Peaky Blinders ci ha sempre coinvolti con un racconto sfaccettato e ricco di diversi livelli di significato. Le atmosfere industriali della Birmingham del primo Novecento si fondono con l’interiorità di Thomas, con i suoi dubbi morali, i traumi insoluti, la vivace intelligenza, il dolore della perdita. Uno dei grandi meriti della serie è senza dubbio quello di catapultarci in questo universo evocato tramite immagini straordinarie, musiche intense (i Radiohead su tutti) e dialoghi profondi.
Ma abbiamo deciso di trovare il pelo nell’uovo anche in Peaky Blinders. Si tratta di alcuni buchi di trama che mostrano anacronismi rispetto all’aderenza storica del racconto o piccole incongruenze. Niente a che vedere naturalmente con i peggiori buchi di trama nella storia delle serie tv. Ci appaiono piuttosto come curiosità divertenti che non inficiano certo il racconto e perfettamente comprensibili in molti casi per rendere più dinamica la trama.
Siete curiosi di scoprirli? Iniziamo allora!
1) L’età di Michael
Partiamo con un piccolo difetto che rappresenta un errore di continuity nella storia. Michael Gray è introdotto nella seconda stagione di Peaky Blinders come figlio ritrovato di Polly. La sua figura subisce un’interessante crescita nel corso della serie e viene a imporsi come metafora del nuovo che avanza sempre più in contrapposizione alla leadership di Thomas. Vedremo nella prossima stagione come evolverà il rapporto tra i due, anche se è facile immaginare che lo scontro si faccia totale.
Il buco di trama che riguarda il giovane Michael è una piccola incongruenza che notiamo nel racconto di Polly relativo all’infanzia del ragazzo. Sappiamo che all’età di appena cinque anni venne portato via dai servizi sociali e affidato a una famiglia affidataria. Nel commosso racconto della madre viene rievocata la drammatica scena della separazione e l’inesausta ricerca da parte della donna, distrutta per la perdita dei suoi due figli. Oltre a Michael, infatti, Polly aveva anche una figlia.
Nel sesto episodio della prima stagione la donna riferisce ad Ada che la bimba aveva appena tre anni, Michael cinque. Insomma, Michael è il fratello maggiore. Questo dettaglio, però, non è stato tenuto in conto dagli autori. Proprio in avvio di seconda stagione, infatti, Polly ricorre a una seduta spiritica per mettersi in contatto con l’anima di sua figlia. Un momento che sottolinea ancora una volta il disperato dolore della perdita per l’orgogliosa e apparentemente granitica donna.
Durante la seduta, Polly afferma che la figlia avrebbe compiuto diciotto anni proprio quell’anno (siamo nel 1921). Nel terzo episodio della stessa stagione, però, Michael ha una conversazione con Tommy. Si mostra insofferente alla sua vita tranquilla e oppresso dal piccolo borgo in cui abita: nel suo sangue scorre la violenza degli Shelby, il desiderio di grandezza.
C’è un problema: il ragazzo afferma di non avere ancora raggiunto la maturità e Thomas gli consiglia di aspettare i diciottanni prima di allontanarsi dalla famiglia affidataria. Ma come è possibile che non sia ancora maggiorenne se la sorella avrebbe compiuto diciottanni quello stesso anno?
È evidente che l’espediente dell’età sia servito agli autori per mettere il risalto l’impazienza di Michael nell’unirsi ai Peaky ma si sarebbe potuto facilmente evitare il problema non facendo pronunciare a Polly quelle parole. Uno scivolone gratuito.
Ma non finisce qui! Fino al 1970 la maturità in Inghilterra veniva raggiunta al compimento del ventunesimo anno, non al diciottesimo. Un anacronismo piuttosto banale.
2) La targa sbagliata e la lametta mai usata
La seconda stagione di Peaky Blinders copre un periodo di tempo che va dal 1921 al 1922. Analizza la crescita e l’espansione degli Shelby con tutte le difficoltà del caso, dal rapporto con Solomon, allo scontro con Sabini e la missione per uccidere l’ufficiale Russel.
Ci viene mostrato anche un mondo che cambia, evolve sotto la spinta del progresso tecnologico. Sempre più presenti nell’ambientazione diventano le automobili, simbolo anche della crescente importanza e ricchezza degli Shelby. Anche in questo caso incappiamo, però, in un anacronismo. Una delle auto che appare nel primo episodio della stagione è un’italianissima Fiat Tipo. Il modello venne presentato al salone di Parigi del 1919 ma il numero di registrazione presente nella serie, YP8086, venne rilasciato solo nel 1926.
Una licenza poetica può invece essere definita quella dell’uso delle lamette che dà il nome alla banda. Per quanto, infatti, sia pure attestata l’usanza di portare queste lame nel risvolto del cappello, non ci sono evidenze di nessun tipo che confermino che fossero davvero usate per far del male, anzi. Come chiarito dal professore di storia Carl Chinn, autore anche del libro “La vera storia dei Peaky Blinders“, sarebbe risultato assai difficoltoso dare forza e indirizzare il colpo con una lametta presente nel cappello.
Secondo il professore, inoltre, il nome della gang deriverebbe dalla forma appuntita (peaky) del cappello e non dalla presenza di lamette che anzi erano molto rare e costose all’epoca, tanto più per una band di strada.
