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La classifica delle 10 migliori Serie Tv britanniche di tutti i tempi

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Stilare una classifica delle 10 migliori Serie Tv britanniche può essere un compito arduo per molteplici motivi, primo fra tutti la grande qualità che spesso accomuna le produzioni British. Un altro elemento da prendere in considerazione è senz’altro la vasta gamma di generi e tipologie abbracciati dagli show inglesi, basti pensare all’iconica Mr Bean, la comedy che ha fatto ridere col suo English Humor generazioni di spettatori, così lontana dai toni e dalla struttura di una delle attuali punte di diamante delle serie britanniche, Peaky Blinders. E come collocare lavori del calibro di After Life o The Office UK di cui la genialità di un attore e autore quale Ricky Gervais costituisce un comune denominatore? Che spazio dare alla nuova frontiera del fantasy tratto fedelmente dalle opere letterarie, come quel gioiello firmato BBC + HBO che è Queste Oscure Materie?

Per provare a districarci in questo mare magnum di serie tv britanniche, prenderemo come parametro di valutazione non soltanto la qualità, ma anche la popolarità, lo spazio che questi show si sono creati all’interno del mondo seriale, l’impronta che hanno lasciato sul pubblico, tenendo sempre in considerazione che alcune di queste serie tv sono concluse, altre sono in corso da molti anni e altre ancora sono attualmente in produzione e potranno confermarsi, avanzare o scendere di posizione in futuro, a seconda dei loro sviluppi.

Con le date premesse, dunque, scopriamo insieme la classifica delle 10 migliori serie tv britanniche di tutti i tempi (sì, c’è anche Peaky Blinders, ma che posto occupa?).

10) Fleabag

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Il decimo posto per Fleabag, la serie televisiva scritta e creata da Phoebe Waller-Bridge, basata sul suo one-woman show teatrale del 2013, può essere alto o può essere  basso a seconda della prospettiva. Per molti critici televisivi e per il pubblico, Fleabag è un vero e proprio cult. Eppure, ha avuto soltanto due stagioni (e meno di quattro ore totali di screentime) per farsi conoscere. Con un paio di stagioni in più avrebbe avuto ciò che bastava per scalare qualche posizione in classifica? La domanda resterà senza risposta, ma quello a cui si può rispondere è perché questa serie tv abbia, in ogni caso, un posto nella classifica delle migliori serie tv britanniche di sempre.

Fleabag è una tragicomedy che lascia il segno grazie alle sue caratteristiche uniche, a partire dall’antieroina protagonista, una donna dalla verve scoppiettante che si rende subito simpatica agli occhi del pubblico. Una trama accattivante fa da sfondo a tematiche molto spinose che Fleabag affronta solo in apparenza con superficialità, coinvolgendo lo spettatore che diventa testimone di ogni pensiero e sofferenza. A questo si aggiunge uno spiccato black humor e la particolarità della rottura della quarta parete, elementi che fanno di Fleabag qualcosa di speciale.

9) Utopia

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Anche Utopia, con le sue due stagioni di 6 episodi ciascuna andate in onda tra il 2013 e il 2014, è una serie relativamente breve che ha avuto la capacità di lasciare comunque un’impronta indelebile. Creata da Dennis Kelly e trasmessa da Channel 4 (nientemeno che l’emittente che ha lanciato Black Mirror), Utopia è una di quelle serie tv che sono rimaste di nicchia seppur avrebbero meritato molto più seguito. L’interrogativo è lo stesso del caso Fleabag, con uno spazio maggiore sarebbe avanzata di qualche posizione?

Domande a parte, resta innegabile che Utopia sia uno dei prodotti più originali degli ultimi tempi, in primis grazie al suo comparto visivo fuori dal comune, che gioca con netti contrasti di colore – e non è un caso che al centro delle vicende nella serie ci sia proprio una graphic novel. Un’altra arma vincente è l’ironia disarmante che spesso si scontra con una violenza fuori controllo, ciò che dà vita alle dinamiche tra i personaggi. Utopia utilizza elementi non banali, mischiandoli tra loro in un modo ancor meno banale.

