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Marty, la solerte garanzia della famiglia Byrde

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Ozark è un sistema di complesse dinamiche umane al cui centro c’è Martin Byrde. Questa fitta rete è simboleggiata da un cerchio, visivamente presente nella O di Ozark a inizio di ogni puntata. E a tracciare questa figura geometrica è proprio Marty che la disegna, ma al tempo stesso vorrebbe uscirne. La serie tv rappresenta proprio la solitudine di un uomo che regge un organismo, quell’organismo che da un momento all’altro può farlo soccombere. Come fosse una spada di Damocle moderna.

Ozark

Ozark è composta da quattro stagioni in cui la famiglia Byrde collabora col cartello messicano. A comporre questa sinfonia illegale è ovviamente Marty Byrde, che in pochi secondi si inventa un piano finanziario per riciclare i soldi del cartello in un posto non sospetto: a Ozark, un innocente villaggio turistico nel Missouri. Ciò che succederà dopo il trasferimento della famiglia Byrde nelle Ozark sarà un complesso filo di intrecci che andranno ad annodarsi non solo con il cartello, ma con altri criminali locali come la famiglia Snells che produce eroina e la mafia di Kansas City. Il protagonista riuscirà a creare accordi con tutti questi variegati gruppi di criminali, non solo perché è un abile consulente finanziario ma perché riesce a capire i loro meccanismi sociali. Marty, infatti, entra nella mente di ogni gruppo criminale facendo leva sul DNA culturale dei loro imperi illegali. Gli Snell, ad esempio, sono una famiglia legata all’antico principio della terra, per loro il potere si eredita per sangue (e col sangue) e non accettano mai qualcosa che alteri tale lignaggio. Dall’altra parte c’è il cartello messicano che ha una base culturale diversa, con prerogative che superano i confini locali (come il piccolo regno degli Snell) perché punta a un grande impero internazionale. Marty riesce a comprendere il diverso linguaggio di queste organizzazioni e lo parla così fluentemente da riuscire ad alimentare l’impero dei messicani e al contempo salvaguardare il principio agricolo-familiare degli Snell.

Ma la grande sfida di Marty è collegare questo cerchio con l’unico sistema che gli preme salvaguardare, ossia la sua famiglia.

Ozark

L’ingegnoso consulente finanziario capisce che per collaborare con più gruppi criminali deve creare lui stesso un’organizzazione e salvaguardare così il sistema complessivo. E quale migliore organizzazione se non la sua stessa famiglia? È questo il piatto vincente: coinvolgere la famiglia significa creare dinamiche interpersonali tra le diverse organizzazioni criminali che funzionano proprio perché si poggiano su meccanismi sociali e intimi; famiglia, affetto, potere e denaro sono strettamente collegati. Gli Snell, la mafia di Kansas City, il cartello messicano e i Langmore nonostante siano legati alle proprie famiglie non saranno mai forti come i Byrde per un motivo principale: nessuno di loro soggiogherà l’altro al punto da sacrificare la famiglia per impulsi personali. Certo, dalla seconda stagione Wendy inizia a capire il suo potere di persuasione e si fa prendere la mano dalla brama di potere. Il figlio minore Jonah inizia a ribellarsi con i genitori e si mette in affari con Ruth, ma nonostante ciò i Byrde non scendono mai a patti col diavolo. E tutto questo lo devono a Marty che ama la sua famiglia ma al tempo stesso ci vive con mente fredda e distaccata, e per salvaguardarla ha bisogno di essere lucido. Ciò che preme a Marty è la sopravvivenza della sua famiglia ad ogni costo, non ha interesse nel denaro o nel potere ma le sue azioni (anche quelle più infime) sono indirizzate a tenerla in vita. Insomma, Marty è all’interno della sua famiglia ma al tempo stesso ne è anche fuori, come un eterno ossimoro.

Marty e il femminismo

Ozark

La forza della serie tv risiede anche nel fatto di introdurre il femminismo in un mondo – quello criminale – spesso dominato da uomini. E la cosa particolare è che Ozark (qui i 5 migliori episodi della serie) riesce a far parlare le donne nonostante il protagonista indiscusso sia Marty. Come ci riesce? La risposta è sempre nel concetto di equilibrio. Per riscattare il potere delle donne la serie non ha bisogno di diminuire i personaggi maschili o sminuirli. No, molti criminali sono spietati e il protagonista non si fa mai intimidire dalle richieste di donne aggressive come Darlene. Semplicemente c’è un equilibrio tra il potere maschile e quello femminile, nessuno prevale sull’altro ed entrambi trovano il loro spazio di azione. Wendy riesce a trovare il suo scopo nella politica e Marty non la ostacolerà in questo. Ruth (la splendida Julia Gardner) si troverà un suo posto nel mondo e Darlene sarà coerente fino alla fine con la sua ingenua malignità. Il riscatto di ogni personaggio femminile troverà sempre terreno fertile nonostante Marty emancipi sempre se stesso dalla criminalità e della famiglia. Nessuno prevale sull’altro perché c’è posto per tutti nella narrazione ed è questo il potere di Ozark: raccontarci più storie senza la pretesa di una gerarchia di genere e narrativa.

Marty vs Marty

Ozark

Alla fine Marty riesce a tracciare questo grande cerchio intrappolandosi dentro. Ma dopo la fatica di mantenere in piedi tutte queste complesse dinamiche, il nostro protagonista riuscirà ad uscirne e ad affrontare se stesso? La sua grande capacità di capire i sogni degli altri l’ha portato ad alienarsi da se stesso, è stato l’unico modo per prevedere i meccanismi finanziari e proteggere la sua famiglia. Ma Marty non è una macchina e l’alienazione non potrà reggere a lungo. Arriverà un momento in cui dovrà rispondere della propria coscienza, in cui dovrà risvegliare quella parte di sé che contiene sogni, obiettivi e speranze. Forse il protagonista evita tutto questo perché sa che il suo vero nemico non è Navarro, Darlene o l’FBI ma è se stesso, e se si fermasse a contemplare la sua parte interiore diventerebbe davvero il suo stesso nemico. Per adesso possiamo solo ipotizzare come finirà Ozark, di certo sappiamo tutti che Marty Byrde cadrà sempre in piedi. Forse.

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