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Quel season finale con Helen ci diede la conferma definitiva che Ozark ė alta televisione

Helen Pierce in Ozark
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ATTENZIONE: l’articolo contiene un importante spoiler sulla terza stagione di Ozark!!

Ozark è una delle migliori serie tv che siano mai state prodotte da Netflix. Di certo, la migliore del suo genere. È una gemma rara, sempre più rara, che va annoverata per forza tra le migliori produzioni televisive dell’ultimo decennio. Almeno. È un capolavoro, per quanto malleabili siano diventati i confini di questa parola, che abbraccia tutto e niente, che fa strillare alla meraviglia anche quando non ce ne sarebbero i presupposti. Ma Ozark è qualcosa di mastodontico, anche se forse in questi tempi di proliferazione massiccia di drammi televisivi non ce ne siamo neppure resi conto.

Ozark è palpitante, angosciante, tormentosa e cupa, adrenalinica e spettacolare. Attenta ai dettagli, esperta nel manipolare le emozioni, attraversata da una tensione tangibile, come fosse modellata attorno ai cavi dell’elettricità.

Ha una fotografia che sa restituire in maniera palpabile il tono cupo e drammatico della trama, spalmato sui colori azzurrognoli che rimandano alle profondità insondabili del lago, scenario e protagonista invisibile dell’opera. La regia di Ozark è equilibrata, ma sa infilare la tensione anche nei gesti di banale quotidianità. È come se tutto fosse impregnato dell’acqua piatta del lago di Ozark. Ristagnante e sporca, ma innaturalmente calma. Ozark è alta televisione. Altissima televisione. E ce lo ha dimostrato in più frangenti nel corso delle sue (sole) quattro stagioni. A partire dal pilot: perfetto, straordinario, già calato nelle viscere della storia. Una storia agghiacciante e dinamica, che si è fatta via via sempre più coinvolgente grazie al saggio bilanciamento di plot twist, uno più spiazzante dell’altro.

Marty Byrde in una scena di Ozark
credits: Netflix

I colpi di scena sono uno degli elementi forti di una serie tv come Ozark. Non è facile costruire un plot twist: alcuni sembrano telefonati e scontati, altri stravolgono il senso della storia, altri ancora potrebbero non essere coerenti con il cuore del racconto. La ricetta per elaborare il colpo di scena perfetto deve tener conto degli strumenti a disposizione, del contesto nel quale lo si inserisce, dell’impatto che avrà sulla storia, dei tempi e dei momenti che si sceglieranno per presentarlo al pubblico. E Ozark ha dimostrato di essere una serie tv abilissima nello sconvolgere lo spettatore con plot twist ogni volta inaspettati e dalle conseguenze imprevedibili. Il ritmo della serie porta ad un innalzamento costante del climax.

Man mano che si va avanti con gli episodi, la tensione sale fino al momento cruciale in cui qualcosa (o tutto) cambia, che solitamente coincide con il finale di stagione.

La prima stagione di Ozark si era chiusa con uno di questi momenti agghiaccianti e memorabili: Darlene che spara a Del per un puro capriccio, dopo momenti concitatissimi di trattative che avevano portato al miglior accordo possibile tra gli Snell e gli uomini del cartello. Anche in quel caso, sceneggiatori e regista avevano portato il climax al suo apice, raggiunto con le trattative al tavolo degli Snell. Proprio quando Marty aveva messo tutti d’accordo, la tensione era scemata e il clima si era fatto più disteso, è proprio in quel momento, quando lo spettatore meno se lo aspetta, che viene inserito lo sparo di Darlene che manda Del al creatore. Niente preavviso, nessuna trattazione. Solo lo sparo improvviso e il corpo di Del che si accascia al suolo, ucciso sul colpo. Così Ozark rimette tutto in gioco, sempre.

Una scena tratta dalla serie tv Netflix Ozark
credits: Netflix

Ci vogliono interi episodi per giungere ad un punto di svolta e, proprio quando quella svolta si materializza, un evento inatteso cambia le regole del gioco. Così i personaggi (e noi spettatori) vengono inghiottiti di volta in volta nel vortice degli eventi di Ozark.

Il season finale della terza stagione non si discosta molto da quanto detto. La terza – ancor più delle precedenti – è una stagione molto concitata. Se nella prima il focus della storia era centrato soprattutto sulle scelte di Marty Byrde e nella seconda sulla scalata al potere di Wendy, la terza è la stagione della consacrazione della famiglia Byrde. Una consacrazione anelata da Wendy e tenuta sott’occhio da Marty, ma che arriva ad un prezzo altissimo. Wendy riesce a conquistarsi la fiducia di Navarro, ma per allontanare ogni ombra di dubbio sulla sua lealtà e sulle sue intenzioni è costretta a sacrificare una delle cose più importanti. Tom Pelphrey è una new entry eccezionale, che ha fatto sì che la storia non si appiattisse nella terza stagione ma trovasse di volta in volta stimoli nuovi.