8) The Crown

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Difficilmente sarebbe potuta mancare la serie tv sulle vicende della Regina Elisabetta II e i Windsor. The Crown, creata e principalmente scritta da Peter Morgan è in produzione dal 2016 e per il momento ha raggiuto il numero di quattro stagioni di dieci episodi ciascuna. Grazie a un cast di altissimo livello – tra cui Claire Foy e Olivia Colman nei panni della regina, Helena Bonham Carter nel ruolo di Margaret dalla terza stagione, Matt Smith e Tobias Menzies a dare il volto al principe Filippo – e a una qualità riscontrabile nei vari ambiti, tra produzione, scrittura, fotografia e regia, la serie ha già vinto sette Golden Globes e otto Premi Emmy.

Sebbene la famiglia reale si sia spesso discostata dalle modalità o dai contenuti con cui viene raccontata la storia, ci sono ottime possibilità che The Crown possa raddoppiare i premi già vinti e diventare una delle serie tv britanniche di maggior impatto e popolarità. Le prossime stagioni potranno giocare carte molto importanti per lo status di questa produzione, al punto che tra un paio d’anni o più, magari, collocheremo The Crown ben più in alto dell’ottavo posto. Who knows?

7) Misfits

Le cinque stagioni di Misfts, andate in onda tra il 2009 e il 2013, si sono prese un posto nel cuore del pubblico che difficilmente verrà soppiantato. A differenza di Fleabag e Utopia, serie concluse ma di poca durata, e di The Crown, ancora in corso, la serie ideata da Howard Overman è conclusa da tempo e ha avuto la possibilità di farsi conoscere attraverso molti episodi di successo: il quadro è molto più chiaro. Il merito di questa produzione che vede come protagonisti dei ragazzi disadattati che scoprono di avere poteri speciali, caratteristica che pone la serie all’interno del filone dei supereroi, è quello di stagliarsi con originalità nel mare di show di questo genere.

Innanzitutto, Misfits ha dato una luce nuova alla concezione dell’eroe, liberando la figura dal solito involucro di perfezione e mettendo in primo piano personaggi molto umanizzati. Inoltre, come per altre serie già citate, è molto presente l’elemento del dark humor, che accompagna con irriverenza le vicende di protagonisti eticamente scorretti – oggi, all’epoca del politically correct, come verrebbe recepita Misfits? Forse è una fortuna che la serie sia uscita a suo tempo.

6) Skins

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Al sesto posto della classifica troviamo uno dei teen drama più famosi in assoluto, Skins. La serie, con le sue sette stagioni che ruotano attorno a diverse generazioni di personaggi, è andata in onda tra il 2007 e il 2013 conquistando una grandissima fetta di pubblico e riconoscimenti come il premio BAFTA. Di teen drama, attualmente, ne spuntano come funghi ma è difficile trovarne di efficaci quanto Skins: nella serie che ha lanciato attori come Kaya Scodelario, Hanna Murray e Dev Patel, niente viene edulcorato.

Il punto di forza di Skins è proprio quello di trattare la realtà così com’è, con tutta la crudezza e la complicazione del periodo adolescenziale. Tematiche come bullismo, anoressia e disordini alimentari vengono trattate in un modo terribilmente onesto ed è proprio per questo che la serie ha lasciato il segno come un violento pugno nello stomaco. E se c’è un filo che unisce tutte queste serie riportate nella classifica, quel filo è proprio la schiettezza e la verità pungente che emergono nelle produzioni britanniche.

5) Black Mirror

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Ci avviciniamo alla parte alta della classifica e troviamo, ancora una volta, un prodotto di grande originalità. Black Mirror, in produzione tra il 2011 e il 2019, è una serie antologica che dunque ben si smarca dalla vasta quantità di serie che si basano sulla ricorrenza di personaggi e situazioni. qui, ogni volta, lo scenario cambia. Le storie distopiche e perturbanti che vengono presentate sullo schermo attingono a un ipotetico e distruttivo futuro per parlare però del mondo di oggi.

