OZ è una delle serie più claustrofobiche e soffocanti che vi capiterà mai di vedere in vita vostra. Non solo è uno dei prodotti più originali della sempre perfetta HBO, un unicum di crudezza quasi impossibile da trovare altrove, ma anche perché il mondo che ha creato è affascinante, immersivo e sconvolgente nella sua dura autenticità. Creare un universo del genere presuppone anche la costruzione di un linguaggio, un gergo specifico che appartiene solo a questi personaggi e alla realtà in cui vivono.
Lo slang utilizzato in OZ richiama quello diretto e senza fronzoli delle carceri – tra l’altro OZ è stata forse la prima serie a trattare del sistema carcerario in modo così realistico – e costruisce uno spazio che non esiste al di fuori di quella prigione. I numerosissimi personaggi si trovano così a essere innegabilmente legati dal linguaggio culturale che condividono e, nello stesso tempo, a essere completamente separati dal mondo esterno, che non li capisce. In qualche modo, quindi, il linguaggio costituisce la prima enorme barriera con chi è “estraneo” e il primo punto di contatto tra chi diventa un “abitante di OZ”.
E iniziamo proprio da qui.
1) OZ/Oswald
Il titolo della serie di per sé dice già tutto: OZ è l’abbreviazione di “Oswald”, l’istituto correzionale di quarto livello dove si svolge tutta la narrazione. In lingua originale il nome si presta a un gioco di parole molto interessante, perché OZ deriva da “Il meraviglioso mago di Oz”, dove Oz era appunto il nome del regno dove Dorothy finisce quando il tornado colpisce la sua casa. La scelta è ironica per più di un motivo: innanzitutto perché, come nel vero mondo di Oz, nel mondo della serie esiste la “magia” (ossia la droga) e poi perché esiste anche un vero e proprio “mago di Oz”, ossia il creatore stesso del braccio sperimentale Tim McManus. Probabilmente gli autori volevano anche sottolineare la macabra differenza tra un mondo semplice e felice e uno distruttivo e pieno di dolore.
2) Il Paradiso
Il gioco di parole continua con “Il Paradiso”, che nella serie originale viene chiamato “Emerald City”, ossia Città di Smeraldo. In italiano è stato appunto reso come “Paradiso” e sta a indicare il braccio sperimentale creato da Tim MacManus, con lo scopo di rieducare anche i detenuti peggiori. Il suo nome ufficiale è in realtà quinto braccio ed è dove si svolgono la maggior parte delle vicende e vivono quasi tutti i protagonisti della serie. Il Paradiso ha regole proprie, costruite ad hoc per dare vita a un progetto di accompagnamento dei detenuti verso la completa riabilitazione. Per esempio non vi sono celle normali e i detenuti hanno la possibilità di vivere in una sala comune per gran parte del tempo, condividendo gli spazi tra loro e con le guardie.
3) I Normali
Proprio perché il Paradiso è un luogo diverso e a tratti speciale, non è un caso che i detenuti degli altri bracci siano chiamati “i normali”, per contrapporli a quelli che fanno parte del programma di riabilitazione. In OZ capita che i detenuti possano passare da un braccio all’altro, ma non così spesso come potrebbe sembrare: le regole del Paradiso sono rigide e MacManus ne è praticamente l’unico e solo Dio. E lui che può scegliere chi può provare a entrare nel progetto ed è lui che decide se il programma stia funzionando. In caso di responso negativo si ritorna tra i normali, ossia nei bracci dotati di semplici celle con le sbarre.
4) Gli acquari
E a proposito di celle, parliamo di “semplici celle con le sbarre” perché quelle del Paradiso sono diverse. Un elemento essenziale per la buona riuscita del progetto è quello che i detenuti siano sempre visibili agli occhi onnipresenti delle guardie. Proprio per questo le celle del Paradiso sono caratterizzate da pareti di plexiglas che permettono di vedere tutto ciò che capita all’interno. Infatti sono chiamati “acquari” e non si può dire che ai loro abitanti faccia piacere essere così in mostra in pubblica piazza. Spesso infatti vediamo i vari personaggi coprire le pareti trasparenti con le coperte, in modo da garantirsi un minimo di privacy.
5) Scrollata
Eppure, nonostante l’assoluta mancanza di privacy, a OZ ne succedono di cotte e di crude. La crudezza della serie si rivela anche dal numero di morti, minacce, torture, stupri che accadono. Per tenere tutto sotto controllo ma anche per evitare che i detenuti si prendano troppe libertà, ogni tanto viene indetta una “scrollata”, ossia una perquisizione che avviene sia sul corpo del detenuto che nell’acquario che occupa. Inutile dire che la maggior parte delle volte si scopre l’esistenza di giri strani, che vanno dal traffico di armi a quello di droga.
