Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler sulla prima stagione di Paradise.
Stati Uniti, da qualche parte. L’ex Presidente risiede in una piccola comunità e si gode una pensione dorata dopo aver assolto il suo compito. Vive in un’area periferica indefinita, senza eccessivi lussi. Nella stessa località, vivono alcune figure eminenti della società americana. Figure facoltose, raccolte lontane da occhi indiscreti. Una vita ordinaria, fin troppo. Noiosa, a tratti. Una routine metodica che immerge ogni cosa in una circolarità spasmodica, e che coinvolge prima di tutto lo staff addetto alla sua sicurezza. Another Day in Paradise, canterebbe qualcuno.
A un certo punto, però, succede qualcosa. Il responsabile della sicurezza trova il suo corpo esanime nel suo ufficio: l’ex Presidente Cal Bradford è stato assassinato in circostanze misteriose. Sembrava impossibile bucare la rete costruita intorno a lui, e invece è successo. Il responsabile? Chissà. Xavier Collins, guardia esperta che aveva sviluppato un rapporto stretto col Presidente, è incredulo: come è stato possibile? Cosa è andato storto, davvero? Si nascondono delle verità inquietanti intorno all’improvviso omicidio, un fulmine a ciel sereno che sconvolge la serafica comunità?
Chi ha visto Paradise, una delle serie più sorprendenti del 2025, conosce la risposta. L’omicidio è solo la punta dell’iceberg e dà il via a una sequenza di colpi di scena che trasformano un semplice crime in un drama distopico dai risvolti cospirazionisti. Un mosaico infernale, là dove regnava la pace. Un caos calmo, disvelato momento dopo momento per riportarci a noi. Alla nostra attualità. Ai temi di nostri tempi. A un mondo che riserva l’illusione della stabilità nel magma di una traiettoria storica sempre più fragile.
Procediamo, allora, con una recensione zeppa di spoiler. Paradise, d’altronde, è sempre più di quello che sembra.