Outlander è una di quelle Serie Tv che inizi a guardare quando non hai niente di meglio da fare, e la finisci in un giorno perchè non puoi più fare nient’altro che guardarla.
Finita la sessione esami avevo una voglia matta di leggere un buon libro, ma dopo appena la prima pagina ho avvertito la profonda e frustrante sensazione di non aver più voglia di leggere altre parole, altre pagine, altri libri, non dopo un mese in cui ho praticamente studiato un centinaio di pagine al giorno.
Poi scrivendo un altro articolo (questo in particolare) mi sono avvicinata ad Outlander e, un po’ per curiosità ed un po’ per noia, ho iniziato a guadarla. Tuttavia non avrei mai immaginato che fin dalla sigla, scandita da misteriose melodie antiche, mi sarei innamorata di questo mondo fatto di avventura, storia, amore e magia.
Più che guardare una serie televisiva, col susseguirsi degli episodi, mi sono sempre più resa conto che stavo effettivamente leggendo un libro, guardandolo trasposto sul piccolo schermo targato Starz. Outlander è una serie tratta infatti dai romanzi di Diana Gabaldon, da cui i registi hanno preso perfettamente ispirazione, rievocando tra le immagini le stesse sensazioni che si avrebbero voltando le pagine cartacee (qui vi abbiamo raccontato come nasce questa Serie Tv).
Tutto comincia nell’anno 1945, nelle Highlands scozzesi il giorno di Ognissanti, o, per meglio rispettare la cultura caledone, Samhain.
Tutto sembra assolutamente normale: un marito e una moglie, tenuti lontani dalla guerra, cercano di ritrovarsi in una seconda luna di miele. Fin da subito ci colpisce la passionalità fisica che distingue la nostra protagonista, che in un qualche modo può apparire un po’ anacronistica rispetto al tempo in cui si trova a vivere.
Tuttavia in questa normalità c’è qualcosa che comincia a colpire la nostra mente. Un mistero in grado di attraversare il velo tra i mondi e che, durante la notte di Samhain, osserva da lontano Claire Randall, senza preoccuparsi troppo della pioggia che intride d’acqua i ciuffi ramati sfuggiti al basco e quel tipico kilt scozzese. Un’ombra, o forse uno spettro pronto a dissolversi nel buio…
La vera storia comincia il giorno seguente, quando Claire con un semplice tocco attraversa il velo del tempo, pronta senza saperlo ad incontrare il proprio destino.
Insieme alla protagonista veniamo trascinati indietro nel tempo. Ci ritroviamo per incanto tra gli scozzesi del 1743. Come Claire ci sentiamo spaesati e confusi, ma proprio come lei, lentamente cominciamo a sentirci a casa tra le fredde mura del castello di Leoch, dimenticandoci man mano di quel marito da cui un tempo volevamo tanto ritornare.
Intrighi, complotti e politica sono il perfetto scenario di una meravigliosa storia d’amore che non ha più niente di canonico. L’eroe è un ragazzo, giovane e ingenuo (oltre che bellissimo, ma questo è soggettivo) mentre la nostra protagonista è una donna forte, intelligente e tremendamente indipendente.
Quella che pensavo sarebbe stata una storia d’amore come tante altre si è rivelata fautrice di un tipo di romanticismo completamente nuovo, attuale e realistico in grado di travolgerci e sorprenderci.
Non mi sentivo così presa da una serie televisiva da quando mi avvicinai per la prima volta a Game of Thrones o a Black Sails. Talmente rapita che credo che non potrò mai più guardare delle pietre in un bosco senza pensare di essere al cospetto di un portale del tempo. Talmente rapita da aver urgente bisogno di recuperare le mie preziose ore di sonno, anche se bisogna ammetterlo: ne è valsa la pena.
Per quanto la magia sia la vera molla che mette in moto tutta la storia, quasi non la si avverte. Claire si troverà anche a Leoch grazie ad un incanto di cui non sappiamo ancora abbastanza, ma tutto il resto è tremendamente reale, con una precisione storica da fare invidia a tutti quei drammi che tanto ostentatamente si proclamano storici.
Claire non voleva innamorarsi di un altro, la sua intenzione era quella di tornare a casa da suo marito, ma come sempre le nostre intenzioni non sono niente se paragonate al grande piano del destino. E così nasce questo amore indesiderato, un amore impossibile e di cui una parte di noi avverte l’inevitabile data di scadenza. L’altra parte, tuttavia, vede l’immortalità di quel sentimento così intenso da sconvolgere una vita intera.
Contro i nostri protagonisti però non ci sono solo gli inglesi, ed in particolare un sadico e crudele antenato proprio del marito di Claire, ma è la Storia stessa che più di tutto rappresenta il vero nemico.
Claire, da principio relegata all’etichetta di “outlander“, straniera per l’appunto, comincia lentamente a rendersi fondamentale per il clan McKenzie, e poco a poco alla sua utilità si affianca anche qualcosa d’altro.
Probabilmente in principio era stata costretta a rimanere a Leoch solo perchè era un’abile guaritrice, ma poi vediamo nei suoi guardiani anche un barlume d’affetto, un istinto di protezione che commuove noi come la protagonista, soprattutto nella consapevolezza che quelle esistenze da lì a qualche anno sarebbero state stroncate da una guerra inevitabile e dall’esito disastroso.
Purtroppo so di non poter rendere nel modo appropriato le meravigliose sensazioni che questa storia è stata in grado di concedermi, forse anche per la conseguente mancanza di sonno, ma so che grazie ai sedici episodi della prima stagione di Outlander sono stata invitata a partecipare ad un sogno, una magia antica appartenente ad un mondo che ormai non esiste più.
I libri sono fatti per donarci sogni, per fuggire da una realtà a volte troppo pesante, crudele e insopportabile, e in Outlander ho potuto vivere esattamente questa magia.
Mi sono innamorata insieme a Claire, ho sofferto e combattuto con Jamie e mi sono lasciata ispirare da quel sogno d’indipendenza scozzese di cui William Wallace stesso non potrebbe che essere fiero.
In un qualche modo le fate hanno rapito anche me, avvolgendomi tra le nebbie di un mondo antico, costringendomi a segnare nel mio carnet di viaggio come tappa fondamentale le Highlands scozzesi, alla ricerca di un cerchio di pietre e di uno spettro dai capelli rossi.