Il seguente articolo contiene spoiler su Only Murders in the Building.
Per surrealismo si intende un movimento artistico atto a stupire lo spettatore con cose che non dovrebbero essere, o non dovrebbero avvenire nel modo in cui vengono rappresentate. È di per sé di contrasto alla realtà e ne vuole mostrare una versione più distaccata dalle leggi della fisica e della scienza. Da corrente quale è, il surrealismo è intangibile, presente ovunque e da nessuna parte, ma soprattutto sentore predominante di Only Murders in the Building. L’ultima comedy targata Steve Martin e John Hoffman è arrivata a 20 episodi in due stagioni e per tutta la sua interezza ci ha raccontato una storia in bilico tra realismo e surrealismo, cercando di tagliarsi il proprio spazio all’interno delle migliori comedy del 2021 e 2022.
Nel primo episodio della serie Oliver ci racconta di uno sketch teatrale all’interno del quale un uomo continua a cadere per terra e a rialzarsi (ovviamente grazie a un trampolino). Questo vuole fare innanzitutto due cose: farci conoscere la visione di Oliver Putnam verso il mondo, uno sguardo innamorato ed estasiato dal teatro e i suoi racconti; dall’altra parte, ci vuole indirizzare verso la chiave di lettura di Only Murders in the Building grazie alla riproposizione del rimbalzo associata ai protagonisti. Se l’omelette di Charles e l’anello di Mable sono rivisitazioni del concetto in base alla situazione che devono affrontare i due personaggi, la caduta fisica di Oliver è l’esatta riproposizione del momento teatrale.
In Only Murders in the Building Oliver è surrealista
Sogna a occhi aperti in mezzo alla strada rischiando di essere investito, attacca bottone con qualsiasi persona si trovi di fianco, condivide interessi ed entusiasmo e si veste nella maniera che lo fa stare meglio. Oliver è la rappresentazione surrealista di quello che ci aspettiamo che un newyorkese sia: al centro e il centro del mondo. Non è un caso, infatti, che la vena surrealistica della serie attraversi il suo corpo e la sua figura all’interno di tutta la serie. Tutte le scene che esprimono maggior surrealismo all’interno del prodotto vedono come protagonista Oliver.
Nella prima stagione la sua visione teatrale ci viene riproposta grazie al “casting del killer”, ai suoi occhi ogni persona è un potenziale attore e ogni figura è un potenziale personaggio. Potenziale è un aggettivo che assegniamo noi in quanto per Oliver quella è l’unica realtà possibile; la sua ossessione per il teatro viene raccontata attraverso molti punti: dalla recita preparata dal figlio ai legami con Teddy Dimas, da i rimpianti per “Splash” al sogno per Broadway. Tutti scenari che fanno parte di lui, ma non sono intimi quanto la visione che condividiamo noi e lui. Un segreto noto ai soli spettatori su ogni livello e senza alcun lato nascosto.
Siamo molto più che spettatori, no?
Anche al ritorno del surrealismo nella sua forma più pomposa nella seconda stagione durante il gioco del Figlio di Sam, Oliver è di nuovo fautore della proposta e punto di vista del pubblico. La scena viene traslata nel passato, in similitudine alla stessa partita giocata da Oliver e amici da giovani, un’estetica che solo lui poteva conoscere. In molti potrebbero chiedersi cosa ci sia di così particolare nel lato surrealistico del prodotto su Disney+: i personaggi di Selena Gomez, Steve Martin e Martin Short sono circondati da scelte narrative e input sempre diversi. Eppure per definizione è proprio la corrente narrativa a sorprenderci e lasciarci senza parole ogni volta.
