’occasione al servizio della grottesca e distopica ricostruzione che sta mettendo in atto Non ci resta che il crimine – La serie.