Attenzione, l’articolo può contenere spoiler di tutte le stagioni di Ozark.
Ruth Langmore non è mai stata una ragazzina qualunque. Nemmeno nei primissimi episodi di Ozark, quando la famiglia Byrde ha messo piede nel suo territorio, sconvolgendole – volontariamente o meno – la vita. Lo sguardo tagliente, allo stesso tempo forte e fragile, e quei ricci ribelli, quasi metafora della sua personalità, ci hanno messo subito in allarme. Il talento di Julia Garner e l’ottima scrittura del personaggio (che in Ozark si affianca ad altre figure femminili dalla personalità interessante e originale) hanno fatto il resto: se ne potevamo avere il dubbio a serie ancora in corso, adesso che è possibile osservare il quadro completo possiamo affermare con certezza che sarà molto difficile dimenticarsi di Ruth. Un personaggio che all’inizio poteva rischiare di essere etichettato come secondario, messo in disparte rispetto alla complessità e centralità della famiglia Byrde – in particolare i coniugi Marty e Wendy – ha saputo prendersi la scena e farla sua.
Ma in che modo Ruth ha saputo conquistare gli spettatori di Ozark?
Una ragazza allo sbando. È questa la prima immagine che il pubblico ha di lei: proveniente da una famiglia povera e disfunzionale, ma molto furba e desiderosa di arricchirsi in modo non necessariamente legittimi, Ruth si distingue fin dal primo momento come una ragazza diversa. Da chi? Da Charlotte e Jonah, la controparte “giovane”, appartenente alla famiglia Byrde, e, in realtà, anche dal suo stesso cugino Wyatt. Perché Ruth dà subito quell’impressione di essere un passo avanti, di non avere paura e affrontare la vita con temerarietà. Infatti, la si vede subito entrare in azione per rubare i soldi che Marty vorrebbe riciclare. Quel che è chiaro fin dal principio, è che Ruth Langmore non se ne sta con le mani in mano. Ruth Langmore agisce.
Questo non significa che il personaggio interpretato da Julia Garner sia invincibile e tutto d’un pezzo. No, questo avrebbe di certo appiattito la sua personalità. Ciò che risulta estremamente efficace nella costruzione del carattere di Ruth è la sua miscela di determinazione e malinconia, forza e tormento. Del resto, con il background familiare che si ritrova, Ruth non potrebbe mai essere un personaggio in pace con sé stesso.
Il piano per sottrarre i soldi ai Byrde è orchestrato proprio dalla famiglia Langmore, non da Ruth in solitudine. Ma se fosse la famiglia stessa il punto debole della ragazza? Man mano che si scoprono informazioni sul suo passato e sulle sue relazioni, si scopre quanto sia grande l’influenza del padre su di lei. Un padre che sta in prigione, a sottolineare ancora una volta quanto complicata e diversa da quella di altri adolescenti possa essere stata la vita di Ruth ancor prima dell’arrivo dei Byrde, e che è in grado di piegare la forte personalità della figlia.
Perché Ruth, come ogni figlia, vorrebbe rendere orgoglioso suo padre.
Ed è proprio nel rapporto con suo padre che Ruth appare davvero una ragazza dell’età che ha, perché a volte si ha quasi l’impressione di avere a che fare con una adulta (un dubbio che, invece, per quanto riguarda Charlotte e Jonah non sorge mai). Seguendo quindi il piano di famiglia e il famoso criterio per il quale bisognerebbe tenersi stretti gli amici, ma ancor più stretti i nemici, Ruth diventa una alleata di Marty.
Un elemento non da poco che in parte forgerà il carattere di Ruth, che si ritroverà a imparare i trucchi del mestiere da Marty Byrde e allo stesso tempo imparerà a relazionarsi con persone al di fuori della propria famiglia. In questa fase di Ozark, Ruth comincia a stupire in maniera più incisiva per la sua tenacia e per il modo con cui sa tenere testa a molti altri personaggi. Ci rendiamo conto che è in grado di gestire affari importanti, di tenere in piedi un locale e di fare cose che non tutti i ragazzi della sua età saprebbero fare.
E, sempre in questa fase, ci si inizia ad addentrare sempre più nel lato più oscuro della ragazza, che intende addirittura togliere di mezzo Marty. Un’idea più complicata del previsto, e non solo perché uccidere non è cosa da poco. Perché, in un certo senso, Marty assume le sembianze di un secondo padre, cosa che creerà non pochi problemi all’uscita di prigione del vero signor Langmore.
Ma nessuno dei due può essere un “vero” padre per Ruth.
