Quella di Michael Scott è senz’altro una figura di riferimento che ha ufficialmente rappresentato un punto di non ritorno nel mondo delle sitcom e in particolare delle workplace comedy. Molte sono le serie tv che hanno proposto la loro versione del modello interpretato dal grande Steve Carell: quello di un capo, tra le varie, impacciato, fuori luogo, non dotato di grandi doti di leadership, e bisognoso di continue conferme. Diverse sono le alternative proposte da titoli seriali degli ultimi anni a essere meritevoli di interesse e lunghe analisi, la quasi totalità di queste proviene da oltreoceano. Ciò nonostante, un’intrigante interpretazione e riadattamento è proposto dalla vicina Spagna. Si tratta di Paquita Salas, personaggio che dà il nome proprio alla serie tv in cui si muove. E’ uno show i cui diritti sono stati acquistati da Netflix nel 2017 a seguito del successo nazionale della prima stagione. Composta attualmente da tre, è una commedia spagnola creata e diretta da Javier Calvo e Javier Ambrossi che segue col formato mockumentary le vicende dell’agente di spettacolo Paquita Salas.
Paquita Salas è una delle migliori agenti delle star degli anni Novanta e direttrice della PS Management, ma dopo anni di lavoro statico e fissato su una sola figura, l’abbandono inaspettato dell’attrice più famosa e importante per lei, Macarena García, scuote la sua realtà. Paquita è costretta a tornare alle origini e mettersi alla ricerca disperata di un nuovo talento, insieme all’inseparabile assistente Magüi (Belén Cuesta, vista anche nel ruolo di Manila ne La Casa De Papel), e ad Álex, fattorino e fidanzato di quest’ultima. La ricerca mostra una donna dai metodi ormai antiquati e ancora troppo basata sulle strategie che la resero grande quasi due decenni fa. L’agente è costretta a mettersi in gioco per evitare il fallimento della propria impresa, obiettivo che la porta a riscoprire la propria passione e inusuale vocazione.
Paquita è una figura fuori dagli schemi e dai metodi non sempre ortodossi, interpretata dall’attore spagnolo Brays Efe che si cala nei panni di una donna orgogliosamente robusta.
Paquita sa cosa piace al pubblico… degli anni Novanta. Sa cosa funziona nello showbiz… di vent’anni fa.
Quella di Paquita è un one-woman show. E’ la storia di una ex-famosa caduta in miseria che vive nel ricordo di una vita di successi tra feste stellari e colleghi illustri. La sua è una carriera che era gloriosa negli anni Novanta e agli inizi del ventunesimo secolo, ora la donna è divenuta obsoleta: partendo dal modo di vestire fino a quello di relazionarsi con le nuove tendenze, vengono proposti una serie di indizi che ci segnalano la sua incapacità di adattarsi al nuovo millennio. La celebre rappresentante di artisti ha lavorato con e per alcuni dei più importanti attori della scena cinematografica e televisiva spagnola e continua a vivere nel ricordo e sembra non adeguarsi bene alle nuove esigenze del mercato. E’ rimasta ferma nel tempo, ora è soltanto una vecchia agente con pochi volti nuovi e interessanti da offrire, ne è esempio anche il fatto che, oltre ad aver avuto come pupilla Macarena García, ha collaborato tra gli altri con Lidia San José, la cui fama passata è ormai svanita nel presente. Nonostante ciò, continua a combattere come può per tenere a galla i suoi affari.
Con continui riferimenti alla cultura pop spagnola, Paquita Salas coniuga il nuovo e il vecchio illustrando un mondo cambiato e in cui la fama, come la bellezza, è effimera e passeggera.
Paquita è classica e dai modi antiquati: ciò che è veramente buono e di qualità non ha bisogno di adattarsi alle tendenze, né tanto meno seguire le mode passeggere, e l’agente è così in tutto e per tutto. Non si cura del giudizio altrui ma è sé stessa, autentica nel suo modo di porsi, esporsi e illustrare il proprio mondo alla telecamera. Non le importano le apparenze ed è slegata da ogni tendenza. E’ esplicita, senza peli sulla lingua, e determinatamente dritta per la sua strada. Non ha paura di affrontare nulla e per questo sa anche essere politicamente scorretta con l’audacia stessa con cui i personaggi di The Office oggi probabilmente non sarebbero sopravvissuti per tutte quelle stagioni. Le provocazioni che la protagonista lancia rompendo la quarta parete, non si basano esclusivamente sulla acidità e cattiveria su cui si fonda ingenuamente, ma sull’irrazionale non curanza e confidenza di cui si dota. La scortese inettitudine la rende estremamente fastidiosa e per questo esilarante sullo schermo. Paquita è spesso scomoda e inopportuna proprio a fronte dell’ignaro ottimismo che mette nello scomodo modo che ha di esprimersi.
Paquita è una fanfarona egotica che ormai non è adeguata al proprio lavoro e ruolo, proprio perché non al passo che le novità e con il nuovo scenario dello spietato showbiz: è solita a menzionare continuamente solo i suoi successi e le gradi lussuose avventure nostalgiche a cui questi l’hanno portata a prenderne parte da protagonista e/o spettatrice. Ma quante volte ha ripetuto che la sua amica e cliente Maca (Macarena García) ha vinto un Goya? Proprio come Michael Scott, Paquita ha una percezione enfatica, esagerata e drammatizzata degli eventi che le accadono attorno. Tutto è amplificato e anche il piccolo dramma o gossip può diventare una questione di stato che la donna ripercorre avanti e indietro con la sua lingua lunga. Paquita ama parlare, di sé soprattutto, ma in generale adora dare sfogo ai suoi pensieri indipendentemente dal pubblico che li riceve, non le importa risultare fuori luogo perché neanche se ne rende conto. Non vuole piacere a tutti i costi, ma mostrare alla telecamera le sfumature del suo essere, sia positive che negative.