6) Te*te
Quest’ultima infatti gira a fiumi nel Paradiso, nonostante lo sguardo vigile (in realtà meno attento di quel che dovrebbe essere) di MacManus. Si parla principalmente di eroina e cocaina di cui il gruppo cosiddetto degli “Zombie” ne è strenuo consumatore, mentre il gruppo degli italoamericani ne è l’assoluto controllore. Per evitare di essere intercettati, i detenuti del Paradiso chiamano la droga “te*te”, uno slang sessuale che sottolinea anche la disperata fame che molti detenuti hanno nei confronti della loro dipendenza.
7) A.C
In realtà spesso tutta quest’accortezza non è necessaria, perché benché MacManus abbia buone intenzioni, gran parte degli uomini che lavorano per lui sono completamente corrotti oltre che essere ancora più violenti dei detenuti stessi. A.C. è l’abbreviazione di Agente di Custodia ed è così che i detenuti del paradiso chiamano i loro agenti. In OZ assistiamo spesso a momenti di pura tortura da parte delle A.C., nonché accordi sottobanco per accaparrarsi armi, droga e soldi proprio con gli stessi detenuti che dovrebbero rieducare. Una regola del Paradiso prevede un contatto serrato ventiquattro ore su ventiquattro tra detenuti e A.C., cosa che spesso porta alla nascita di relazioni intense e decisamente pericolose.
8) Buca
Anche se stiamo parlando di rieducazione, stiamo parlando anche di alcuni dei detenuti più violenti che abbiate mai visto. E i metodi punitivi alla fine devono essere altrettanto violenti, altrimenti si rischia di perdere il controllo. Lo sanno bene sia MacManus che il direttore di OZ, Leo Glynn, che hanno istituito la “buca”. Si tratta di una cella di isolamento minuscola, senza aria né finestre, dove il detenuto che abbia commesso una cosa grave viene lasciato per giorni (a volte settimane) senza vestiti e con solo un secchio per i bisogni. Un luogo oscuro, chiamato così per dare il senso di claustrofobia e abbandono che incute sui detenuti. Ben più di un uomo ci ha perso la testa, mai sottovalutare la pericolosità dell’umiliazione e del restare solo con i propri distruttivi pensieri.
9) Serrata
Altro strumento punitivo è la “serrata”, ossia la chiusura definitiva delle celle. Questo avviene quando succede qualcosa di grave, di solito qualcosa che coinvolge due persone appartenenti a due gruppi diversi. Per evitare il crescere della violenza, si opta per confinare i detenuti nelle proprie celle fino a data da destinarsi. Un’operazione particolarmente frustrante, soprattutto perché non tutti i detenuti convivono con membri del proprio gruppo di appartenenza. Inoltre il fatto che le celle siano di plexiglas, e quindi completamente visibili da tutti, riduce ancora di più la privacy degli occupanti degli acquari, rendendo la serrata ancora più frustrante.
10) I gruppi di appartenenza
Il Paradiso è stato costruito affinché regni la pace e l’armonia, ma in realtà è una realtà molto delicata fatta di equilibri di potere e reputazione. Il braccio è piccolo e molto affollato quindi non stupisce che ogni detenuto converga naturalmente verso il proprio gruppo etnico, religioso, culturale o politico. I nomi degli stessi gruppi fanno parte di un gergo collaudato, anche se non tutti hanno un nome particolarmente ispirato. Il più originale è sicuramento quello degli “Zombie” di Adebisi, ossia il gruppo degli afroamericani che viene chiamato così a causa dell’abuso di sostanze stupefacenti. Abbiamo poi gli “Ariani”, il gruppo neonazista guidato da Vern Schillinger. I “Siciliani”, ossia il gruppo italoamericano più potente che controlla la piazza di spaccio. Ci sono i “Latinos”, che ovviamente racchiude i latinoamericani, e gli “Irlandesi” che hanno a capo a O’Reily. Abbiamo poi il gruppo dei “Musulmani” che fanno della religione il loro fulcro con a capo Kareem Said. Per i detenuti di OZ è importante sapere a quale gruppo appartenere anche perché ogni gruppo porta no sé alleanze e nemici da considerare. L’ultimo gruppo, quello degli “Altri”, racchiude tutti i membri che non fanno parte di nessuna alleanza o elemento etnico-sociale ed è il gruppo più mobile e meno definito.