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Lioness 2×06 – La forza del branco

Kaytlin e Byron complottano prima di venir ricevuti dal Segretario di Stato
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ATTENZIONE: proseguendo nella lettura potreste incappare in spoiler su Lioness 2

Puntata numero sei. Ne mancano ancora due. Ormai stiamo percorrendo la strada che ci porta al finale di stagione e non possiamo più fare nulla per fermarci. Anche perché non vogliamo farlo. Lioness 2 continua a sorprenderci, non c’è niente da fare. I quarantatré minuti di quest’ultima puntata, poi, ci hanno lasciati a bocca aperta. Più aperta dell’episodio precedente.
La domanda che ci siamo posti mentre scorrevano i titoli di coda è stata semplice e immediata: fin dove ci porterà Taylor Sheridan? Da qualche parte, una vocina ha risposto: più in alto ci porterà e più male ci faremo cadendo. Come a dire che questo incredibile prodotto, che finora non ha visto un solo momento di calo, prima o poi dovrà deluderci. È ovvio, succede sempre. È statistica.
In attesa che questo momento arrivi intanto godiamoci questo ennesimo piccolo gioiello.

Lioness 2 e il suo rinnovarsi

Avevamo lasciato la squadra di Joe divisa su due fronti. Uno a Dallas, a casa Castillo. L’altra sul confine, per cercare di stroncare il traffico di esseri umani. Nella nostra precedente recensione non avevamo fatto cenno all’azione notturna sulla frontiera tra Messico e Stati Uniti. Un po’ per non fare spoiler, un po’ perché di tutto l’episodio quella parte specifica ci era sembrata leggermente sottotono rispetto a tutto il resto, davvero eccezionale.
Questa volta, invece, partiamo proprio dal confine. Lo sguardo sconfortato di Joe la dice lunga sul risultato. I secondi di camera che la inquadrano partendo dal basso per arrivare al suo volto sporco e sudato ci preannunciano il suo umore. Joe, lo sappiamo ormai, non è insensibile. Non è quel genere di robot senza sentimenti. Soffre forse più degli altri. Non riusciamo a scrutarne gli occhi ma possiamo intuirlo: è stanca. La sua stanchezza è dovuta alla fragilità delle porte stagne che dovrebbero separare la sua vita privata da quella professionale. Questi passaggi ormai hanno delle crepe attraverso le quali, come liquidi, personale e lavoro si contaminano sporcando inesorabilmente l’animo della donna.
E qui c’è un tocco davvero ingegnoso da parte di Sheridan.

Un intenso primo piano di Genesis Rodriguez in Lioness 2
Credits: Ryan Green / Paramount+

Scelte importanti e vincenti

Per evitare che la storia si concentri eccessivamente su Joe e sui suoi drammi privati il cowboy dalla penna d’oro decide di farla fuori. In maniera figurata, ovviamente. E con un’uscita di scena ad alta tensione che non staremo qui a raccontarvi per non togliervi il piacere di gustarvela sullo schermo.
Il personaggio di Joe, ultimamente, è quello che più sembra accusare una certa “difficoltà narrativa“. Intendiamoci: stiamo parlando della protagonista. Di un personaggio che ci ha catturati fin dal suo ingresso in scena. Un personaggio ricco di sfumature, di sottigliezze, creato in maniera sublime. Capace di ballare costantemente sul filo del rasoio. Moderno e per questo carismatico, potente, persino esplosivo.
Intricato al punto giusto col rischio però di complicare una storia, quella di Lioness 2, che alla fine, è un thriller spionistico. Ben venga la sua tragicità interiore. A noi piace molto perché la rende rara nel panorama dei personaggi femminili. Il pericolo, però, è che potesse risultare pesante facendole perdere l’appeal fino a quel momento guadagnato. Così, Taylor Sheridan decide di metterla da parte, lasciando spazio agli altri. E lo fa in maniera drastica, netta perché di lei, da un certo punto in avanti, non si sa più niente. Non la si vede più. Se ne sente solo parlare. Pure sporadicamente.

I cuccioli di leonessa sono pronti!

A questo punto, come detto, in Lioness 2 entrano in scena gli altri, i comprimari. Dimostrando che il branco di leoni e leonesse può cavarsela egregiamente bene anche senza la loro Regina. Ognuno sa qual è il suo compito. Nonostante le cose vadano a catafascio. O forse proprio perché.
A fare un riepilogo dei disastri in atto ci pensano Kaytlin e Byron (Nicole Kidman e Michael Kelly) convocati alla Casa Bianca dal Segretario di Stato Mullins (Morgan Freeman). Il politico è costretto a guardare un vivace scambio di accuse tra i suoi assistenti (Jennifer Ehle e Bruce McGill) e la CIA. A un certo punto della discussione, con fare paterno, li obbliga a sedersi e comincia a dettare la linea politica alla quale si devono, tutti, adattare. Poi si alza. Furbescamente. In quanto seduto su un importante scranno ministeriale non può e non deve assistere a quello che segue. Ossia le consegne che la CIA deve eseguire.

