Che cosa c’è in un nome? È questo il titolo dell’ultimo episodio della miniserie Painkiller, lanciata lo scorso anno su Netflix con un meritatissimo clamore. Tanto avrete sicuramente letto riguardo al tema centrale della storia, trattato anche attraverso canali precedenti come l’acclamato show Dopesick- Dichiarazione di dipendenza (qui un articolo sulla serie) e contemporanei. Sono stati 300.000 i morti di overdose da OxyContin negli Stati Uniti, mentre ogni giorno continuano a perirne ogni circa 40 a causa di oppioidi di ogni tipo. Ma come abbiamo potuto appurare, di questo ai Sackler non è mai importato.
Edie Flowers, per gran parte della sua vita, si è abnegata con devozione e audacia al suo lavoro, affinché potesse far chiudere i battenti alla Purdue Pharma. Voleva mettere a tacere le bocche avide ed infime di tutti i complici di quello spaccio che sembrava smisurato e irreversibile. Doveva vincere perché la gravità stava nell’averlo reso lecito mediante ancor più vili espedienti. Mi riferisco infatti all’ingannevole merchandising, alle memorabili feste aziendali e agli smaglianti sorrisi di giovani ragazze adescate in una terribile prostituzione farmaceutica.
Ma cosa è deducibile dunque da questa tragica storia raccontata da Painkiller?
La prima risposta non può che vertere su quanto lontano dalla dignità umana sia stato l’animo dei Sackler e di tutti i suoi adepti. Su quanta viscerale ed interiore sia stata la povertà che li ha da sempre condannati a una vana e incontrollata ricerca del potere, del denaro, della fama e della supremazia sulla folla ignorante e corruttibile. La povertà più vera la possiamo realmente toccare con mano quando ci imbattiamo in cotanta pochezza umana. La vera dipendenza, quella più devastante e irrefrenabile, l’ha perseguita inconsapevolmente Richard Sackler dall’alba al tramonto della sua storia.
Non si è mai trattato di ossicodone, nel suo caso, ma di una bramosia senza fine che l’ha tormentato ogni giorno della sua esistenza portandogli alienazione, allucinazioni (qui una lista di serie su psicopatologie), visioni del defunto zio e manie di persecuzione. Sarete tutti d’accordo pertanto che “chi è causa dei suoi mali pianga se stesso“. Proprio qui si insinua la differenza tra l’antenato e l’erede. Arthur Sackler infatti aveva almeno una reale conoscenza nonché esperienza del settore sanitario della sua epoca. Era un uomo carismatico, un cultore delle arti e abbastanza razionale da essere cosciente del suo subdolo operato.
Non può essere assolutamente contemplata l’idea di attenuare le colpe di zio Sackler in Painkiller
È infatti lui che ha gettato le putride basi su cui si è erto l’impero dei Sackler mediante il lancio del Valium sul mercato internazionale. Dai flashback e dai ricordi della serie, si evince infatti che la sua unica intenzione era quella di mantenere un equilibrio soltanto per proteggere il nome della famiglia. Est modus in rebus dicevano i latini, ma questo l’erede della Purdue Pharma non l’ha mai voluto adoperare. Richard Sackler, piuttosto, non ha fatto altro che delegare ai suoi sottoposti le dinamiche aziendali più nefaste e difficili da gestire. Mentre lui cavalcava in prima persona l’onda della popolarità soltanto nelle situazioni più distese e piacevoli.
Non dimentichiamo di certo la scena di Painkiller in cui con tanto di occhiali da sole nero scuro, un parodico simil-camice da medico e balli ingessati, partecipa a una delle ultime feste aziendali. Di contro, iconica sarà la scena in cui il procuratore distrettuale interrogherà uno dei suoi consiglieri mentre lui gioca fuori dall’ufficio con il suo cane. Oltre all’irrimediabile e rumorosa mancanza di rispetto, questa mossa dimostra quanta saccenteria e arroganza albergasse nel suo animo. Sono tali, queste, da farlo quasi distaccare dalla realtà in modo da poter vivere il suo sogno senza sentirne le note dolenti. A completare il quadro, resta il fatto di quanto in fondo fosse becero e privo di buon gusto nel privato.
“Parlando” con lo zio, ammetterà di non essere dedito alla cultura
Lui era mosso soltanto dai soldi. Non ricercava l’onore puro, né tanto meno quello legato al patrimonio umanistico rilevato da Arthur in passato. La sua è una forma di narcisismo patologico dormiente, che lo porta ad apparire costantemente inetto e pigro quasi fosse lobotomizzato. Chissà, magari era stato proprio il vecchio zio per poterlo controllare ogni giorno della sua esistenza! Non a caso, compaiono delle spiccate componenti di humor nero come questo in alcune scene di Painkiller, volti a rincarare la componente farsesca del glaciale protagonista di questa guerra.
Pertanto, dopo questa sagace ma necessaria premessa, veniamo al momento glorioso di Painkiller in cui una portentosa Edie Flowers varcherà la soglia del tribunale per la resa dei conti con la famiglia Sackler. Qui si sarebbero messe al tavolo le prove di uno spregiudicato reato che andava avanti da anni senza venire mai sottoposto ad alcuna azione legale. Tuttavia, ecco che in quell’istante di tensione assoluta, rancore, paura, adrenalina e incommensurabile coraggio, succede l’impossibile. L’ispettrice più accorta, incorruttibile e intuitiva che poteva seguire un caso del genere, stava per essere infatti pugnalata con le esigue ma lancinanti parole del giudice.
