Per chi come me ha uno spirito natalizio ben radicato anche alla veneranda età di ventisette anni, una serie che si chiama Odio il Natale può essere un richiamo irresistibile o una vera e propria kryptonite. Si dà il caso che per me sia valsa la prima opzione, dato che sono qui a scriverne. Come si può odiare il Natale? Di che si tratta? La domanda mi ha devastata finché non ho cominciato il primo episodio della serie. E quindi, approfittando appunto del dolce far niente che solo il periodo delle feste può garantire, mi sono messa in pari con una delle serie italiane Netflix più viste e chiacchierate dell’ultimo periodo. Un prodotto che sta consacrando anche la sua protagonista, Pilar Fogliati, attrice di cui sentiremo parlare ancora a lungo. Se mi sono pentita di aver ceduto al richiamo di Odio il Natale non ve lo dico, ma lo capirete nei prossimi 15 punti, vale a dire le 15 cose che ho pensato dopo aver visto la prima puntata.
1 – Chi decide qual è il nostro posto nel mondo?
Trovare il proprio posto nel mondo non è per niente cosa semplice, ma può diventare impossibile nel momento in cui permettiamo a qualcuno di sceglierlo per noi. Generalmente, quando è così, il nostro posto coincide con il matrimonio e la prole. Ma la realtà è che può essere qualsiasi altro, basta solo che riusciamo a definirlo da soli.
2 – Allarghiamo questo concetto di famiglia
Gianna, sono con te: questa storia che la famiglia sia solo quella che creiamo sposando qualcuno deve finire. Quello di famiglia è un concetto ben più ampio che può contenere i nostri genitori, fratelli, gli amici e chiunque altro vogliamo. Insomma, proprio come il nostro posto nel mondo, chi è famiglia siamo noi a deciderlo.
3 – Oh mio Dio, ma parla di me!
Una ragazza intorno ai trent’anni per cui trovare l’amore diventa una sorta di mission impossible, questa storia mi sembra estremamente familiare. E no, non parlo solo dei mille altri film e serie italiane e straniere che seguono la stessa scia, ma proprio della mia esistenza. Beh, speriamo che Gianna riesca nel suo intento, magari porta bene!
4 – Un mondo fatto per uno
“È un mondo fatto per due come le confezioni dello yogurt” canta Coez, e non ha mica tutti i torti. Odio il Natale dipinge esattamente questo, un mondo in cui tutto è fatto per le coppie e i single si trovano costretti ad adeguarsi, sentendosi spesso e volentieri anche un po’ in difetto. Una situazione che la serie riesce a raccontare molto bene: dieci punti realismo per lei.
5 – Ma quanto è tenero il padre di Gianna?
A differenza di sua moglie che non perde occasione per ricordare a Gianna di essere in ritardo nella ricerca di un fidanzato, Pietro ascolta sua figlia e non le mette fretta. Ognuno ha i suoi tempi e lui questo lo sa. E poi, da padre, è il primo ad approfittare della presenza di Gianna nella sua vita finché può.
6 – Succederà qualcosa con l’inserviente
Se la mia esperienza con i film romantici mi ha lasciato qualcosa, questo è un occhio per le possibili coppie da realizzare. E parliamoci chiaro, l’inserviente antipatico che non degna Gianna di uno sguardo non può essere solo una coincidenza o una comparsa di poco conto. Qui gatta ci cova, bisogna solo capire cosa, quando e come accadrà .
7 – È ufficiale, voglio andare a Chioggia
Odio il Natale è ambientata a Chioggia e il modo in cui dipinge la città mi fa venire un’incredibile voglia di visitarla. Ok, io non credo che il Veneto a dicembre sia così piacevole a livello di temperature, ma se Chioggia è carina anche solo la metà di quanto sembra in questa serie Netflix, allora io comincio a prenotare un treno.
8 – L’amore arriva davvero quando meno te lo aspetti?
Si dice sempre che l’amore arriva quando smettiamo di cercarlo e questo mantra viene ripetuto anche nella serie. Ma sarà vero? Gianna a quanto pare non ci crede molto, dato che si impegna nella ricerca almeno tanto quanto si impegna nel suo lavoro. E io, dal canto mio, non le do per niente torto.
9 – Pilar Fogliati non è per niente male
Nell’ultimo periodo ho letto diverse interviste a Pilar Fogliati, l’attrice romana che questa serie Netflix sta facendo conoscere al grande pubblico. E se è vero che non ho avuto nei suoi confronti un amore a prima lettura, è altrettanto vero che da quel che ho visto in questa puntata invece è candidata a piacermi. Il suo è un personaggio ironico che lei porta sullo schermo in modo convincente, e credo che non mi deluderà nelle puntate a seguire.
10 – L’accento veneto
Unica piccola pecca della nostra Pilar Fogliati/Gianna? L’accento. Mentre alle mie orecchie campane quello di Pietro suona estremamente veneto (e credo vivamente che lo sia), il suo ha palesi origini molto più al Sud. La differenza si sente, ed è davvero troppa per trattarsi di un padre e una figlia.
11 – Non solo i figli stancano
Benvenuti nel magico mondo di chi non ha figli e si sente dire in continuazione che la sua stanchezza e il suo stress non sono vera stanchezza e vero stress. I bambini fanno questo, i bambini fanno quello e non ho un attimo di tempo nemmeno per dormire. Indovinate un po’? Non solo i figli stancano, non solo i figli stressano, non solo i figli prendono tempo. E basta ripetere che non è così.
12 – Le miniserie sono perfette
Quanto mi piacciono le miniserie voi non potete neanche immaginarlo. Le miniserie sono come delle tartine, dei bocconcini di cui non si può fare a meno. Una tira l’altra, si guardano velocemente e concedono piccoli momenti di relax. Netflix ultimamente me ne sta fornendo in buona quantità – serie italiane o straniere non fa differenza – e spero che questa tendenza continui. Sono il format ideale, soprattutto quando si parla di prodotti che vogliono mantenere una certa leggerezza.
13 – Nicola sarà quello giusto?
Beh, secondo me no. In una serie che mette al centro la difficoltà di trovare l’amore sarebbe assurdo riuscire a identificarlo nel primo arrivato. Peccato, perché nei due minuti in cui si fa vedere nel primo episodio, Nicola sembra davvero un bel tipo.
14 – Questo episodio mi ha divertito
Ho cominciato a guardare questa serie Netflix senza nessuna grande pretesa, ma per la curiosità di sapere cosa un prodotto dal titolo così assurdo alle mie orecchie potesse offrirmi. Sono uscita dalla visione del primo episodio piacevolmente divertita. Ci ho visto la leggerezza che ogni tanto nella vita si fa necessaria e mi è sembrata una serie che non pretende di essere niente più di quel che è. Insomma, per rispondere alla domanda dell’introduzione no, non me ne sono pentita.
15 – Odio il Natale e quel sentore di serie italiana
Alcune serie si riconoscono a un miglio di distanza come serie italiane. Per quanto possano essere divertenti e carine, alcuni passaggi sembrano forzati, veloci e anche paradossali. Ciò però non toglie che possano essere piacevoli se non si sta cercando la serie di spessore della vita. E così come continuo a vedere i film romantici natalizi dal finale scontato, non vedo nessun motivo per il quale non dovrei continuare a vedere Odio il Natale.