I drammi di Lioness 2 sono infiniti

Se, infatti, il raid al confine è stato un disastro, in casa Castillo le cose non vanno molto meglio. Cruz (Laysla De Oliveira) e Josephina (Genesis Rodriguez) hanno un risveglio tormentato. La nuova lioness, infatti, ha scoperto che il padre è quello che è. E non l’eroe che lei si era immaginata. Nella discussione che ne nasce Cruz cerca di spiegare a Josephina come funzioni la vita reale. La quale appare sempre più una bambina smarrita e sempre meno l’aggressiva pilota di Apache che avevamo visto al suo esordio. Genesis Rodriguez ci regala l’ennesima lacrima che le scivola lungo il viso, fino al mento e uno sguardo confuso e smarrito. La sua rassegnazione al compito che deve assolvere colpisce lo spettatore.
La ragazza è dismessa. Sembra aver deciso di abdicare da ogni ruolo che la vita le ha assegnato: soldato, lioness, figlia. Dà l’impressione di non essere in grado di sostenere quello che le viene chiesto. Tanto che nella casa di sorveglianza i suoi angeli custodi si allarmano, sicuri che tutto andrà a rotoli.
Josephina incontra il padre. L’approccio da parte della ragazza non è dei migliori. E lui (Demián Castro) ne approfitta. Le fa domande sulla relazione tra lei e Cruz. Non per criticare gli orientamenti sessuali della figlia quanto per giudicarne la veridicità. Sottolinea infatti che le due donne non si tengano per mano, che non si guardino negli occhi. Che non comunichino amore, insomma.

Joespehina e il padre si confrontano in Lioness 2
Credits: Paramount+

A questo punto Taylor Sheridan mescola le carte in tavolo proiettando una luce oscura sull’agente della DEA Gutierrez (Kirk Acevedo). Diciamolo pure: Gutierrez non ci ha mai convinti del tutto. Il raid al confine è andato male e tutti pensiamo che sia colpa sua. Così, questa scelta narrativa ci piace. Molto anche, perché finalmente scopriremo a che gioco stia giocando il federale.
Il team di Joe se ne prende cura in maniera brutale. Ma ci sta. Kyle (Thad Luckinbill) non vede l’ora di menare le mani e far sputare la verità al traditore, sostenuto da prove inoppugnabili. Anche Kaytlin, che è la prima a voler scaricare Gutierrez in fondo al fiume, partecipa alla festa minacciando di dare in pasto ai narcos tutta la famiglia del federale. Il quale, comincia a parlare. A raccontare la sua storia, la sua verità. E la luce oscura, piano piano, sembra virare verso quella solare dandogli un minimo di speranza.

Joe, dove sei?

La sesta puntata di Lioness 2 è, di nuovo, tanta roba. Su questo non c’erano dubbi. Ci stupisce il come lo sia perché l’assenza di Joe non pesa minimamente. Come se il personaggio non fosse imprescindibile. La storia, infatti, procede anche senza di lei perché è così che vanno le cose nella realtà. Il mondo va avanti anche se per qualcuno si è fermato. La missione, come abbiamo avuto modo di dire altre volte, prima di tutto.
Taylor Sheridan punta tutto sul branco. Vincendo a mani basse l’azzardo. Questo dimostra che la storia è solida e i personaggi, tutti, credibili. I tempi si dilatano per lasciare spazio alle riflessioni, agli approfondimenti. I tre angeli custodi di Cruz e Josephina, per esempio, in poche battute riescono a dimostrare l’originalità dei loro personaggi facendo guadagnare all’insieme un altro punto di valore.
È chiaro che questa seconda stagione ci lascerà a metà storia e dovremo aspettare l’anno prossimo per scoprire come andrà a finire. La tristezza che la fine stia arrivando ci fa desiderare un’altra pausa, come quella intercorsa tra la quarta e la quinta puntata. Ma la voglia di scoprire quali altre cose ci siano in serbo nei prossimi 90 minuti che ci mancano è decisamente maggiore. Semmai, faremo un rewatch in attesa della terza stagione, gustandoci al meglio quello che finora ci è stato offerto.