Only Murders in The Building si sta affermando con sempre più convinzione come una delle serie più interessanti del panorama attuale. Di recente su Disney+ è andata in onda la seconda stagione delle bizzarre e misteriose avventure del trio composto da Selena Gomez, Steve Martin e Martin Short e questo secondo capitolo ha confermato il grande successo del primo, consacrando Only Murders in The Building come un prodotto di straordinaria efficacia.
I motivi che hanno portato la serie a riscontrare un’enorme popolarità sono molti. Dalla sapiente costruzione della trama, che ruota intorno al delitto e ai molteplici misteri annessi, a quella dei personaggi, particolarmente riusciti e in perfetta alchimia tra loro. Il tono ironico che si mescola all’atmosfera crime ha contribuito a creare un prodotto unico, ma tra gli elementi che spiccano maggiormente c’è la particolare ambientazione newyorkese.
Only Murders in The Building e la sua particolare New York
Un grande punto di forza della serie con Martin Short, Steve Martin e l’ex star di Disney Channel Selena Gomez sta proprio nel contesto in cui questa si muove. Non si tratta formalmente di nulla di innovativo, visto che il racconto prende vita a New York, luogo di svolgimento di una miriade di serie tv americane. La particolarità della cornice narrativa sta però nella peculiarità con cui la grande mela viene caratterizzata: come se fosse sospesa nel tempo.
L’ambientazione di Only Murders in The Building si articola in due macroluoghi: l’ambiente esterno, costituito dalla città, e quello interno, che invece corrisponde all’Arconia. C’è un rapporto di sovraordinazione tra i due luoghi, perché il complesso residenziale si configura come una sorta di microcosmo che rispecchia il ben più grande mondo che c’è fuori e lo condensa. L’Arconia è una ambiente che ha vita propria, non ha bisogno dell’esterno per completarsi e ciò configura dunque la New York esterna come un’entità a parte, slegata da coordinate temporali.
La grande particolarità, dunque, dell’ambientazione di Only Murders in The Building sta proprio nella coesistenza di questi due ambienti, che vengono regolati da ritmi e regole proprie. Si ha dunque una sensazione di atemporalità che investe tutto il racconto e che finisce così per diventare la particolarità più interessante della location newyorkese, solitamente presentata in modo molto diverso.
Only Murders in The Building e lo slittamento della frenesia
Tradizionalmente, New York viene presentata come una città frenetica, dai ritmi molti intensi e vorticosi. La serie con Martin Short, Steve Martin e Selena Gomez invece rallenta questi ritmi, finendo praticamente per annullarli. Questo sfasamento temporale avviene proprio in virtù di quel doppio registro spaziale di cui si parlava in apertura e finisce per creare anche un doppio binario temporale, perché i tempi nei due ambienti non solo si modificano, ma si configurano in maniera diversa.
Il paradosso, che poi è molto funzionale alla riuscita della serie, sta nel fatto che tutta la tradizionale frenesia di New York viene convogliata all’interno dell’Arconia, lasciando dunque la città esterna a un’esistenza cristallizzata. La città smette di essere la metropoli per eccellenza, ma si appiattisce sul tempo sospeso che invece va avanti all’Arconia, dove le lancette girano freneticamente portando avanti la narrazione.
Una New York strumentale in Only Murders in The Building
La location newyorkese, dunque, risulta sostanzialmente strumentale al microcosmo che viene costruito all’interno dell’Arconia. Il palazzo, come detto, è governato da regole sue e risulta ancora più evidente se allarghiamo lo sguardo ai personaggi secondari. Togliendo i protagonisti come Martin Short, Steve Martin, Selena Gomez e qualche altra presenza sporadica, la maggior parte delle persone che appaiono nella serie e popolano l’Arconia non hanno praticamente una dimensione fuori da esso. Sembrano esseri nati col palazzo e che destinati a morire con esso: la loro vita sembra non potersi fondere con quella del mondo esterno.
Anche i tre protagonisti hanno due dimensioni ben distinte dentro e fuori dall’Arconia. La loro vita si svolge sostanzialmente nell’ambiente esterno, quello che succede fuori finisce sempre per essere collaterale allo sviluppo della trama che potremmo definire “interna”. Non è un caso che lo scioglimento finale avvenga all’interno del complesso e che i passi avanti significativi nelle indagini trovino vita principalmente tra le mura delle case dei protagonisti. Ciò che succede all’Arconia può essere risolto solo al suo interno perché i ritmi che governano gli eventi sono diversi.
In quest’ottica, dunque, New York si pone come un luogo sospeso all’esterno. Quando agiscono esternamente, i protagonisti congelano le proprie azioni, si tuffano in un mondo diverso e fluttuante. Questo sfasamento temporale è la chiave della riuscita della serie perché esalta la complessità narrativa confezionandola con una cornice delicata e poco invasiva.
La favola di Only Murders in The Building
Questa New York sospesa nel tempo non è solo funzionale allo svolgimento della trama e alla risoluzione della matassa aggrovigliata all’inizio del racconto, ma incide molto anche sul tono della serie. Una cornice così sfumata conferisce alle vicende di Martin Short, Steve Martin e Selena Gomez una sorta di dimensione favolistica, che viene poi ampliata anche da altri elementi.
Il sapiente mescolamento dell’ironia e del crime è, come detto, uno dei punti chiave della serie, e si coniuga alla perfezione con questo doppio registro spaziale e temporale. Le vicende dei tre protagonisti sembrano essere paradossali: oggettivamente è difficile che tre semplici appassionati di podcast true crime riescano a districarsi così bene tra le trame di fitti misteri e possano risolvere omicidi complessi. Tutto però risulta giustificabile proprio a causa di questo tono favolistico che viene propugnato, come se l’azione avvenisse in un luogo incantato.
Attenzione però a non cadere nel tranello di pensare che tutto ciò renda il racconto meno credibile: il realismo di Only Murders in The Building non è in discussione. I confini della credibilità narrativa non vengono mai rotti, semplicemente la trama viene posta come fuori dal tempo e il racconto viene sfumato in un vortice di atemporalità che però si limita a fare da cornice, permettendo delle scelte narrative che risultano alla fine coerenti con tutto il resto dell’impianto.
La New York unica di Only Murders in The Building
Riprendendo dunque le fila del discorso, non si può non amare la New York rappresentata in Only Murders in The Building. L’ambientazione è uno dei tanti pregi della serie, sia nella sua versione interna, ovvero il complesso Arconia che sembra il tabellone di un gioco da tavolo a tema crime, che nella sua controparte esterna, la New York senza tempo, così unica nel mondo delle serie tv.
Questa trattazione particolare della città oltre a dare il tono favolistico alla serie e a favorirne lo svolgimento della trama, rende anche unica Only Murders in The Building. Trovare una gestione temporale del genere di una delle grandi location della storia delle serie tv come New York è quasi impossibile. Questa rappresentazione peculiare della grande mela è una scommessa stravinta dalla produzione ed è uno dei grandi pregi di una serie di altissima qualità, che ha tutto per diventare iconica.