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Not Dead Yet non ha avuto l’attenzione che meritava

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La morte non è un punto di approdo. È una riva sassosa dalla quale imbarcarsi per iniziare un viaggio nuovo. Ci auguriamo la vita e invece dovremmo benedire la morte: è quella che ci rende realmente vivi. È la certezza di tirare le cuoia, presto o tardi, che pompa il sangue nelle nostre vene. Che ci spinge ad abbracciare la nostra esistenza in maniera totalizzante, a berne ogni goccia in tempi di siccità, consapevoli che siamo solo esseri transitori, destinati – prima o poi – a scomparire.

Sembra un concetto banale, eppure per la maggior parte del tempo ce ne dimentichiamo. L’essere umano si scorda di vivere e si accontenta di sopravvivere. Per inerzia, per noncuranza, per procrastinazione, per assuefazione. Il dialogo con la morte, invece di atterrirci e terrorizzarci, dovrebbe spronarci a consacrare la vita.

Lo stimolo di Not Dead Yet, la sit-com presente su Disney+ con Gina Rodriguez come protagonista, è proprio questo: tessere un elogio della morte come miglior incentivo alla vita.

Sono tante le serie tv che si sono occupate della vita oltre la morte, del dialogo con i fantasmi, del ritorno sulla Terra dei defunti e così via. Non solo titoli di genere drammatico, naturalmente. Da The Good Place a Dead Like Me, sono molte le commedie – anche piuttosto recenti – che hanno provato a trattare con toni leggeri l’oscura tematica della morte. Come The Good Place (qui una guida “for dummies”), anche Not Dead Yet ci trascina in una storia divertente e rilassante, nella quale non mancano certamente gli spunti di riflessione, ma che riesce comunque a trasmetterci un senso di rassicurante rilassatezza.

Not Dead Yet

Not Dead Yet è una commedia leggera e avvolgente. Astuta nell’intuizione e confortante nei toni.

Il volto di Gina Rodriguez è una garanzia.

La star di Jane the Virgin si conferma perfettamente a suo agio nel campo d’azione della comedy. Trasandata, divertente e un po’ goffa, la protagonista di Not Dead Yet è il tipico personaggio comico che rassicura il pubblico e garantisce che, quello nel quale ci si sta per imbattere, è uno spazio sicuro, né troppo gravoso, né troppo sciatto. La comicità di Not Dead Yet è esilarante e demenziale, ma anche raffinata, intelligente. È la tipica sit-com da guardare con leggerezza, per farsi due risate o per ritagliarsi una mezzoretta di evasione attraverso le storie di personaggi simpatici che si muovono impacciati nelle loro vite incasinate e piene di equivoci e fraintendimenti. La protagonista è Nell Serrano, una reporter che ha lasciato gli Stati Uniti per trasferirsi a Londra con il compagno e iniziare una nuova vita all’insegna del successo professionale e personale.

Le cose però non sono andate proprio come previsto: il fallimento della relazione sentimentale con Phillip, riporta Nell a casa, nella sua redazione d’origine, dove è costretta a ricominciare e a reinventarsi. Qui ritrova i vecchi amici, Sam (la Hannah Simone che ha recitato in New Girl), che intanto è diventata madre e ha scalato le posizioni all’interno del SoCal Independent, e Dennis (Joshua Banday), che sta provando ad avere un bambino con il suo compagno e che è a tutti gli effetti il primo diretto superiore di Nell. C’è poi Lexie (la cinica e simpaticissima Lauren Ash, che ha dato il volto al personaggio di Dina in Superstore, uno dei motivi per cui amiamo la serie), la figlia del proprietario del giornale, viziata e snob, che ha assunto un ruolo di comando e gestisce in prima persona la redazione, tra lo sconcerto e l’incredulità dei suoi vecchi colleghi.

Not Dead Yet

La protagonista è tornata a casa con poco denaro e una serie di fallimenti a pregiudicarle nuovi sbocchi professionali.

Divide l’appartamento con Edward (Rick Glassman), un avvocato ecologista nerd e maniaco dell’ordine, ed è costretta ad accettare l’incarico apparentemente più degradante all’interno della redazione: occuparsi della pagina dei necrologi. È qui che Not Dead Yet potrebbe sembrare una storia che parla della fine. Scrivere di persone morte fa pensare al tempo andato e alle cose irrecuperabili. Ma è proprio partendo dalla morte che la serie riesce a parlare della rinascita.

Ogni necrologio riporta “in vita” una persona, ma è Nell l’unica a poter interagire con loro. Parlare con i morti non è mai un buon segno, neppure in una comedy. Ma è proprio da questo dialogo, e dall’interazione con personaggi che vede solo lei, che Nell riesce a ritrovare la propria strada. O almeno, a fare un tentativo. I defunti – un anziano a cui manca terribilmente sua moglie, una coppia di musicisti, un medico affascinante, una famosa influencer, un cane pastore e così via – sono come intrappolati in una specie di limbo da cui attendono di essere liberati. L’unica che può restituirli all’universo è Nell, che ha il compito di riconciliarli con la vita terrena e preparare il loro ultimo saluto.

La morte diventa quindi un’occasione di rinascita.

Ogni storia ha il potere di ripristinare qualcosa nella vita della protagonista. È attraverso le vicende degli altri che Nell riesce a trovare gli spunti di riflessione per aggiustare le proprie cose. I defunti che le parlano dal limbo hanno visto interrompere bruscamente le loro esistenze: morti all’improvviso, hanno lasciato qualcosa in sospeso sulla Terra e si precipitano nell’ufficio della protagonista per sistemare ogni cosa. Lo start and go servito dalle storie parallele dei defunti è funzionale alla ricostruzione della storia principale, quella di Nell, che ha bisogno dei morti per liberare se stessa dalle strettoie della sua vita e iniziare ad essere finalmente ciò che vuole essere.

Il potere catartico delle conversazioni con i morti, inserito in una cornice bizzarra e tragicomica, diventa affrancatore per i personaggi e suggerisce nuove vie per imparare a riconciliarsi con se stessi. Lungi dall’essere solo un’ottima comedy dai toni rilassanti e rassicuranti – a dimostrazione di come non servano sempre grandi idee per tirar fuori una buona commedia -, Not Dead Yet prova a inserirsi nel lungo filone di prodotti televisivi che affrontano il tema della morte e del dialogo con i defunti.

Non c’è nulla di macabro però negli episodi della sit-com. Nulla di asfissiante, angosciante o tenebroso. Not Dead Yet non è un luogo buio e pieno di ombre. Al contrario, è uno spazio assolato e pieno di luce, che si serve della morte e della fine di ogni cosa per parlare di rinascita e stimolare a viversi appieno la vita. Fortunatamente, la seconda stagione della serie è disponibile da pochi mesi su Disney+, e ci sottopone altre storie ricche di insegnamenti, se solo stavolta abbiamo la voglia di andarli a scovare tra le righe.