Only Murders in the Building è una serie quantomai realistica, nella quale anche i più grandi appassionati di crime podcast hanno difficoltà a scoprire un assassino quando gli girano intorno. Nulla è semplice, i condomini del palazzo non sono pronti a raccontarti per filo e per segno le loro vite, la polizia non pende dalle tue labbra e ogni ragionamento che fai non è quello ottimale. I tre personaggi sono individui semplici, con vite incasinate e poca capacità di risolvere i propri problemi da soli. Abitanti della città più aperta a ogni tipo di cittadino, senza stereotipi su chi debbano essere o cosa debbano fare. Il tutto si ambienta in un palazzo, un condominio del quale importa poco a tutti se non ai suoi condomini, e le reti locali si fanno i fatti loro.
In Only Murders in the Building il surrealismo dovrebbe essere una sferzata inaspettata
Dovrebbe risultare in contrapposizione con la narrativa e spiccare per contrasto, regalandoci una sensazione di fuori posto, seppur positiva. Eppure non accade niente di ciò, le scene surrealiste che vedono protagonisti i personaggi di Selena Gomez, Martin Short e Steve Martin si amalgamano alla perfezione alla narrativa della serie di Disney+. Anche per questo è destinata a finire tra le migliori 15 serie tv della piattaforma in futuro. Per quanto parliamo di una serie tv che si fonda sul realismo nelle sue dinamiche, queste vengono raccontate e mostrate con scene al limite del surreale anche quando vere. In uno spettro di sur-reale ogni scena di Only Murders in the Building arriva allo spettatore con valori difficili da comprendere e facili da apprezzare. Il coro simil-musical durante il blackout, il coltello infilato nel soffitto, l’intera spiegazione finale con accusa a Cindy Cooper, sono tutte scene realistiche, ma che richiedono comunque sospensione dell’incredulità.
Esempio assoluto rimane la relazione tra Charles e Jan: i due portano avanti un rapporto completamente fuori di testa qualsiasi sia la scelta stilistica della scena. Tanto gli iquietanti pupazzi dei Looney Tunes che appaiono per giudicare l’attore, quanto la partita a scarabeo a luci rosse o la serenata in coppia dalle finestre, sono momenti che rappresentano al meglio la singolare vita amorosa del protagonista. A volte ci siamo veramente chiesti se questi fosse seguito dai pupazzi o se stesse immaginando quelle tessere dello scarabeo, in quanto la distinzione è impercettibile.
C’è chi la vedrebbe come un lato negativo, noi no. Disney+ ha scelto di tirare fuori un prodotto in grado di farci ridere ed emozionare senza bisogno di seguire o infrangere certe regole. Le sensazioni provate in Only Murders in the Building sono esenti da domande nel momento stesso in cui ci ricordiamo di star vedendo le vicende dai punti di vista scelti per noi. Siamo spettatori di una serie tv, ascoltatori di un podcast, siamo indirizzati per forza di cose dal momento in cui ci siamo affidati ai narratori e abbiamo deciso di farci trasportare dagli eventi.
Non abbiamo bisogno di altre risposte
Nel corso degli anni la parola surrealismo è stata abusata. È surreale che Selena Gomez stia lavorando con Martin Short e Steve Martin? È surreale che i tre abbiano un’alchimia incredibile dentro e fuori dal set? È surreale esserci innamorati così tanto di una serie tv che parodizza i podcast true crime e ci mette all’interno di essa con consapevolezza delle nostre figure? È surreale emozionarsi vedendo un uomo che cade per terra e torna in piedi rimbalzando? È surreale la capigliatura di Charles durante la scena del Figlio di Sam? Francamente una risposta non la abbiamo, tranne per l’ultima domanda: quella si che è surreale.
In un mondo sempre in cambiamento, con il concreto sempre a portata di mano, è sensato sia il surrealismo a portarci a questi ragionamenti e farci viaggiare con la mente. Non perché sia qualcosa in particolare, ma perché rappresenta i nostri sogni e le nostre passioni nella loro forma più pura, più intima, più segreta. Un punto di vista nostro e di nessun’altro, a meno che non siamo i protagonisti di Only Murders in the Building.