Il rapporto tra Ben e i Byrde, in particolare quello con sua sorella, è centrale in questo ciclo di episodi. Il sacrificio compiuto da Wendy in uno degli episodi più strazianti di Ozark, alza il carico emotivo della serie e consegna al season finale il compito di traghettare i personaggi verso il capitolo conclusivo dello show. L’ultima puntata della terza stagione risente di tutta la tensione accumulata negli episodi precedenti. Marty e Wendy sono stressati, costantemente sotto pressione, in bilico tra il successo e il fallimento, tra la vita e la morte. La scomparsa di Ben ha stravolto le dinamiche familiari: se Charlotte riesce a suo modo ad elaborare il lutto, passare oltre è molto più difficile per Jonah, che nel finale di stagione piomba a casa di Helen Price con un fucile carico, pronto a eliminarla per vendicare suo zio.

Erin e Helen in una scena tratta da Ozark
credits: Netflix

Ozark ci ha abituati a cambiamenti spiazzanti, per cui quando la tensione è così alta sappiamo che tutto può succedere.

Helen deve partire per il Messico per permettere a Navarro di ricongiungersi con la famiglia. La donna sembra essere il vero braccio destro di Navarro, la persona che si occupa degli affari del cartello negli Stati Uniti. Ha deciso di prendere il posto dei Byrde nella gestione delle operazioni di riciclaggio attraverso il casinò. È la donna perfetta per farlo: esperta nel suo lavoro, fredda e glaciale nella gestione degli affari, leale al cartello. Un osso duro difficile da disinnescare per Marty e Wendy. I due sono stati invitati in Messico da Navarro. È una fase cruciale della storia, probabilmente quella in cui abbiamo temuto di più per la sopravvivenza dei Byrde. Navarro è sconvolto dall’attacco a sorpresa dei Lagunes.

È arrabbiato e vendicativo e sta studiando con attenzione le prossime mosse. Per Navarro sarebbe più semplice far fuori Marty e Wendy e affidare ad Helen la gestione totale dei suoi affari. Ad Ozark, intanto, un evento si sovrappone all’altro: Ruth taglia i rapporti con i Byrde e viene assodata da Darlene, Sam Dermody viene arrestato per mandare un segnale a Marty, che deve scegliere se collaborare o meno con l’FBI, i Lagunes assaltano i Cosgrove. Navarro vuole Marty e Wendy in Messico al battesimo del figlio scampato alla sparatoria. Quando salgono sull’aereo, i soli a sapere dove stanno andando sono Charlotte, Jonah e Maya, che prega Marty di non salire a bordo perché potrebbe essere l’ultima cosa che fa.

Arrivati davanti alla tenuta di Navarro, in Messico, sappiamo che il boss dovrà decidere delle sorti di Marty e Wendy.

Cliffhanger terza stagione
Netflix

Siamo nei minuti finali dell’episodio, quelli che ci collegheranno alla stagione finale. Accade tutto in un paio di secondi, non di più. Navarro si avvicina ai suoi ospiti, Helen, Marty e Wendy si apprestano a salutarlo e proprio in quell’istante Nelson uccide Helen. È un colpo, uno solo. Come quello che nel finale della prima stagione Darlene aveva speso per uccidere Del. Secco, improvviso, inatteso. Un cliffhanger di tutto rispetto, che ci lascia spiazzati, esterrefatti, colti alla sprovvista. Ozark ci aveva abituati bene, ma con questo plot twist ha fatto ancora di più: ha dimostrato di essere alta (altissima) televisione.

Ci ha portati in una direzione, lasciandoci seguire una rotta, e poi ci ha buttati giù dall’aereo, sprovvisti di paracadute. Siamo atterrati in un nuovo scenario, di cui avremmo avuto chiari i contorni solo con l’arrivo della quarta stagione. Altra perla di rara bellezza.

Al momento della sua distribuzione, si è parlato molto di Ozark, soprattutto paragonandola ad altre serie dello stesso genere, Breaking Bad su tutte. Ma per rendere davvero giustizia ad una meraviglia del genere, ci si dovrebbe soffermare su tutto ciò che l’ha resa spettacolare, sfilandola da qualsiasi accostamento e amandola unicamente (o almeno principalmente) per quello che è stata: una prova di altissima televisione.

Una cosa è certa: Ozark non ha il senso del limite