ATTENZIONE: l’articolo potrebbe contenere spoiler su Not Dead Yet 2!!
Arrivati alla fine della prima stagione di Not Dead Yet ci eravamo subito chiesti quando sarebbero arrivati i nuovi episodi. La comedy con Gina Rodriguez (vista di recente in Players, con Tom Ellis) come protagonista era passata un po’ inosservata tra le proposte presenti su Disney+. E invece il materiale di base dello show ha dato vita a un racconto molto interessante. Not Dead Yet sembrava una serie frizzante, una di quelle workplace comedy piene di sarcasmo che dimostra che non servono grandi idee per avere una buona comedy. La protagonista è una donna che fatica ad affermarsi professionalmente. Dopo aver lavorato per molti anni come reporter all’estero, torna a casa in cerca di una stabilità economica, soprattutto dopo la fine della sua relazione sentimentale.
Squattrinata, senza alcuna certezza sul proprio futuro, senza una casa e una famiglia, Nell prova a dimenarsi tra i mille intoppi quotidiani, le gelosie di alcuni colleghi, le cattiverie gratuite del suo capo e una vita sostanzialmente incasinata. Pur potendo mirare a qualcosa di più, la protagonista della serie viene demansionata e finisce a scrivere necrologi per il giornale locale. Confinata in uno sgabuzzino adattato ad ufficio e costretta a digerire le nuove dinamiche lavorative, Nell considera il suo incarico una seccatura necessaria per poter sbarcare il lunario e mettere da parte qualche quattrino. Non tutto però è da buttare nella nuova situazione di Nell. L’incarico di scrivere i necrologi si rivela infatti una sorprendente occasione per trarre importanti insegnamenti sulla propria vita.
La particolarità del suo lavoro è che, ogni volta che le viene assegnato un necrologio, Nell ha la possibilità di parlare con i morti e mettersi in contatto con loro.
Le persone defunte per le quali deve scrivere il commiato finale si materializzano nel suo ufficio, come dei fantasmi visibili solo a lei. Sebbene il dialogo con i morti sembri all’apparenza molto inquietante, per Nell la presenza di queste persone diventa un valore aggiunto. Ogni fantasma è stato il protagonista di una vita irripetibile. Ciascuno di loro ha imparato qualcosa dalla propria esperienza. Il distacco dalle cose materiali conferisce a queste presenze evanescenti un pizzico di saggezza che, chi in un modo e chi in un altro, provano a trasmettere alla protagonista. Nell diventa quindi una sorta di privilegiata, l’unica che sia in grado di parlare con i morti e di valorizzarne la memoria.
Ma è lei che deve aiutare i fantasmi a liberarsi di qualcosa o sono questi ultimi a dover dare una mano a lei nella gestione della sua vita quotidiana?
Not Dead Yet sembra una serie incentrata sulla fine, invece parla di rinascita. Attraverso i consigli dei defunti, attraverso le loro testimonianze, la protagonista apprende più di quanto avrebbe pensato sulla propria vita. Ciò che ai fantasmi è precluso, perché ormai passati a miglior vita, Nell può invece ancora controllarlo. Finché non suona la campana, non c’è situazione che non possa essere risolta: questa sembra essere la lezione principale che Not Dead Yet vuole trasmettere. La prima stagione della serie, pur essendo passata un po’ inosservata, meritava davvero attenzione. La comedy alternava momenti di comicità e battute sagaci al tono un po’ più drammatico di certe riflessioni sulla vita.
Not Dead Yet parla di amicizia e relazioni, di solitudine e di fallimento e riesce a farlo con delicatezza e leggerezza. È una serie a tratti tenera, in alcuni punti persino commovente.
Nascosta dietro le battute e le situazioni più esilaranti, c’è anche una critica sociale piuttosto marcata. È difficile affermare se stessi in una società che tende a schiacciare costantemente l’individuo. Non esistono meritocrazia, empatia, tentennamenti: non c’è nessuno ad aspettare chi resta indietro. Chi è troppo lento per stare al passo, rischia di rimanere relegato tra gli ultimi, precludendosi per sempre la possibilità di riemergere e avere successo. Not Dead Yet ci fa scoprire però poco alla volta i valori che realmente contano. Il racconto è molto coerente e prende quota piano piano, seminando qua e là il messaggio di fondo.
La seconda stagione di Not Dead Yet è sbarcata questa settimana su Disney+, anche se negli Stati Uniti i nuovi episodi erano già disponibili da diversi mesi. La piattaforma (ecco tutte le novità di luglio 2024 tra serie tv e film) ha scelto il rilascio in blocco della nuova stagione, sulla quale perciò si possono già trarre delle conclusioni. Alla serie però non è bastato il carisma di Gina Rodriguez per salvarsi dalla cancellazione. Chi sperava di poter vedere un terzo capitolo di episodi, dovrà rassegnarsi e accontentarsi del finale della seconda stagione.
