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Hanno Ucciso L’Uomo Ragno – Le Pagelle della terza e quarta puntata

Matteo Oscar Giuggioli ed Elia Nuzzolo in una scena del terzo episodio di Hanno Ucciso L'Uomo Ragno
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Anni ’90 o anni 2000? Ogni giorno qualcuno si sveglia e pone questa domanda a qualsiasi interlocutore abbia accanto, mettendolo in crisi tra passato e presente. Ora, chi scrive effettivamente degli anni ’90 ha vissuto poco e niente perché è nata soltanto nel ’97, vegetando quegli anni con la stessa modalità con cui vorrebbe vivere quelli di adesso: mangiando, facendo il rigurgitino e dormendo. Quindi sì’, se chiedete a me gli anni ’90 sono stati una figata pazzesca. Il bello, però, è che ogni pezzo di storia è collezionabile. Le cose che, seppur non vissute o ricordate, riesci comunque a conoscere e riconoscere. E così io degli anni ’90 so comunque un botto di roba. Come la forma dei computer di quei tempi, che per chiamare il tipo per cui ti sei preso la sbandata dovevi prima parlare con la sua settima generazione. So di Friends, di Sex and the City. Del Tamagotchi, di MTV. Di Bill Clinton e Monica Lewinsky. E, tra le altre cose, so anche di chi in una cameretta di Pavia tirava fuori cose come Hanno Ucciso L’uomo Ragno.

E sapete qual è la cosa assurda della storia? La possibilità di pagellarla. Come farò adesso con La Leggendaria Storia degli 883, quei pischelletti fuori di testa che con un pulmino dei fiori sono andati a scrivere la colonna sonora di una popolazione intera per poi andare a fare la maturità come se nulla fosse successo. Una roba fuori da ogni limite che per forza adesso dobbiamo pagellare. Perché Hanno Ucciso L’Uomo Ragno è una figata pazzesca, e lo diciamo nel modo più pop possibile, nello stesso modo in cui lo direbbero anche loro.

Da A Silvia a Claudio Cecchetto su di giri: ecco le folli pagelle del terzo e quarto episodio di Hanno Ucciso L’Uomo Ragno

Max Pezzali – 8+

Elia Nuzzolo in una scena del terzo episodio di Hanno Ucciso L'Uomo Ragno
©SKY

Nulla ti fa sentire rincuorato di essere nel 2024 più di Massimo Pezzali, in arte padre supremo Max. Il peso della tecnologia che deve ancora esplodere del tutto lui te lo fa sentire in ogni istante. Ogni suo movimento e basilare azione sono una guerra con se stesso, con la sua nobilissima arte dell’arrangiarsi. Perché non importa se sei al tuo primo evento televisivo che potrebbe svoltarti la carriera, perché tutto verrà comunque vissuto come la simulazione di una giornata passata tra le miniere.

Se nel tuo stesso corridoio becchi un idolo che forse non incontrerai mai più nei secoli e nei secoli, non puoi tirar fuori il telefono per fermare il momento e al massimo beccarti un no come risposta. Devi prima andare a recuperare una macchina fotografica in un negozio che chiaramente sta chiudendo, tornare totalmente sudato dal tuo idolo tanto da generare una distanza simile a quella dei tempi della pandemia, e poi beccarti un no.

Il grillo parlante della coppia, la rappresentazione di Cartesio che di tanto in tanto si ferma e riflette valutando cose come penso dunque sono, che nella Serie Tv diventa qualcosa come Silvia mi ha bidonato e quindi canto. Il buon Pezzali è l’amico che vorresti ma anche quello a cui non racconteresti mai una tua paranoia perché potrebbe convincerti della sua realizzabilità. Roba per cui dopo due birre non ce la puoi proprio fare allora glielo dici: Vogliamoci bene Max, ma limitiamoci a cantare.

Come la versione maschile di Adele, Max in questa puntata tira fuori la hit grazie alle menate di Silvia che – facendo finta di niente – trasforma un ragazzo che se la sogna la notte in un migliore amico a cui raccontare problemi sentimentali. Perché forse è vero che gli anni ’90 erano una figata pazzesca, ma ci sono cose che non cambiano mai. Che si tramandano di epoca in epoca. E neanche la bellezza degli anni ’90 può far fuori qualcosa di ineluttabile come la friendzone.

Mauro Repetto – 10

Matteo Oscar Giuggioli in una scena di Hanno Ucciso L'Uomo Ragno
©SKY

Non è ancora finita ma noi ne sentiamo già la mancanza. Per questo motivo vogliamo guardare avanti e immaginare un futuro ipotetico in cui Hanno Ucciso L’Uomo Ragno ritorna con uno spin off totalmente dedicato agli esami di Mauro Repetto. Non importa quali. Patente, maturità università, tesi di laurea, esami del sangue. Pretendiamo una Serie Tv antologica con un episodio sempre diverso che vede Repetto alle prese con un test da fare. Non chiediamo altro. Ne abbiamo bisogno per vivere, per sapere che il portatore sano dell’ansia, della frustrazione e del totale senso di smarrimento ritorni sui nostri schermi con uno dei suoi slogan. Perché qualsiasi frase dica Mauro Repetto, è corretta. E’ già stata detta. Comunque se lei firma io andrei è il collante che lega generazioni che pensano di non avere niente in comune.

