2) Constellation: un hard sci-fi che non ci racconta nulla di nuovo
Carichi di buoni propositi per questa tra le nuove serie tv della performante Apple Tv+, immaginavamo di venire subito trasportati in chissà quali galassie a combattere chissà quali creature. Beh, poco di tutto questo accade in realtà. Sin dal primo episodio ci troviamo sicuramente di fronte ad un verace racconto di fantascienza, colmo di suspense e dinamismo. Tuttavia questa sarebbe stata una scelta molto più logica per non dire geniale se avesse funzionato da chiosa generale della narrazione.
Invece si tratta solo di un flashback che vede l’eroina Jo Ericsson alle prese con una missione di salvataggio alla Stazione Spaziale Internazionale. Questa azione porta con sé il dramma di aver perso alcuni colleghi nell’incidente spaziale causa del disastro e di essere stata investita dalla responsabilità di sistemare i danni totalmente da sola. Il vero obiettivo per lei però resta comunque un altro. Quello di riuscire a tornare sana e salva e quanto prima a casa dalla sua famiglia, dopo tanto tempo di assenza.
Ad accoglierla ci sono infatti il marito e la figlioletta Alice
Bambina connotata da fervida immaginazione e complessità interiore. La stessa della madre soprattutto non appena riesce a tornare a casa dallo spazio. Infatti nulla le sembra come l’aveva lasciato. Nota dissonanze e incongruenze a tal punto da pensare di essere impazzita e preda di un una disfunzione psichica per via del suo ritorno d’emergenza a casa. È in questi frangenti che i toni del thriller psicologico al limite della svolta horror segnano la nuova esistenza di Jo e della famiglia. Come non avrebbe potuto meglio rappresentarlo Peter Harness, autore non a caso a anche di Doctor Who. Interessante è anche il viaggio intrapreso da Jo con Alice per poter scoprire la verità che si cela dietro le sue idiosincrasie e affrontare quello che è diventato un vero e proprio dramma familiare da aggiungere al genere di partenza.
Detto ciò aggiungiamo che magistrale risultano essere l’uso del montaggi, gli effetti speciali e le scenografie dell’ambiente extraterrestre e non solo. Non a caso questo risulta essere il marchio di fabbrica della piattaforma, tuttavia qualcosa ha sollevato comunque non poche critiche. Si tratta infatti di una miniserie disorientante a tratti per la poliedriche direzioni che imbocca la storia di tanto in tanto. Senza raggiungere, nonostante lo sforzo, quella originalità che ci si aspettava. Da un titolo del genere infatti il timore di imbattersi nelle classiche storie di fantascienza trite e ritrite è sempre altissimo. Beh, qui c’è qualche elemento di novità ma probabilmente resta confinato al formato del racconto più che alla narrazione in sé.
Percepibili sono le lacune narrative di questa tra le nuove Serie Tv che hanno deluso le aspettative
Tali da rendere un po’ turbolenta la comprensione della storia e il coinvolgimento totalizzante in questa. Si tratta quasi di una black novel, le cui fila ad un certo punto sono tenute dalla piccola Alice. In alcune scene tocca anche alte cime di mistero e inquietudine alla True Detective. E l’insorgere spontaneo di paragoni con altri prodotti di successo non a caso, avvalora la tesi che niente in Costellation rasenta il “mai visto”. Tutto sembra rispondere a leggi dell’algoritmo sci-fi (qui ne parliamo) già scritte e tutte le ipotesi di sviluppo accumulate dopo i primi tre episodi lanciati, sono andate per lo più in fumo. Ovviamente la componente thriller ci affascina sempre, quindi le fa guadagnare punti in termine di attenzione e riflessione, se scoperchiamo la pregnante componente psicologica.
Tuttavia questa tensione funzionale alla stesura non riesce a mantenersi in maniera omogenea per tutto il racconto, portando chi guarda a dover vivere delle montagne russe talvolta inappropriate e disattese. Tuttavia il valore aggiunto anche in questo caso viene concesso da una empatica ed espressiva Noomi Rapace. Questi sembra quasi diventare la sorella minore della Sandra Bullock nella sua veste outer-space soprattutto in quegli istanti climatici prima di tornare a casa. L’eroina utilizza bene gli strumenti che ha a disposizione per dare lode a questa pretenziosa idea, che non ha fatto il salto agognato dai suoi ideatori e dagli appassionati del genere.