Attenzione: L’articolo può contenere spoiler su Parks and Recreation.
Il panorama delle colorate comedy, e quello dei grigi political drama, sembrano spesso agli antipodi. Una narrazione caratterizzata prevalentemente da autoironia e leggerezza (seppur oggi sempre più smussata dal tono delle dramedy) sembra collidere a fatica con il complesso e controverso tema della politica, che può articolarsi diversamente a seconda del formato seriale in questione. Da The West Wing sino a House of Cards, passando per serie tv che hanno segnato inesorabilmente il modo di raccontare storie, sono molti i political drama che si sono imposti nella televisione americana, e non solo, rivoluzionando la rappresentazione di qualsivoglia apparato politico. Un relativo cinismo attraversa ciascun contenuto che aspira a raccontare la propria versione dei political drama. Tra tutti gli show al momento presenti, il più cinico di tutti è senza alcuna ombra di dubbio Parks and Recreation, la workplace comedy di NBC andata in onda dal 2009 al 2015.
Parks and Recreation è il più cinico dei political drama, pur non essendo un political drama.
La sitcom di Greg Daniels e Michael Schur (già genitori del cult comico The Office, tra le 10 migliori sitcom della storia secondo IMDb) è un vero e proprio manifesto del contesto politico americano e non solo. Attraverso la struttura da falso documentario satirico, l’esuberante Leslie Knope (interpretata da un’intramontabile Amy Poehler) è il movente da cui si dispiega l’universo burocratico della fittizia Pawnee, in Indiana. Il dipartimento per la manutenzione dei parchi e delle aree pubbliche dell’insolita cittadina è un palcoscenico universale da cui fruire di assurde dinamiche, poi non così tanto assurde. Nel suo essere commedia prima di tutto, Parks and Recreation gioca con gli estremi e le esagerazioni, contrariamente a molti altri contesti però, queste si proiettano perfettamente in un ambiente amministrativo e politico, storicamente incline agli eccessi e alle controversie.
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La squadra di personaggi trainati dall’ambiziosa vicedirettrice del dipartimento, Leslie Knope, proietta in una narrazione in cui è chiaro sin da subito che il meccanismo politico sia parte integrante della storia. Non si tratta di un pretesto, ma di un elemento vivo e attivo sullo schermo che consente a Parks and Recreation di sfruttare il linguaggio comico per raccontare una storia non sempre leggera. In questo caso però, diventa pura commedia colante. Di serie tv che hanno parlato di politica ce ne sonno a bizzeffe. Ma la sitcom con Amy Poehler è indiscutibilmente tra le più complete. Perchè Parks and Recreation è una serie tv politica: è proprio l’impiego della chiave ironica ad alleggerire i pesanti congegni di un settiore spesso difficile da digerire. Anche chi non è ferrato in materia può coglierne la cinica e assurda comicità. Allo stesso tempo, anche i più formati amanti dei più impegnativi political drama possono ritrovare nella sitcom quanto di più apprezzato nel resto. Parks and Recreation è uno show politico per un’audience dai gusti eterogenei. Non si ferma al cupo cinismo di House of Cards, o ai complicati intrecci di The West Wing, ma sfrutta personaggi come Tom Haverford, Ron Swanson, Ben Wyatt e molti altri come amplificatori. Veicoli di una narrazione articolata su più fronti che impiega la commedia per raccontare il dramma politico, e il relativo contesto, sotto molteplici prospettive e ricorrendo a situazioni variegate.
Disponibile in Italia su Amazon Prime Video, Parks and Recreation parte da Pawnee e non ha un punto di arrivo.
Estremamente americana nel suo essere, la sitcom è universale allo stesso tempo. Parks and Recreation vive di una struttura in cui la geolocalizzazione è solo una necessità di definizione nel racconto. Pawnee è una realtà fuori dallo spazio e dal tempo che, incredibilmente, si poggia su passato e presente corrente. Pawnee è ovunque nel mondo, e da nessuna parte in contemporanea. I meccanismi politici che prendono atto all’interno del dipartimento di Leslie Knope e Ron Swanson sono rintracciabili con forme differenti altrove. La sitcom evolve assieme alla sua macro-rappresentazione: dal micro-contesto del dipartimento delle prime stagioni, seguiamo il dream big della protagonista e dei suoi fedeli colleghi. Sino al climax conclusivo, con la decisione di candidarsi a governatrice dell’Indiana, il viaggio di Leslie sfrutta i vari passaggi della scalata ambiziosa e travagliata della donna, e delle diramazioni professionali dei compagni, per permettere al pubblico di entrare nei meccanismi del gioco politico senza subirne la pesantezza.
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Parks and Recreation è una sitcom dall’umorismo esplosivo che fa saltare in aria gli apparati pubblici che si occupano di noi.
Non ci sono segreti. Leslie Knope, il suo ottimismo, e la sua maniacale ambizione sono messi in chiaro sin dal primo episodio. Schietti in camera, forse fin troppo, i protagonisti di Parks and Recreation si raccontano e raccontano il dipartimento in maniera esilarante. Sicuramente in modo differente rispetto alla cruda rottura della quarta parete agita da Francis Underwood (Kevin Spacey) in House of Cards. Forse è proprio una necessità, autoimposta dai political drama, quella di esplicitare, anche a parole, i pensieri e le confabulazioni appartenenti a un contesto tanto complesso e fitto. Ed è proprio qui che si pone una delle principali differenze tra la sitcom NBC e il resto. Parks and Recreation parla a chiunque, sia attraverso lo stile narrativo proprio di una comedy brillante e satirica che sa ridere di sé e non prendersi troppo sul serio, che tramite l’onesta esplicitazione allo spettatore. Mentre Frank Underwood ci inquieta e intriga con le confessioni in camera, Leslie e i suoi compagni rendono ancora più accessibile una storia politica, sulla politica, raccontata con leggerezza e disimpegno.
Ed è proprio per questo, e per gli intermezzi satirici iconici al pari di quelli incentrati sul pony simbolo di Pawnee Li’l Sebastian, che Parks and Recreation è una controtendenza del genere dei political. Pur facendone parte, la leggerezza distintiva e le metafore autoironiche la rendono una comedy per un’audience dalle tendenze variegate. A oggi, la serie tv NBC è indiscutibilmente un titolo irrinunciabile per gli amanti delle comedy, dei drammi a sfondo politico, o semplicemente per chiunque sia interessato a una storia a più livelli in grado di accontentare le esigenze narrative di ciascuno spettatore.