Marty Byrde è in ginocchio, le mani legate. Ha una pistola puntata alla testa. I suoi colleghi, attorno a lui, cadono uno a uno. Morti. Accade nel pilot di Ozark, con il protagonista che teme di non rivedere più la propria famiglia e fare la brutta fine degli altri. Sul volto di Marty Byrde è visibile la preoccupazione – è la prima e (quasi) ultima volta che succede nel corso delle tre stagioni complete più metà della quarta presenti su Netflix. Perché a Marty Byrde basta un attimo per riprendersi: il depliant del lago di Ozark che si ritrova a stringere in mano è il biglietto per la salvezza, o almeno per il tentativo di salvezza. E lui non perde tempo, con freddezza e calma olimpica chiede alla moglie di non farsi prendere dall’ansia, raduna la famiglia e parte.
La tranquillità stoica con cui Marty Byrde (interpretato da Jason Bateman) affronta la situazione può inizialmente stupire lo spettatore, facendolo restare in attesa del momento dello sfogo, magari a scoppio ritardato. Ma il pubblico si renderà presto conto che questa caratteristica è il vero tratto distintivo del protagonista di Ozark.
Davanti ai narcotrafficanti, ai serial killer o a famigliari traditori, Marty Byrde conserva sempre la calma.
Ozark è un crescendo di pericoli e momenti drammatici, è come una grande sabbia mobile in cui i protagonisti sprofondano sempre di più e cercano di riemergere in superficie dimenandosi all’impazzata. Ma forse non è proprio quello che bisognerebbe evitare, per non correre il rischio di precipitare più in fretta? Sembra che questa cosa Marty Byrde l’abbia capita benissimo, infatti sembra che nulla lo possa scalfire o far agire in maniera impulsiva.
Marty Byrde non è mai stato il tipico padre di famiglia, non è innocente. A differenza dei protagonisti di altri filoni narrativi del genere – si pensi a Walter White di Breaking Bad, ad esempio – ha già la coscienza sporca quando comincia la storia: ricicla denaro per un cartello di droga messicano. Tuttavia, non ha ancora incontrato il vero lato oscuro, ha visto solo la superficie di un mondo che reputa lontano e che tocca con la punta delle dita col solo scopo di guadagnarci. Ma quando l’equilibrio salta, Marty è bene attento a non fare lo stesso.
E così lo vediamo, via via che gli episodi scorrono, al cospetto di personaggi sempre più efferati, manipolatori e violenti. Marty fa sempre in modo di essere un passo avanti, di prevenire, di gestire con calma ogni singola cosa. La sua tranquillità, anzi, sembra emergere con più forza proprio nei momenti peggiori. Eppure, in gioco c’è tutto: la sua famiglia. Sì, perché è chiaro che i criminali che gravitano attorno alla vita di Marty Byrde sappiano esattamente cosa colpire, come ricattare.
Ma la ragione della calma di Marty potrebbe essere proprio questa.
Il protagonista di Ozark sa che non può vacillare perché è la colonna portante della famiglia, di quella famiglia comunque imperfetta (si pensi al tradimento di Wendy) ma che lui vuole tenere al sicuro. E l’unico modo per farlo è seppellire le emozioni, accentuando il cinismo naturale che già appartiene al carattere di Marty Byrde. Freddo, calcolatore, programmatore, il padre di Charlotte e Jonah riesce a mantenere i nervi saldi anche dopo aver commesso il suo primo omicidio, Mason. Certo, c’è un momento di panico, un momento in cui Marty realizza di aver fatto un passo troppo grande, di essere – in un certo senso – diventato come loro. Ma si riprende piuttosto in fretta, forse perché sa che non aveva avuto scelta: era stato necessario per salvare Wendy.
Allora si potrebbe pensare che, quando non si trova davanti a gente che vuole far male alla sua famiglia e che ci siano altre situazioni da gestire, Marty si conceda qualche sfogo. No, non è per niente così. Nella prima parte della quarta stagione, ad esempio, Marty Byrde si trova ad affrontare un grande imprevisto: il figlio Jonah, spazientito dalla piega che hanno preso gli eventi e amareggiato dalla gestione della situazione di zio Ben, volta le spalle alla sua famiglia e si propone di riciclare denaro per Darlene.
