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Patrick Melrose 1×03 – Il peso della confessione e il valore della speranza

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Londra, 1990. Sono passati 8 anni da quando Patrick Melrose si è recato a New York per recuperare l’urna con le ceneri dell’odiato padre e, si potrebbe dire, ne è passata di acqua sotto i ponti. Il Patrick che vediamo all’inizio di Some Hope, terza puntata della miniserie, sembrerebbe infatti disintossicato dalla droga, come evidenziano le medicine al posto delle siringhe sul suo comodino. Tuttavia, quella che ha sviluppato è più una resistenza alla tentazione di drogarsi (che è già tantissimo) piuttosto che un vero e proprio superamento della necessità di farlo. Non è raro, infatti, che Patrick abbia allucinazioni o tremori sospetti.

In questa puntata, totalmente ambientata nel presente, Patrick Melrose è invitato, con il suo migliore amico Johnny, alla festa di una sua vecchia conoscenza: Bridget, la ragazza che quando lui era piccolo era fidanzata con l’amico del padre Nicholas Pratt. La donna, sposata e con una figlia, vuole mostrare a tutti di “essere arrivata”; ma arrivata dove, si chiede giustamente Patrick? Una cena per festeggiare il compleanno del marito adulterino, in cui la fastidiosissima Principessa invitata non fa altro che dispensare lezioni di classismo e snobismo.

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La povera piccola Belinda è ignorata dai genitori esattamente come Patrick; non è un caso, dunque, che il protagonista provi a interagire con lei e a consolarla. Questa vicenda introduce il primo tema della puntata: la speranza. Bridget, come si vede in Bad News, non era riuscita a fuggire dalla casa dei Melrose molti anni prima. Oggi, al contrario, scoperta la relazione del marito con un’altra donna prende sua madre e sua figlia e scappa dalla residenza, verso lidi lontani e colmi di una speranza condivisa dai suoi raggianti occhi.

Remember, it’s a party. You’re not meant to enjoy it

Con questa paradossale ma pungente frase, Nicholas Pratt si congeda da Patrick Melrose e, di fatto, lo convince a partecipare alla festa di Bridget. Sembrerebbe, infatti, che il ragazzo non abbia veri contatti col mondo esterno da anni, e l’unico legame che ha mantenuto è Johnny, il ragazzo (anch’egli ex tossicodipendente) che nelle puntate scorse abbiamo visto fargli da autista per l’aeroporto. Egli frequenta il gruppo di recupero e condivisione per i tossici e Patrick ha il terrore di essere “reclutato” in quel marasma di depressione e autocommiserazione; eppure, Johnny è l’unico che riesce a perforare il suo cuore, che è sì di pietra, ma pur sempre infranto. Nel momento meno adeguato e più inaspettato, cioè durante la festa di Bridget, Patrick decide di dire per la prima volta a qualcuno che cosa ha dovuto subire dal padre quando era piccolo.

In quella che è, insieme ai momenti di astinenza nella prima puntata, l’interpretazione più potente di Benedict Cumberbatch nella serie, emerge la verità su ciò che finora avevamo solo intuito su Patrick Melrose. “Mio padre abusava sessualmente di me“, la prima volta come punizione, le altre per piacere. Le lacrime sul volto, l’alterazione della voce e la fantastica mimica facciale non possono che farci innamorare sempre più della caratura professionale di questo attore.

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In questa circostanza, Patrick ci spiega anche il valore assunto dal geco. Nell’articolo dedicato alla seconda puntata avevamo ipotizzato che il piccolo rettile che compare in quei momenti di difficoltà fosse un modo per esprimere la resistenza e l’istinto di sopravvivenza a cui il Patrick bambino doveva appellarsi. In un certo senso, ci viene confermato proprio questo. Egli, infatti, quando il padre abusava di lui guardava questo geco e immaginava di entrare in esso, per alienarsi completamente dal terribile momento che stava vivendo.

Per quanto tragico, il fatto stesso che Patrick si sia esposto e confessato a tal punto non può che conferire a tutti un po’ di speranza.

La speranza, inoltre, non è solo legata alla ricostruzione di se stessi (sia in Bridget che in Patrick), ma alla condivisione con qualcun’altro; è Johnny a dire a Patrick che per distaccarsi da se stessi bisogna trovare qualcun’altro a cui attaccarsi. Che sia la cugina di Bridget, conosciuta alla festa, la futura dama di Patrick? Le restanti due puntate ce lo diranno.

Una menzione, infine, merita l’aspetto tecnico di questa puntata. Finora Patrick Melrose è stata diretta da Edward Berger con molto ordine e una particolare attenzione per la simmetria; Some Hope, tuttavia, contiene dei preziosismi che la rendono, dal punto di vista registico e di montaggio, senza dubbio la puntata più ambiziosa. Si pensi allo squillo del telefono che collega due scene diverse per due volte in pochi minuti; all’incredibile sequenza della preparazione della tavola per il banchetto della festa (con uno stacco continuo tra tavola, pietanza, piatti e posate in pochi secondi) con una musica in crescendo; ai due lunghi piani sequenza che vedono la telecamera andare in giro per tutta la casa durante la festa per permettere allo spettatore di ascoltare di sfuggita i discorsi frivoli e ipocriti di tutti gli invitati. Chapeau.

Some Hope si chiude con “I believe in the power of love” di Deee-Lite. Un messaggio per le prossime puntate?

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