Le stesse parole che continuavano a tormentarla e che da sempre avevano portato i Sackler ad averla vinta aggirando la legge e la popolazione. Risultato? Fedina penale sempre pulita. E adesso che il castello poteva essere abbattuto dalle fondamenta, che l’inattaccabile Richard e i suoi fedelissimi potevano venire schiacciati dalla loro stessa ingordigia, viene tirato fuori dal cappello magico un patteggiamento. Inutile dire come quest’ultimo spiegasse lo strano cipiglio del procuratore distrettuale, che prima del processo aveva accennato solo uno sfuggente saluto a Edie. Lui lo sapeva e l’aver ricevuto una telefonata di notte da Rudy Giuliani, l’avvocato più criminale d’America, lo aveva messo alle strette su tale accordo.
Questa volta non compariva “si ritiene” nei documenti legali al processo Sackler
Giuliani aveva anticipato ogni loro mossa, facendo ammettere agli assistiti la colpa di etichettatura ingannevole e fraudolenta del farmaco. Nient’altro è stato detto e d’un tratto tutto il lungo e sacrificato lavoro di Edie era andato in fumo. Non poteva chiedere un ricorso, non poteva urlar contro di loro tutta la sua delusione per il genere umano ma soprattutto per la giustizia. Richard, nel frattempo, sedeva comodamente nella sua enorme e vuota villa facendo canestro con dei popcorn in un bicchiere, ovattato nella sua bolla di dissacrante egoismo. Là fuori, intanto, la gente continuava a morire nelle proprie auto e alla luce del sole. Come il povero Glen e tutte le altre reali vittime che conosciamo all’inizio dei vari episodi.
Pertanto, è determinante come la Pardue si fosse infiltrata con una strategia di marketing incredibilmente abominevole. Erano riusciti con un peluche e dei vivaci slogan a far abbassare al loro livello medici, farmacisti e tutti coloro che soffrivano amaramente per un dolore fisico. Hanno speculato sulla sofferenza e la bassa considerazione degli esseri umani, puntando sulla certezza che la maggior parte di loro avrebbero abboccato con facilità. L’OxyContin ha una sonorità più accettabile dell’eroina, anche se di quello si trattava. E indovinate un po’? Non era difficile reperirla grazie alla pioggia continua di prescrizioni. Non occorrevano siringhe o altri sprezzanti strumenti e soprattutto non dovevi nasconderti. Nessun agente di polizia ti avrebbe perquisito, multato o tanto meno arrestato.
L’opinione pubblica non denigrava il suo utilizzo come quello di droghe simili
Di conseguenza, quel patteggiamento ha segnato il fallimento immeritato di Edie Flower (qui parliamo anche di le in Painkilleri) e della giustizia americana e universale. Con testimonianze come questa, non possono esserci immediate reazioni disponibili. Si manifesta soltanto quell’amaro e insostenibile senso di rassegnazione, di impotenza e diffidenza nei confronti del mondo, che finisce per prosciugarti. Ogni barlume di speranza si estingue e partono vari confronti con momenti storici che hanno avuto dinamiche simili. Arriviamo dunque alla conclusione che il ciclo si ripete senza possibilità di redenzione.
Sorge dunque spontanea la domanda definitiva: è stata fatta giustizia, infine, contro i Sackler? La risposta purtroppo è negativa. È no perché non ce ne facciamo niente di un traguardo raggiunto dopo più di 10 anni. Nel 2019, un maggior numero di Stati americani hanno quasi costretto alla bancarotta la Purdue Pharma, imponendogli di pagare una multa di 6 miliardi di dollari. Il “quasi” qui suona come il famigerato “si ritiene”, mentre la multa come il contentino per gli accusatori.
I media hanno parlato tanto dell’obbligo di Richard Sackler di cedere l’azienda e rendere pubblici milioni di documenti aziendali. Tuttavia, esattamente a marzo dello scorso anno la bancarotta dell’azienda è stata sospesa dopo che l’accordo è stato assurdamente annullato. Nessun membro della famiglia Sackler è stato infine accusato dei decessi per l’abuso di OxyContin.
Cosa ci suggerisce allora il nome Sackler che si sgretola nell’ultimo frame di Painkiller?
Ebbene, questo ci mostra soltanto come il grottesco membro di una storica e influente famiglia abbia infangato il suo nome, facendola crollare a causa dei suoi reiterati errori. Si tratta di una tremenda fine privata che tra le altre cose ha avuto un tempismo sconcertante e ormai del tutto scontato nell’economia della loro storia. Sentire l’ispettrice Flowers augurare buona fortuna alla nuova procura che ha riaperto il caso, non può che farci empatizzare con l’irrimediabile senso di perdita che ha potuto provare lei in quegli anni. Anche una donna forte come lei, esponente del più autentico femminismo in una storia dove la donna fa smisurati passi indietro, si è ritrovata tanto fragile e inerme. Questo non deve essere un messaggio dettato dal pessimismo cosmico o dal tentato complottismo verso la Legge e coloro che dovrebbero farla rispettare.
Ciò vuole diventare, però, un monito a rimanere all’erta e non farci ingannare da false espiazioni di colpa e attenuanti fallaci di vario tipo che va oltre la narrazione di Painkiller. Che dopo una guerra sanitaria di tale portata la stirpe dei Sackler sia stata in qualche modo deturpata, era l’unico destino da contemplare. Tuttavia, le loro spregevoli possibilità di salvezza precedenti riconfermano al mondo che a vincere sono spesso i Cattivi della storia. La loro mancata condanna non ha dato pace né all’ispettrice Flowers, né a tutte le famiglie di coloro che sono stati annientati dalla dipendenza. A loro va il pensiero di tutta la comunità terrestre, quella che custodisce ancora la differenza tra l’uomo e la bestia.