Se mentre cammini lungo una strada costeggiata da una foresta ti imbatti in un cartello con la scritta “Benvenuti a Storybrooke“, hai due scelte: voltarti e correre via il più in fretta possibile, sperando che la curiosità non ti costringa a tornare indietro, oppure mettere un piede davanti all’altro e oltrepassarlo. In entrambi i casi, sarà una decisione definitiva.
Sì, perché chi entra a Storybrooke non ne esce più: sia chiaro, non si tratta di una prigione (o magari in un certo senso lo è, almeno per alcuni dei suoi abitanti che forse vorrebbero andarsene ma finiscono per tornare sempre al punto di partenza, a causa di qualche ignota ragione), però una volta entrato in contatto con l’atmosfera magica che si respira laggiù difficilmente potrai tornare alla tua vita e dimenticare quel luogo.
D’altronde, è anche vero che l’occasione di penetrare nei misteri della città può esserti concessa, se sei fortunato, soltanto per un attimo; e che quindi l’offerta, laddove rifiutata, non si ripresenterà di nuovo… Già il fatto che il cartello ti sia comparso davanti significa che sei una persona molto speciale, perchè in genere alle creature di questo mondo non è concesso varcare i cancelli di Storybrooke e mescolarsi ai protagonisti delle fiabe: la maggior parte degli umani giurerebbe che un posto simile non esiste, e se mai qualcuno si avvicina ai suoi confini non scorge che un’anonima strada circondata da un bosco oscuro. Così, ignaro passa accanto agli strani individui che abitano là, sbucando poi a Boston o chissà dove.
Ma se riesci a infrangere l’invisibile campo di energia che circonda Storybrooke e lo protegge dalle interferenze degli estranei, vuol dire che in quel momento ti senti disposto a credere a ciò che la gente di solito considera una fantasia priva di fondamento, che sei pronto a diventare parte delle fiabe che per anni hai letto e riletto sui libri senza mai poterle vivere sul serio; significa che sei destinato ad avere un ruolo nella storia.
Passeggiando per le vie della città incrocerai uomini e donne apparentemente normali, vestiti come te, pettinati come te… Però attento a non cadere in inganno: la bella brunetta che ti osserva con occhi profondi e tristi da dietro la Torre dell’Orologio non troppo tempo fa abitava in un castello nero e sprecava i giorni tra mele avvelenate e rancori. Ora è in lotta con la sua gemella malvagia, quella parte di sè che ha scelto di esiliare per sempre ma che continua a tormentarla con la propria sete di dolore.
E il vecchio elegante che avanza lungo il marciapiede con aria sicura (pare quasi che zoppichi, però deve essere un’impressione perchè guardando meglio ti accorgi che cammina perfettamente) si passa le dita tra i capelli ancora folti e ti scruta come se volesse leggerti dentro, ma è probabile che sapesse già del tuo arrivo… Abbozza un mezzo sorriso e distoglie l’attenzione, ignorandoti mentre ti sfila di fianco. Lo spii per capire dove è diretto e cogli sul suo viso un’espressione strana, un guizzo di preoccupazione, desiderio e dolcezza che non riesce a nascondere quando raggiunge la biblioteca di Storybrooke: si ferma per un istante, allunga il collo verso le finestre dell’edificio come se cercasse qualcosa. Poi si riscuote e si allontana in fretta, senza voltarsi indietro.
Incuriosito, ti avvicini anche tu per tentare di vedere l’oggetto, o la persona, che quell’uomo non è riuscito a trovare; all’interno della biblioteca c’è poca luce, però cogli il profilo di una ragazza dai capelli lunghi china su un libro, il portamento composto e impeccabile sebbene la sua mente sembri totalmente immersa nella lettura: deve essere la figlia di un re, perché per un bizzarro scherzo della fantasia la immagini danzare in un ampio salone con addosso un vestito dorato.
Ma senti che non alzerà la testa dalle pagine per parecchio tempo, forse ore, perciò di malavoglia torni sulla via principale di Storybrooke, con il pensiero ancora rivolto al vecchio e alla fanciulla: e sei così distratto che non guardi dove vai, finendo per sbattere dritto contro una donna bionda e un ragazzino di circa tredici, quattordici anni. Lui tiene stretto un grosso tomo ben rilegato, dall’aspetto antico, che cattura la tua attenzione; allunghi la mano, vuoi prenderlo dalle braccia del bambino e sfogliarlo, ma la donna (deve essere la madre) ti intima di stare più attento a dove cammini. Così sei costretto a scusarti sotto agli occhioni azzurri di lei, che ti osservano con diffidenza per un attimo prima di aprirsi in un sorriso… Sul suo petto c’è un distintivo: è lo sceriffo della città!
Non sai cosa dire, temi di essere nei guai, però il ragazzino strattona la mamma per una manica ed ella ti lancia un ultimo sguardo distratto, prima di scansarti e dileguarsi veloce con il figlio.
Credi che quei due stiano tramando qualcosa, ma non hai il coraggio di seguirli per indagare e quindi, ancora una volta, scrolli e le spalle e te ne vai.
E’ mattino a Storybrooke: gli abitanti camminano badando ai fatti propri, diretti al lavoro oppure intenti ad ammirare le vetrine dei negozietti ai lati della strada; i campanelli delle porte tintinnano, le saracinesche tirate su a forza si lamentano e ruggiscono, i conoscenti si salutano con gesti frettolosi. Tutti porgono parole gentili a una signora piccola, con i capelli corti e il viso da gattina, che passeggia mano nella mano con il marito (un tipo belloccio ma non particolarmente degno di nota): mentre ti passano davanti noti che attorno a lei svolazza un uccellino azzurro, ed è strano perchè non hai mai visto un animale simile… Sbatti le palpebre e la bestiola è scomparsa nel nulla, però in compenso la ragazza ti parla, ti dà il benvenuto e si presenta come il sindaco di Storybrooke. Che scelta singolare, pensi, una creaturina apparentemente così fragile a capo di una città!
La coppia ti supera e sparisce dentro a un locale la cui insegna recita “Granny’s Diner“; la porta della tavola calda si richiude dietro di loro, però nell’aria rimane un buon profumo di dolcetti e caffè.
Ti guardi attorno, sentendoti al centro di questo girotondo di gente e cose nel quale ogni persona pare avere due forme: una ordinaria, quella che hai di fronte, e una nascosta, appartenente a un altro mondo e a un altro tempo. Avverti una scarica elettrica provenire dal cuore di Storybrooke e non sai se sia emanata dal luogo stesso oppure da coloro che lo abitano: è come se la terra sotto ai tuoi piedi vibrasse di energia, di magia; i boschi che circondano la città tacciono, sembrano calmi e innocui sotto al sole che si avvicina pian piano a mezzogiorno, eppure hai l’impressione che laggiù si nascondano segreti che non sei sicuro di voler scoprire.
Sorridi, felice di essere lì, dove ogni singolo individuo (persino la vecchietta che prepara i pancakes da Granny) è un tassello di una grande favola… Della quale ora sei parte anche tu.
Sì, non te ne andrai mai più da Storybrooke.
E se adesso ti rendi conto di aver solo sognato, non disperare… Certi posti si possono visitare con la fantasia, e va bene così. Per tutti gli altri, occhi aperti: il cartello “Benvenuti a Storybrooke” può spuntare in qualsiasi momento sulla vostra strada!