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Recuperate Party Down finchè siete in tempo

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Attenzione: L’articolo può contenere spoiler su Party Down.

Non sempre il destino delle serie tv è fortunato come ci si aspetta, o come ciascuna meriterebbe. Nonostante possano contare cast o equipe di un certo spessore, alcuni titoli non sopravvivono alla messa in onda, ed è un vero peccato. E’ questo lo sventurato caso di Party Down, sitcom di Starz trasmessa per due stagioni tra il 2009 e il 2010. Cancellata dopo i primi due capitoli, a causa di un’accoglienza non particolarmente calda, lo show è tornato recentemente in vita. Infatti, nel febbraio 2023, Starz ha rilasciato sei nuovi episodi di una terza stagione revival di Party Down, in cui i volti principali sono tornati, a distanza di oltre dieci anni, in scena. Sopra le righe, grottesca e satirica, la serie tv è, in realtà, un prodotto di puro intrattenimento con un cast eccezionale: Adam Scott (Parks and Recreation, Scissione), Lizzy Caplan (Fleishman a Pezzi, Fatal Attraction), Ken Marino (Bad Milo!, The Other Two), Ryan Hansen (Veronica Mars, Bad Teacher), Martin Starr (Freaks and Geeks, Silicon Valley), Jane Lynch (Glee, The Marvelous Mrs. Maisel) e Megan Mullally (Will & Grace, Parks and Recreation) compongono la rosa degli eccentrici protagonisti.

Da anni nel grigio calderone di quegli show cancellati troppo presto (di cui fanno parte anche titoli come Sense8, Arrested Development o Freaks and Geeks), Party Down è stato un grande rimpianto. Ma, l’occasione del revival offre un motivo in più per recuperare comunque la bizzarra storia di Henry e dei suoi tenaci colleghi di lavoro.

Inizialmente creata e prodotta da John Enbom, Rob Thomas, Dan Etheridge, e Paul Rudd, Party Down è una sitcom che poggia interamente sul tema del sogno, dell’ambizione, del desiderio rincorso costantemente a tutti i costi. Nel caso dello show, si tratta prevalentemente di un obiettivo professionale, all’inseguimento di una carriera in un ambiente in cui pochi riescono a farsi strada. Lo showbusiness è un contesto esclusivo e selettivo. Il mondo del cinema dà e toglie, e diventare un divo o una diva del grande schermo è tutt’altro che semplice. Dunque, nell’attesa del ruolo o del lavoro che possa svoltarne la carriera e vita, gli ambiziosi protagonisti di Party Down si accontentano di impieghi secondari, di ripiego, nell’attesa di essere selezionati nel cast di un grande film o show per la televisione. E’ da qui che la serie tv ha avvio: un gruppo di aspiranti attori, scrittori e altri sognatori lavora per l’omonima agenzia di catering per eventi sociali, Party Down, nella frenetica Los Angeles. Tra un provino e l’altro, nell’ottimistica speranza di ottenere un ingaggio a Hollywood, servono per feste lussuose e fuori controllo, spesso con risvolti inattesi, in cui i benestanti padroni di casa finiscono solitamente per avere richieste esuberanti e bizzarre. Ma il cliente ha sempre ragione, ed è così che gli impiegati vengono coinvolti nelle più insolite delle situazioni.

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Party Down (640×364)

Ognuno degli impiegati di Party Down ha un obiettivo che lo spinge ad andare avanti. Ron Donald (Ken Marino) è il rigido e maldestro team leader, che mira a gestire gli eventi alla perfezione, col sogno di aprire il prima possibile la propria filiale del franchise di ristorazione Soup R’ Cracker. Kyle Bradway (Ryan Hansen) e Constance Carmell (Jane Lynch) sono ottimisti aspiranti attori che, casting dopo casting, sperano d’esser ingaggiati anche per il minore dei ruoli; mentre Roman DeBeers (Martin Starr) è uno sceneggiatore e blogger frustrato, con la passione per la narrativa sci-fi. E poi c’è l’irresistibile contrasto tra la tenace Casey Klein (Lizzy Caplan), aspirante attrice e comica, disposta a tutto pur di guadagnarsi il proprio posto nel settore; contrapposta al disilluso protagonista Henry Pollard (Adam Scott), l’unico della compagna senza un’apparente scopo: attore navigato e fallito, si è rivolto a Party Down dopo aver rinunciato alla promettente carriera nella recitazione. Nell’atipico ensamble di personaggi, Henry è spesso lo sguardo normalizzante, che osserva dall’esterno le folli peripezie dei colleghi, soprattutto quando sono coinvolti nel disperato tentativo di lavorare nel mondo dell’intrattenimento. Ed è il rapporto tenero e onesto con Casey, così simile e così differente al protagonista, ad animare la cinica realtà di Party Down, con una realistica contrapposizione alchemica tra un’inguaribile sognatrice e il più disincantato dei personaggi, entrambi particolarmente sovversivi contro l’autorità del perfezionista Ron.