3) Il partito politico di Mosley
L’ultima stagione ci ha restituito uno dei villain più intriganti di tutta Peaky Blinders: Oswald Mosley. In questo articolo vi abbiamo raccontato la vera storia del carismatico politico che avrebbe voluto l’affermazione di un partito fascista in Inghilterra.
Le qualità di Mosley lo avevano portato a essere eletto tra i conservatori all’età di appena ventuno anni, un record assoluto che dimostra la precoce maturazione del ragazzo. Dopo aver abbandonato i conservatori diventa un membro autonomo del parlamento e quindi un laburista tra il 1924 e il 1931. Nella quinta stagione lo vediamo confrontarsi per la prima volta con Tommy, anch’egli membro dei laburisti. Ci troviamo nel 1929 e basandoci sulla gravidanza di Ada, che continua per l’intera stagione, possiamo affermare con sicurezza che l’azione si svolge nell’arco di qualche mese.
Ecco allora l’incogruenza: Mosley in Peaky Blinders 5 fonda il suo partito e tiene un famoso discorso che ricalca in maniera piuttosto fedele diversi stralci di discorsi declamati dal vero Mosley. Il problema sta, però, nella fondazione del partito fascista che, nella realtà non avvenne se non all’inizio degli anni ’30, dietro ispirazione del modello di Benito Mussolini. Nel 1932, poi, cambia il nome del suo partito in British Union of Fascists (BUF).
Insomma, nel 1929 Mosley non aveva ancora fondato un suo movimento. Come spiegato da Steven Knight, sceneggiatore della serie, si è scelto per la quinta stagione il 1929 perché ideologicamente viene a rappresentare il simbolo del dilagare dei fascismi, poco dopo la violenta crisi economica. Una licenza poetica, insomma, anche in questo caso funzionale al racconto.
4) Una polizia un po’…pigra
Torniamo nella prima stagione, in particolare nel quinto episodio. Tommy riesce a destreggiarsi tra la polizia e i repubblicani dell’IRA coinvolgendo l’ispettore Campbell nella spinosa situazione. In cambio la promessa di consegnargli l’uomo dell’IRA. Si giunge in breve a uno scontro potenzialmente mortale che vede coinvolti i repubblicani, Grace e Tommy. La polizia, pur allertata, rimane all’esterno in attesa degli eventi.
Ma perché lo fa? Perché non interviene? Avrebbero potuto facilmente irrompere e arrestare i due rivoltosi e invece rimangono in attesa. Una scelta folle dal momento che, se Tommy fosse morto, le preziose armi di cui repubblicani e polizia inglese sono alla ricerca non si sarebbero mai trovate. Solo il leader dei Peaky Blinders, infatti, era a conoscenza del luogo in cui si trovavano nascoste. Una pigrizia da parte della polizia decisamente inopportuna e controproducente.
E sempre a proposito di polizia, spostiamoci nell’episodio finale della seconda stagione. Il momento più carico di tensione è arrivato, il Derby è in corso e Tommy deve fare i conti con Campbell e la missione contro Sabini. Tommy si serve di Lizzie per creare un diversivo e distrarre il maresciallo Henry Russell, ma qui iniziano i problemi: il militare tenta di violentare Lizzie e ha con se un revolver con il quale rischia di uccidere Tommy intervenuto in difesa della donna.
C’è però un’incongruenza: i marescialli di campo britannici non portano con sé armi in eventi sociali. I militari della corona sono armati solo quando in servizio. Russel, inoltre, indossa la sua cintura Sam Browne sulla bretella invece che sotto: una scelta che nessun ufficiale avrebbe mai fatto.
E parlando di militari, quando Tommy invia una lettera a Churchill (2×02) e gli riferisce di aver servito a Verdun, diversi assistenti del ministro dicono di aver fatto altrettanto. Un solo problema: non c’erano truppe britanniche a Verdun, battaglia che vide contrapposti francesi e tedeschi.
5) La renna Rudolph e la ballata irlandese
4×01 di Peaky Blinders: è la vigilia di natale del 1925. Tommy e suo figlio pensano bene di lasciare una mince pie, dolce natalizio inglese, per l’arrivo di Santa Claus e della renna Rudolph. Un gesto molto dolce che a molti ricorderà scene della propria infanzia. Un attimo, però: nella realtà questa scena non sarebbe mai potuta verificarsi perché la renna Rudolph non fu inventata se non negli anni ’30. Il creatore del personaggio, lo scrittore Robert L. May, non era neanche diplomato nel 1925 e iniziò a scrivere un libretto intitolato “Rudolph la renna dal naso rosso” solo nel 1939.
E parlando di anacronismi non possiamo non menzionare la bellissima ballata The Boys of the Old Brigade che un membro dell’IRA intona nella 1×03 senza preoccuparsi di essere sentito. La canzone, infatti, allude alla Rivolta di Pasqua avvenuta nel 1916 in Irlanda contro i britannici. Un gesto che mostra tutta la devozione alla causa e lo spregio del pericolo di questo membro dell’esercito repubblicano irlandese.
C’è un però: e sì, perché se è vero che la ballada fa riferimento a un evento del 1916, la melodia venne composta solo negli anni ’70 dal musicista irlandese Paddy McGuigan. Un viaggiatore del tempo come membro dell’IRA?