Quando raccontano gli anni ’90 come se fossero un mondo a parte che in comune con il 2000 non ha nulla, ricordategli questa frase che ha unito le epoche più di una puntata di Dark. Mauro Repetto è il nostro personalissimo Alberto Angela. La mano che si fa strada dentro il nostro senso di inadeguatezza che lamenta la presenza di un sogno che non sa come realizzare e quindi che stress e l’assenza di un sogno da realizzare che non lo faccia soffrire abbastanza. Perché la Skincare di noi bellissimi sono le lacrime.

Nella testa di Mauro Repetto è tutto facile ed è tutto complicatissimo al tempo stesso. Le cose difficili sono semplicissime e quelle semplicissime sono difficilissime. Un paradosso che mi rende sempre debole alla mente di Repetto, così simile alla mia in cui va tutto bene se va tutto storto. E’ la normalità delle cose insomma. Ma come vorrei che fosse semplice come gli anni ’90 far pace con qualcuno dopo che avete interrotto i rapporti per un anno. Che bastasse un giro in motorino e poi ‘puff: la polemica è finita e tutto riparte da zero. Senza i convenevoli di adesso, l’unfollow da Instagram, il like che non mette più per ripicca. Tutte robe del 2024 che sì, mi fanno ritornare al concetto di prima: ma quanto stavo bene negli anni ’90, anche se quasi non ci sono mai stata.

Silvia – 7

Ludovica Barbarito in una scena do Hanno Ucciso L'Uomo Ragno
©SKY

E’ l’unico personaggio di Hanno Ucciso L’Uomo Ragno a non essere ispirato davvero a un personaggio realmente esistito (se volete, abbiamo approfondito qui). Ma in realtà Silvia la conosciamo tutti. E’ la Silvia che capita a tutti. Che sarà capitata a Max Pezzali tanto quanto al vicino di casa. E’ L’Eleonora Duse di D’Annunzio e la Beatrice di Dante, la Laura di Petrarca, le pupille offuscate di Montale. La Silvia con cui Giacomo Leopardi ha tirato su il capolavoro, ed è la Silvia con cui Max Pezzali ha scritto i suoi più grandi successi.

E poco importa se al momento mi sta in un luogo imprecisato (ma che in realtà so benissimo e che non scrivo per educazione) che va dalla testa ai piedi, perché non c’è niente che alla fine cambierei. Ha ispirato la colonna sonora della mia vita. Quella con cui mi sono distrutta male già a 8 anni quando cantavo con aria consapevole e sofferta Come mai ma chi sarai per fare questo a me, perché il drama è sempre stato casa mia. E gli 883 sono perfetti quando vuoi sentirti nel pieno spirito di un film romantico caratterizzato da un amore straziante. E lo sono anche quando decidi che basta, s’è fatta una certa e ho sofferto troppo: quindi passiamo al prossimo caso umano e la certezza assoluta che, anche se poi ritorneremo a cantare Come Mai, intanto possiamo ricordarci di essere vivi con Gli Anni.

Claudio Cecchetto – 9

Roberto Zibetti in una scena di Hanno Ucciso L'Uomo Ragno
©SKY

Meraviglioso. Fantastico. Poetico. La rappresentazione di Claudio Cecchetto in Hanno Ucciso L’Uomo Ragno è straordinaria. Un talent scout talmente tanto esaltato dal successo e dalle premesse del futuro da sembrare in stato di costante alterazione. In quel futuro di quei due ragazzi vestiti come se l’esibizione avvenisse al buio con telecamere spente, lui ci crede più di loro. Perfino di Mauro Repetto. Ci crede più di quel furgoncino che non c’ha creduto abbastanza tanto da lasciarli a piedi. E allora diciamolo: tutti abbiamo bisogno di una versione simile a quella che abbiamo visto nella serie di Claudio Cecchetto nella nostra vita, il talent scout delle nostre anime.

Gli amici di Hanno Ucciso L’uomo Ragno- 10+++

Davide Calgaro e Elia Nuzzolo in Hanno Ucciso L'Uomo Ragno
©SKY

Io lo so che l’ho già detto di metà dei personaggi, ma ho sviluppato come un’ossessione. L’esigenza costante di svegliarmi al mattino e sapere che la mia giornata sarà distribuita tra Massimo che si lamenta, Mauro che si presenta a casa mia totalmente a caso, Cecchetto che mi dà una botta d’autostima e Cisco che chiude le mie 12 ore in posti sperduti. Non chiedo altro: solo una giornata nella sceneggiatura di Hanno Ucciso L’Uomo Ragno, così da poter davvero un senso a Gli Anni cantata a squarciagola.

Ma mi rincuoro. Almeno per le prossime settimane, il venerdì per un’ora e mezza sarà più o meno così: una finestra negli anni ’90 e la certezza assoluta che quando giungerò alla fine della puntata sarò più felice di quando l’ho cominciata. Perché io nella vita vorrei pure avere un Cisco nel mio cervello con cui andare in motorino sempre in due, ma non ce l’ho. E devo arrangiarmi con l’anima sfinita di Massimo e il pensiero costante e pure oggi siamo vivi, caz*o di Mauro. Ma ce la possiamo fare. D’altronde a volte a essere pecorelle smarrite si finisce per diventare delle star.

A proposito, lo sapevate? Nella serie ‘Hanno Ucciso l’Uomo Ragno’ alcune cose sono vere, altre inventate: vi raccontiamo tutto qui