Not Dead Yet 2 sembra riprendere, almeno inizialmente, i presupposti della prima stagione.
Nell è ancora una giornalista squattrinata con una vita disorganizzata e un lavoro che la mette in contatto con i morti. Il suo rapporto con i necrologi è cambiato rispetto all’inizio: Nell sa di poter sfruttare la situazione per apprendere consigli preziosi per la sua vita. Poco è cambiato nel suo disordine quotidiano. Quel che invece evolve è il filone narrativo degli altri personaggi. Dennis (Josh Banday) è un padre gay che incornicia alla parete le foto dei suoi figli adottivi. Sam (Hannah Simone) sta affrontando un divorzio delicato che le fa perdere la consueta calma. Lexi (Lauren Ash) ha appena iniziato una relazione con Edward (Rick Glassman), il coinquilino un po’ stravagante di Nell.
In questa seconda stagione, Not Dead Yet diventa una serie più corale rispetto agli episodi precedenti. La scena non è monopolizzata solo dalla protagonista, ma gli spazi narrativi vengono distribuiti in maniera più omogenea tra tutti i personaggi. Il primo grande elemento di novità (e forse l’unico) sono le new entry del cast. Da una parte c’è Duncan Rhodes, interpretato da Brad Garrett, il padre di Lexi e proprietario del giornale. Si tratta di un personaggio narcisista ed egocentrico, con il quale Lexi fatica a rapportarsi. La presenza di Garrett ridà un po’ di vivacità alla trama. Il suo personaggio ha dei buoni tempi comici e porta avanti forse la storyline più interessante di questa seconda stagione.
Dall’altra parte, c’è invece TJ, interpretato da Jesse Garcia.
Si tratta di un giornalista della sezione sportiva, un tipo carino che Nell aveva lasciato al palo qualche anno prima e che si ritrova per caso come vicino di scrivania. È, questo, un personaggio inserito nella trama per dare a Nell la sua love story. La relazione tra i due però, partita in salita e poi destinata a decollare, non è così coinvolgente e appassionante. Non ha in sé niente di originale, si tratta di tutte dinamiche già viste e riviste in una miriade di comedy dello stesso genere. Ma non è comunque la storia tra Nell e TJ il fulcro attorno al quale ruota Not Dead Yet 2.
Ciò che il pubblico si aspettava, con la seconda stagione, era che lo show coltivasse i buoni presupposti della prima stagione. Il dialogo con i morti, oltre a dare alla serie quel tocco di paranormale che le serviva per non essere un semplice duplicato di altri prodotti del genere, era anche la parte più interessante dello show. Gli insegnamenti ricavati dalle conversazioni con i fantasmi spingevano la protagonista a diventare una persona migliore. Quei dialoghi sulla vita (e sulla morte) erano il vero motivo per cui Not Dead Yet avrebbe potuto definirsi tranquillamente una dramedy. Nella seconda stagione, il potere di Nell non è sparito, ma la sceneggiatura ha fatto in modo che venisse in qualche modo depotenziato.
Per quanto i fantasmi siano delle presenze fisse nello show, il loro ruolo sembra diventare marginale.
Non sono più loro il vero focus della trama. Servono solo come corredo, come un abbellimento che però non dà quasi mai nulla di più alla storia. I morti della prima stagione erano dei veri e propri personaggi, riuscivano ad avere una loro caratterizzazione nonostante l’esiguo spazio – di una puntata – concessogli. Ciascuno di loro riusciva a mettere un po’ di benzina nel serbatoio della sceneggiatura generale. Nella seconda stagione invece, i fantasmi danno dei consigli che i personaggi potrebbero ricavare lo stesso da sé, senza scomodare i morti e il paranormale.
Tirando le somme, Not Dead Yet 2 è quindi un po’ deludente rispetto alle buone premesse della prima stagione.
Le battute fanno ridere e i membri del cast mettono al servizio la loro esperienza nelle comedy per dare maggiore spigliatezza allo show. Non è una serie che bisogna scartare o che non valga la pena guardare, ma si è trasformata in uno di quei guilty pleasure da gustarsi nei tempi morti, senza dare eccessiva importanza alla trama. Di Not Dead Yet 2, a parte la storyline di Lexi e suo padre Duncan, si potrebbero guardare anche delle puntate a caso, perché la serie tv sembra un prodotto destinato ad una visione senza impegno, e la sua recente cancellazione sembra avvalorare questa tesi. Resta quindi – per il momento – il ricordo di un buon primo capitolo, che però non ha saputo rinverdirsi con i nuovi episodi.