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Our Flag Means Death è tutto ciò che non ti aspetti da una Serie Tv con i pirati

Una scena tratta da Our Flag Means Death
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Our Flag Means Death non è ancora stato reso disponibile in molti paesi – tra cui purtroppo la nostra Italia – e ciò nonostante sta avendo un enorme successo globale, sia tra il pubblico che tra la critica. Lo show segue le avventure di una sgangherata ciurma di pirati, capitanata da Stede Bonnet, interpretato dall’attore neozelandese Rhys Darby. La ricezione positiva della serie è dovuta anche alle sue peculiarità, che la rendono un unicum del genere (e questo è solo uno dei motivi per cui dovreste guardarla!). Insomma, Our Flag Means Death è decisamente tutto ciò che non ci si aspetta da una storia di pirati.

La serie è arrivata alla sua seconda stagione e, purtroppo, ha subito da poco la cancellazione, lasciando scontento il suo affezionato pubblico. Iniziata nel Marzo 2022, gli episodi sono stati resi disponibili sulla piattaforma streaming HBO Max, di proprietà HBO.

Le premesse storiche di Our Flag Means Death

Per quanto le premesse della serie possano sembrare assurde, questa è basata su fonti storiche reali. Il protagonista, Stede Bonnet, era un pirata vissuto nella golden age della pirateria, tra il 1600 ed il 1700. Di famiglia benestante, la pirateria è stata una scelta di vita per Bonnet. Conosciuto anche come il pirata gentiluomo, Bonnet salpò con una piccola ciurma e una nave battezzata con il nome di Revenge.

Dopo poco tempo in mare, le strade di Bonnet e del famoso pirata Barbanera si incontrarono per rimanere intrecciate per un lungo periodo. Barbanera prese temporaneamente il controllo della nave di Bonnet, senza però mettere a morte o esiliare in alcun modo il capitano.

Lo show prende queste premesse e le utilizza per creare qualcosa di nuovo ed estremamente moderno. Sia da un punto di vista linguistico della sceneggiatura che da un punto di vista di costumi e set design, Our Flag Means Death inserisce elementi moderni – come la giacca di pelle di Barbanera – in un contesto Settecentesco. Questo crea un paradosso per lo spettatore e riesce ancora di più nell’intento di tenerlo incollato allo schermo.

La pirateria come metafora queer

Un elemento che unisce il contesto Settecentesco e l’attualità è la tematica che permea la trama e i rapporti tra la maggior parte dei personaggi: l’essere queer. Le tematiche legate alle istanze della comunità LGBTQIA+ si mostrano come temi senza tempo, sempre esistiti e che mai invecchieranno.

Dal rapporto tra Stede e Barbanera all’identità di genere di Jim – interpretato dall’attore non binary Vico Ortiz – lo show mostra tutti i colori e le sfumature delle persone queer. Come i pirati dell’epoca – per cui tra molti è provato ci fossero rapporti di tipo sentimentale e sessuale – le persone della comunità sono alla ricerca della sensazione di libertà. Il mare aperto può essere considerato metafora dell’essere out e di tutto ciò che ne consegue. Il personaggio di Stede è un archetipo dell’individuo che tenta di uscire dalla sua piccola bolla, per fiorire ed essere finalmente sé stesso.

L’ottima riuscita della rappresentazione queer in questo show è anche dovuta all’immenso lavoro del creator e showrunner David Jenkins e dell’executive producer Taika Waititi – già conosciuto per essere la mente dietro un’altra perla comedy con tratti queer, What We Do In The Shadows. Sia Jenkins che Waititi sono stati incredibilmente fermi nel voler parlare della storia d’amore tra Stede e Barbanera, considerandola come il punto focale attorno a cui ruota tutto il resto dello show. Con questa serie, in particolare con il rapporto tra i due, Jenkins e Waititi sono riusciti a sovvertire completamente i trope narrativi legati al queerbaiting e al fenomeno bury your gays.

Uno show di pirati dal format comedy

Un ulteriore elemento che caratterizza e rende speciale Our Flag Means Death è anche il format scelto per la serie, quello della comedy. Questo non solo nella sceneggiatura e nella struttura intrinseca dello show, ma anche nel format stesso. Il format della comedy prevede episodi dalla durata di una ventina di minuti e pochi setting che si ripetono nel corso della stagione. La comicità dello show è anche data dalla commistione tra gli elementi e i modi di esprimersi futuristici e l’ambientazione Settecentesca.

Our Flag Means Death: la prova che supera il marketing

Un altro elemento che rende unica questa serie nel panorama televisivo odierno è il suo successo e come questo show ci è arrivato. Infatti, Our Flag Means Death non si è avvalso di alcun tipo di marketing troppo esagerato. Il suo successo è legato principalmente a un tipo di marketing organico, alimentato dal passaparola interno e esterno al fandom, soprattutto online. La fanbase ha svolto un ruolo chiave nel mantenere alta l’attenzione nei confronti della serie, influenzando direttamente il coinvolgimento degli spettatori. Our Flag Means Death è stata infatti definita una “sleeper hit” per la sua notevole crescita di popolarità, raggiunta nonostante una promozione limitata e una scarsa esposizione mediatica.

Nonostante l’enorme entusiasmo di showrunner, attori e fandom, Our Flag Means Death è stato – un po’ inaspettatamente – non rinnovato. Si potrebbe dire che la tematica queer unito al format comedy può non aver funzionato per il pubblico generalista, anche se la qualità del prodotto è ottima. Un altro elemento decisivo è stata anche la mancata distribuzione a livello mondiale. Ciò di cui si può però essere sicuri è che si tratta di un gioiellino che vale proprio la pena recuperare.