Henry è l’unico ad aver rinunciato al proprio sogno, per ripiegare in una vita normale e non particolarmente soddisfacente. Attorno a lui, c’è il pieno ottimismo di un gruppo di lavoratori che non si danno per vinti.

Puntata dopo puntata, i protagonisti sono coinvolti di volta in volta in un evento differente, in cui, alla fine dei conti, non finiscono proprio per lavorare. Immischiati in festini, drammi, rivelazioni, segreti, tradimenti, relazioni, sesso, alcool, droga e molto altro, gli impiegati di Party Down sono trascinati in situazioni e scenari grotteschi, taglienti e provocatori, dal risultato comico e sorprendente. Come se non bastasse, in ogni episodio compaiono esigenti clienti e invitati che rendono il tutto ancora più comico. A tal proposito, alla serie tv hanno preso parte, in maniera più o meno fugace (per una puntata o più), alcuni celebri interpreti, come Jennifer Coolidge, Kristen Bell, Ken Jeong, Rich Fox, Jennifer Garner, Zoë Chao, James Marsden e molte altre guest star. Tra le folli circostanze e le realistiche difficoltà di un settore tanto competitivo, i protagonisti di Party Down, con l’immancabile papillon rosa, sono costantemente messi alla prova. Fin dove vi spingereste per raggiungere il vostro sogno?

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Party Down (640×367)

Gli scenari cringe e fuori dal comune sono spesso veicolati tramite il punto di vista disincantato di Henry che, rinunciando alle proprie ambizioni, pare rimanere meno scottato dalle vicende. Proteggendosi dalle possibili delusioni derivanti dal costante inseguimento del successo, il protagonista finisce, invece, per essere l’unico a non godersi a pieno gli alti e i bassi di una realtà tanto altalenante quanto ricca di emozioni. Rinunciando a vivere a pieno, Henry trova in Party Down e nell’ambiziosa Casey un nuovo stimolo nel grigiore della propria, avvilente, quotidianità. Ma continua sempre e comunque a rimanere cauto, senza osare e mettersi in gioco con le sue capacità. Perché, come dice l’attore, modello e cantante, Kyle, citando i Journey, «Don’t stop believin’». E infatti, nella terza stagione revival di Party Down, con un salto temporale di oltre dieci anni, ritroviamo i celebri personaggi dello show nel presente narrativo del 2020. Alcuni con carriere più avviate di altri, ancora inseguendo il sogno, o avendolo raggiunto con le delusioni del caso. Sono andati avanti, nel bene e nel male, non sono rimasti fermi nel tempo. Mentre Henry è rimasto sempre nello stesso punto, ripiegando nel precario ruolo da insegnante. Episodio dopo episodio, festino dopo festino, i camerieri continuano a non accontentarsi di una vita normale, perché sognare è ciò che resta sempre e comunque, come energia che muove ciascuno.

Con una struttura semplice, ciclica, con episodi che fondono sviluppi orizzontali e verticali, Party Down è una comedy brillante, pur nell’estremizzazione di alcune dinamiche con lo stile narrativo del periodo di messa in onda.

Da rimpianto a riconquista, con l’occasione del revival, da cui non è ancora stata esclusa la possibilità di ulteriori stagioni, Party Down è tornato più in forma che mai. Ed è il momento ideale per recuperare una delle sitcom più ruvide, spregiudicate e divertenti tra quelle sconosciute e che, proprio per questo, meriterebbe qualche attenzione in più. Un cast brillante, un umorismo eccentrico e ritmato e situazioni caotiche e senza limiti, impossibile lasciarsi scappare Party Down, soprattutto ora che è ancora composto da poco più di venti episodi.

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