Delusione, affronto, rabbia: Marty avrebbe potuto provare e mostrare uno qualsiasi di questi sentimenti o anche tutti e tre. Invece no, anzi: si mostra quasi orgoglioso che il figlio sappia riciclare denaro da solo. Inoltre, quando Wendy inizia ad alzare la voce e a reagire al fatto con irruenza, Marty la invita alla calma.
Nel confronto con Wendy, l’incredibile tranquillità di Marty risulta ancor più evidente.
Wendy non è mai spettatrice. Fin dall’inizio si sporca le mani e si immerge sempre di più nel pantano della vicenda senza paura di finire nel fango fino alle ginocchia e più. Ma il suo modo di reagire e affrontare momenti spinosi è ben diverso da quello del marito. Lei si agita spesso, urla, gesticola… insomma, anche a impatto visivo e sonoro emerge questa grande differenza. E, proprio nella contrapposizione tra i due, la calma olimpica di Marty Byrde spicca ancor più.
A volte l’atteggiamento del protagonista può anche sembrare irritante. Lo vediamo immobile, in pieno controllo, in qualsiasi momento. Il mondo potrebbe crollargli addosso e lui sarebbe ancora lì fermo, senza fretta, col coltello in mano dalla parte del manico e anzi, chiederebbe al mondo di crollare con un po’ più di calma. Mentre Wendy, se potesse, il mondo lo disintegrerebbe lei stessa. Ma proprio questo gioco di opposti rende così interessante la coppia al centro delle vicende e in particolar modo Marty, che si rivela un protagonista atipico, con una personalità per nulla scontata.
Questa tranquillità, tuttavia, non è solo un semplice tratto caratteriale: è un’arma che il protagonista usa intenzionalmente.
Marty cerca sempre di raffreddare situazioni roventi perché sa che è nella calma che lui riesce a ragionare meglio, a calcolare la strada più conveniente e a trovare la soluzione a ogni problema. Agli altri, del resto, i nervi saltano eccome e Marty sa che la sua freddezza può spiazzare gli avversari.
L’arma della tranquillità, quando non impiegata attivamente, diventa comunque un ottimo scudo, quasi una maschera. Perché questa calma permea l’immagine che Marty Byrde dà di sé e della sua famiglia al mondo esterno: lui è il tranquillo padre di famiglia, vestito in modo tranquillo, arrivato a Ozark per fare cose tranquille con i suoi tranquilli figli e la sorridente moglie tranquilla, in una casa accogliente che più tranquilla non si può. Chi sospetterebbe dei Byrde?
Col susseguirsi degli episodi, però, lo spettatore non può fare a meno di farsi alcune domande: questa compostezza eterna e perenne non sembra quasi inumana? È davvero possibile bloccare le emozioni e non lasciare sfogo a niente di ciò che si prova? In poche parole:
Arrivati a un certo punto, Marty Byrde esploderà?
Sarà la seconda parte della quarta e ultima stagione a darci una risposta e a permetterci di dare la pennellata finale a questo quadro. Con l’ultimo round di episodi capiremo se Marty conserverà questa sua caratteristica intatta fino alla fine o se, in un qualche momento, tutto questo gli si ritorcerà contro. Vedremo finalmente un Marty Byrde fuori di sé, che si lascerà andare e perderà il controllo?
La prospettiva è interessante e ci darebbe anche la possibilità di vedere un inedito Jason Bateman, l’uomo a cui dobbiamo la perfetta riuscita del personaggio di Marty Byrde. Così come l’attore ha saputo dar voce alla pacatezza del protagonista di Ozark, siamo piuttosto certi che saprebbe portarne alla grande l’esplosione sullo schermo. Si tratta solo di aspettare: quando arriveranno i 7 episodi finali, scopriremo l‘esito del destino di Marty Byrde e, soprattutto, come lui stesso lo affronterà.