Golosa e affamata, di cibo e di successo personale, Paquita non nasconde chi è e non ha intenzione di cambiare per nessuno: non chiede scusa per essere sé stessa, tanta e esagerata in tutto.
La rappresentante delle star è autentica e sincera, non modera ciò che dice, tanto da risultare anche altezzosa nel modo di illustrare agli spettatori i tratti caratteristici della propria professione e carriera. In sostanza, Paquita Salas ha la classica sindrome del main character che la porta a un’emotività artefatta, soprattutto quando di apre sul suo scintillante passato, alle volte forse troppo idealizzato. E’ in grado di essere sensibile, ma sempre a modo suo, un modo totalmente egoreferenziale, connesso per lo più a autostima e reputazione. E’ una donna antica, o per meglio dire retro, nel modo di porsi agli altri e a noi spettatori. Anche lo studio di cui è leader è fermo con lei, cristallizzato nel tempo e proponendo ancora un’estetica tipica degli anni Novanta.
Paquita era un punto di riferimento nel mondo artistico degli anni Novanta e ora non è che una meteora funzionale a esporre la fugacità e il caos della fama e le meschinità nel contesto televisivo spagnolo, ma non solo vista l’universalità del suo linguaggio e della sua caratterizzazione.
All’epoca, Paquita era la rappresentante più richiesta per attori emergenti, come Belinda Washington, Carmen Morales, o Miriam Díaz-Aroca. La Salas ci ricorda che non ci sono piccole parti, solo piccoli attori, proponendo un nostalgico omaggio a un periodo particolarmente definito della televisione popolare spagnola.
La protagonista è una donna diretta, indipendente e che si è fatta da sé. Paquita è sicura e non rinuncia alla sua autenticità per nulla al mondo; è disposta tutto per raggiungere gli obiettivi di fama e successo a cui ambisce. A ogni modo, Paquita non è la tipica donna perfetta che trionfa in ciascun ambito della sua vita. Non si arrende di fronte alle avversità, ma è disposta a impiegare anche metodi non comuni per soddisfare i propri clienti e mantenere fede al suo grande nome. Pur essendo molto focalizzata su sé stessa, Paquita è estremamente dedita agli altri, soprattutto alle persone con cui lavora, anche se sembra spesso mostrarlo esclusivamente per convenienza o saccenza. In realtà però, le sue colleghe sono anche la sua famiglia, a partire proprio da Magüi, presa sotto la sua ala e rimproverata con il romantico intento di formarla coi modi da comare.
Se in ciò avete rivisto un po’ di Michael Scott, non si tratta di certo di tutti gli aspetti portati all’attenzione, altrimenti staremmo parlando di una inutile copia che non merita considerazioni. Non si tratta di clickbait, tranquilli. Parliamoci chiaro, Paquita intraprende una strada diversa dal direttore della Dunder Mifflin Paper Company: non è la sua trasposizione sullo schermo spagnolo, e non è nemmeno caratterialmente identica a Michael Scott. Ciò nonostante rappresenta un modello televisivo che The Office ha reso popolare riadattato in una versione nazionalpopolare ed europea che funziona grazie a una cifra identitaria che ne subisce l’influenza ma che si dota di una struttura propria e inedita. La Salas è convinta, diretta, onesta e per questo a volte fuori luogo, ciò nonostante conserva ancora autorità e potere dagli anni che furono, motivo per la quale riesce ancora circondarsi di persone che per la maggiore la sostengono ciecamente. Così come Michael, Paquita è una figura intenzionalmente scomoda che ricalca parodicamente la classica figura del capo ufficio. Entrambi vivono di attenzioni, qualunque esse siano. In più di un’occasione, i due hanno testato la nostra pazienza: ed è proprio perché facciamo fatica a sopportarli che finiamo per amarli e non poterne fare più a meno.
Nelle sue tre stagioni, Paquita Salas non è canonicamente definibile come una workplace comedy, ma la sua protagonista riflette comunque una figura che ne è spesso presente ed emblematica: quella di un boss non propriamente abile a ricoprire il ruolo di leader, dai metodi non sempre convenzionali, soprattutto nel rapportarsi coi dipendenti, clienti e, in generale, con gli altri. Ciò posto, lo show è funzionale nel ricordarci che le produzioni internazionali spagnole non sono sempre e necessariamente solo quelle cariche di esplosioni, azione, drammi e/o adolescenti fuori controllo. Anche la comicità e le trame apparentemente più modeste provenienti dal contesto europeo possono proporre un’intrattenimento di qualità e allo stesso modo meritevole di visione. Poi, se proprio non vogliamo rinunciare alla dose mensile di La Casa De Papel, sappiate che la magnetica Úrsula Corberó è complice di un’irriverente apparizione nei panni di sé stessa proprio in Paquita Salas. Ma, appunto perché stiamo parlando di uno show per la tv spagnola, la sua ironica comparsa è speciale non soltanto per il ruolo di eroina nel famosissimo titolo internazionale a cui ha preso parte ultimamente, ma anche e soprattutto per la sua partecipazione nella serie teen cult Física o Química che ha influenzato fortemente la cultura pop del paese.