Cade Langmore tira fuori solo il peggio della figlia e la distrugge psicologicamente. Non è subito chiaro per Ruth, che nella seconda stagione di Ozark prova a rendere il padre fiero di lei in ogni modo, non facendo altro che farsi del male da sola. Ma, per quanto rispetto agli inizi il rapporto tra lei e Marty sia cambiato, nemmeno lui può assumere un reale ruolo genitoriale per la ragazza. I Byrde cercheranno di accogliere Ruth, ci proveranno davvero, ma sarà sempre come la tessera di un puzzle che prova a incastrarsi tra pezzi sbagliati.
Ruth, di fatto, è sola. Questo la rende più forte e la rende più fragile. L’avvicina ancora di più al pubblico che prova empatia per lei, nonostante non sia un personaggio perfetto. Perché di motivi per non apprezzare Ruth ce ne sarebbero molti, ma la realtà è che in Ozark non esiste nessun personaggio irreprensibile. E allora perché non sostenere Ruth, nonostante varie scelte illegali o immorali? Perché non prendere le parti di una ragazza che è dovuta crescere così in fretta e che nonostante tutto il mondo le remi contro, cerca di proseguire per la sua strada e ottenere ciò che vuole?
Una risposta alla solitudine, nella terza stagione di Ozark, sembra essere Ben, il fratello di Wendy. Nasce un’attrazione proprio tra lui e Ruth, nonostante l’ampia differenza di età. La ragazza sembra stare bene con lui, è quasi felice. Anche questo rapporto però è destinato a durare poco, vista la dipartita dell’uomo. Non c’è pace per Ruth, che vede sgretolarsi davanti ai suoi occhi ogni singola possibilità di trovare uno scorcio di tranquillità.
Ed è il momento di un altro cambio di fronte.
Non può più stare accanto ai Byrde dopo quello che è successo a Ben, allora Ruth con chi si allea? Con Darlene, un altro personaggio femminile complesso e sfaccettato. Ma questo continuo cambio di fronte non fa che dimostrare un unico fatto: Ruth non è in squadra con nessuno, Ruth è in squadra con Ruth. La ragazza può essere fedele solo a sé stessa, non solo per volere suo, ma anche per le circostanze e le dinamiche dentro cui si ritrova ogni volta.
Chiunque, al suo posto, uscirebbe di testa. E a volte Ruth lo fa, si lascia andare, urla. Ma non si piega mai del tutto: è sempre pronta a rialzarsi. Così come è pronta a fare l’impossibile per le persone a cui tiene. Da ciò che è stato analizzato finora, infatti, si potrebbe erroneamente dedurre che la solitudine di Ruth vada di pari passo con una indifferenza nei confronti degli altri. Eppure, Ruth un cuore ce l’ha.
La morte del cugino Wyatt la sconvolge e la ragazza sa che non troverà pace finché non l’avrà vendicata. Una Ruth in cerca di vendetta è proprio quella che ci accoglie all’inizio della seconda parte della quarta stagione, con un intenso episodio incentrato su di lei: è ormai chiaro che il personaggio sappia reggere interi episodi sulle proprie spalle, non più figura secondaria ma principale.
Questo episodio sa mostrarci tutti i lati di Ruth, oltre a sottolineare ancora una volta il talento di Julia Garner.
Una Ruth distrutta. Una Ruth risoluta. Una Ruth incerta. Una Ruth decisa. Una Ruth silenziosa. Una Ruth che urla. Tutto questo ventaglio di sensazioni ed espressioni in un’ora che celebra le sfaccettature del personaggio, che no, non è proprio solo la ragazzina sbandata che si era intravista agli inizi. Quante sofferenze ha vissuto Ruth prima di questo momento? Quanti piani ha elaborato? Quanto è cresciuta? Quante volte si è rialzata? Quanto in basso è caduta? E, soprattutto, come fa ad avere ancora la forza anche solo di stare in piedi?
La freddezza con cui preme il grilletto per uccidere Javier ci lascia comunque sbalorditi, perché Ruth è quel personaggio da cui ti aspetti di tutto, ma che riesce sempre a sorprenderti. La ruota delle morti, però, in Ozark non smette mai di girare. E non guarda in faccia nessuno, nemmeno chi ha passato le pene dell’inferno.
Tocca anche a lei, a Ruth. Una fine che scontenta molti, ma che in fin dei conti non potrebbe essere più azzeccata. La morte è stata l’unica cosa che l’ha potuta fermare. Un punto messo a una vita travagliata e intensa, proprio come la personalità stessa della ragazza.
Noi, però, non smetteremo di parlare di Ruth Langmore: un personaggio che è emerso in mezzo a dei giganti – Marty, Wendy, Darlene, tutte personalità di grande impatto. Una riuscita per nulla scontata, merito non solo della scrittura, ma naturalmente anche della magistrale interpretazione di Julia Garner, che ha saputo prendersi il suo meritato spazio in un cast non da poco .