Il cast di Ozark è sempre stato uno dei suoi più importanti punti di forza e ciò che ha assicurato alla serie la sua ineccepibile reputazione (qui i nostri cinque momenti preferiti). Portare avanti una trama così oscura è una sfida per ogni attore, al di là dell’esperienza e del talento: una grande sintonia con i propri colleghi, una profonda esplorazione interiore del personaggio interpretato e una importante capacità di recitare anche con il corpo oltre che con le parole sono solo alcune delle caratteristiche importanti che accomunano gli attori di questa bellissima serie targata Netflix.
Nella terza stagione hanno confermato la qualità delle proprie interpretazioni e sembrava davvero difficile superare le vette ormai raggiunte dal cast principale. Tra i nuovi arrivati, però, ha attirato l’attenzione Tom Pelphrey: con la sua interpretazione magistrale di Ben Davis ha piacevolemente stupito sia gli spettatori che i critici.
Sin dalla sua prima comparsa in scena, Ben ci viene presentato come imprevedibile e incontrollabile.
Un personaggio come il suo non poteva che rappresentare un enorme problema per la famiglia Byrde, ormai abituata a dover mantenere la propria discrezione e dimostrare in più modi la propria fedeltà al cartello (con tutto ciò che può comportare un sacrificio del genere).
L’incognita del suo personaggio è data sicuramente dal disturbo bipolare di cui è affetto: l’incapacità di mantenere un equilibrio tra due condizioni opposte e problematiche rappresenta la sfida più ardua che Ben ha dovuto affrontare nella sua vita e l’interpretazione di Pelphrey è stata considerata da molti una realistica rappresentazione della malattia mentale e delle sue difficoltà. Se all’inizio della terza stagione questa situazione, tra alti e bassi, sembra essere sotto controllo – grazie anche all’ausilio importante di farmaci per la stabilizzazione dell’umore – l’innamoramento dell’uomo per Ruth si trasforma nella goccia che fa traboccare tragicamente il vaso.
Questa trama, tragica e complessa, viene portata in vita dalla performance di Tom Pelphrey: dopo aver interpretato Ward Meachum in Iron Fist, l’attore ha scelto di dare tutto se stesso in Ozark. Prepararsi per un personaggio simile non deve essere stato facile, ma il duro lavoro ha sicuramente dato i suoi frutti: dal monologo iniziale nel taxi alle scene di nevrosi degli ultimi episodi, tutto dimostra il talento e la perseveranza dell’attore. In un intervista con Collider ha infatti spiegato gli sforzi fatti per dimostrarsi all’altezza di Ozark:
I found a really great book called An Unquiet Mind by Kay Jamison, and it’s sort of her memoir of being bipolar. […] So that book kind of became my bible, in terms of having a really good source of information that was also very alive. It wasn’t just a clinical description of what this disorder might be, it was all the medical information combined with someone’s actual story, and that was very helpful to understand how things might happen, and then figure out how to apply that to the script.
Ho trovato questo ottimo libro chiamato “An Unquiet Mind” di Kay Jamison, una sorta di memoir sul disturbo bipolare. […] Quel libro è diventato la mia bibbia perché era un’ottima fonte di informazioni che sembravano visceralmente vere. Non è solo una descrizione clinica di ciò che il disturbo può rappresentare, ma è combinato con la storia stessa dell’autrice e mi ha aiutato molto a capire come le cose potrebbero succedere per poi applicarle al meglio nel mio copione.
In una serie come Ozark in cui tutti devono essere in grado di mantenere il controllo e di risultare forti, Ben diventa subito l’esempio perfetto di una mina vagante, di una scheggia impazzita, di un personaggio fragile: più dei figli di Martin e Wendy, più degli innocenti Rachel e Wyatt. La sua fragilità, però, è data dalle già numerose crepe presenti all’interno della sua psiche: non si tratta di debolezza – anzi, Ben è aggressivo e violento a volte, tutt’altro che indifeso – quanto di incapacità di reggere la pressione che avvolge e soffoca tutti all’interno della serie.
Il paradosso più grande, che rappresenta la vera punta di diamante dell’interpretazione di Pelphrey, riguarda la capacità diretta e incontestabile del personaggio di guardare la situazione per quella che è: tutta l’assurdità, la depravazione e il male che viene portato avanti dalla famiglia Byrde viene strappato dalla nebbia di scuse portate avanti da loro stessi e viene mostrato in tutta la sua pazzia. Dal riciclaggio di soldi agli omicidi, dai giochi di potere alla distruzione che si lasciano dietro, sono Martin, Wendy e perfino la stessa Ruth a risultare come i veri pazzi di questa storia.
Dopo venti episodi di tensione crescente, è proprio la terza stagione a rappresentare il punto di rottura in Ozark – e Ben è l’emblema di questo irreversibile cambiamento: se il caos, la progressiva perdita del controllo e del proprio stesso compasso morale rappresentavano inzialmente cari prezzi da pagare per sopravvivere, ora è evidente che questa vita di criminalità ha conquistato e riaccesso l’ambizione della famiglia Byrde che, affamata e disposta a tutto, non si ferma neanche di fronte al sacrificio più grande.
Anche in questo caso, però, il tragico sacrificio di Ben da parte di Wendy non viene rappresentato nelle ultime puntate come un gesto facile: tentano in tutti modi di evitare la soluzione estrema, ma risulta sempre più evidente che nessuno ormai può permettersi errori, sbavature, incertezze.
Nelle scene con Laura Linney, la strepitosa attrice che interpreta sua sorella, Tom Pelphrey dà il meglio di sè: regredisce in uno stato di dipendenza, perde il domino sui propri sentimenti e sulle proprie azioni. Anche se razionalmente sa che mantenere il segreto di sua sorella – e Ruth, di cui è follemente innamorato – è di vitale importanza, le sue azioni lo portano su un sentiero opposto, lo spingono a voler dire tutta la verità.
Di fronte a una situazione del genere non c’è molto da fare: la scena in cui Wendy lo abbandona al bar è forse il punto di massima tensione e tragicità dell’intera serie. Le morti in Ozark sono sempre state tante e molte di queste riguardano persone innocenti, ma la morte di Ben risulta inevitabile e, proprio per questo, ancora più dolorosa.
Pur essendo stato presente per una sola stagione, il personaggio di Tom Pelphrey ha smosso sentimenti sopiti che cambieranno per sempre le dinamiche tra gli altri, ha tolto il velo di scuse e giustificazioni che ha permesso a Wendy e Martin di mantenere la propria coscienza a bada fino a questo momento. Il suo fantasma, tormentato come in vita, sarà una presenza importante e divisiva che aleggerà nella quarta stagione di Ozark (più informazioni qui).
Il plauso più importante tocca quindi a Tom Pelphrey e alle sue capacità attoriali: ha portato in vita un personaggio delicato, difficile e che poteva facilmente risultare esagerato e lontano dal ritmo della serie. A partire da un’enorme sfida di scrittura qualitativamente irreprensibile è riuscito nell’arduo compito di creare una performance composita, realistica e pungente. Ha donato un’aggressività e allo stesso tempo una delicatezza fondamentale.
Sicuramente sentiremo ancora parlare di questo bravissimo attore, ma gli spettatori di Ozark potranno sempre ricordarlo come l’imprevedibile forza della natura che ha conquistato, con la sua energia e nonostante i suoi demoni, un personaggio difficile come Ruth Langmore, ma anche e soprattutto i nostri cuori.