Ciò che contraddistingue questa produzione britannica è la capacità di tenere incollato lo spettatore a trame dal ritmo serrato e angoscioso, ma senza smettere mai di far ragionare su quello che potrebbe derivare da un uso scorretto della tecnologia. Black Mirror è una serie che solleva molte domande, domande a cui però fa paura trovare una risposta; è uno specchio davanti al quale temiamo di rifletterci. Ed è proprio questo gioco sempre diretto e schietto con lo spettatore, la sua esperienza personale e i suoi dubbi che rende la serie così efficace.

4) Downton Abbey

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A un passo dal podio, Downton Abbey: 15 Emmy Awards, serie tv più candidata nella storia di questo premio, e Guinness World Record come show più acclamato dalla critica. Riconoscimenti meritati? Assolutamente. Downton Abbey è una serie di alta qualità sotto molteplici punti di vista: un cast di grande livello (basti pensare all’intramontabile Maggie Smith), dialoghi ben scritti, un’ottima fotografia e un utilizzo magistrale della lingua inglese – nello show sentiamo infatti il posh English, ossia l’inglese più raffinato che al giorno d’oggi parla solo la famiglia reale.

Il fascino della serie tv storica conduce lo spettatore nell’epoca di grandi cambiamenti che è stata il Novecento, dove il galateo e il bon ton avevano ancora un posto rilevante nelle abitudini societarie, e dove i personaggi seguono archi di trasformazione credibili e sempre motivati dalle giuste cause. Forse in Italia Downton Abbey non ha ancora ricevuto la giusta attenzione, ma il quarto posto della nostra classifica non glielo toglie nessuno.

3) Peaky Blinders

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Eccoci sul podio, un podio che mai come adesso sembra aprire a molte possibilità future, il perché lo si trova proprio in questa terza posizione: Peaky Blinders. Sì, perché ci si può chiedere solo terzo posto? Questo dipende più dai due colossi che occupano le prime due posizioni che da demeriti di Peaky Blinders, perché questa serie sembra convincere pienamente sotto tutti gli aspetti. Thomas Shelby, interpretato da un eccezionale Cillian Murphy è l’antieroe per eccellenza, che conquista con poca difficoltà l’attenzione degli spettatori. Accanto a lui personaggi molto carismatici come zia Polly, che non vedremo più allo stesso modo dopo la dipartita della grandissima Helen McCrory.

I dialoghi, la fotografia e la regia si accompagnano alla costruzione dei personaggi nell’elenco di elementi di assoluta qualità. Ma quindi cosa manca a Peaky Blinders per accaparrarsi un secondo o addirittura primo posto? Un finale stratosferico. Bisogna ricordarsi che la serie non è ancora conclusa, quindi non è possibile dare un giudizio completo. Forse, a show concluso, dopo che Peaky Blinders sarà ormai sedimentata nei cuori degli spettatori e avrà confermato il suo status di serie iconica, potremo riaprire la discussione.

2) Sherlock

Sherlock Holmes, personaggio nato dalla pena di colui che probabilmente è il più grande autore di gialli di sempre (insieme ad Agatha Christie), Arthur Conan Doyle, non poteva che diventare protagonista di una serie tv immensa. Acclamatissima sia dalla critica che dal pubblico, Sherlock – dal titolo così diretto e confidenziale – è diventata un pilastro nel mondo non solo delle serie tv britanniche, ma delle serie tv in generale.

Un’attenta trattazione psicologica dei personaggi, in particolare proprio di Sherlock, interpretato da Benedict Cumberbatch, è alla base del successo di questa produzione che si distingue dalla massa anche per composizione. Le stagioni di Sherlock, infatti, sono quattro – più uno speciale – ma composte di soli tre episodi ciascuna. Questo numero ristretto di episodi, non ha comunque impedito di ridar vita a una storia così antica, rendendola moderna ma senza minare l’essenza dell’originale. L’unica pecca il finale un po’ in calando che si è discostato dalla grandiosità delle prime stagioni.

1) Doctor Who

Centocinquantadue premi, all’attivo dal 1963, apprezzamenti di pubblico e critica, gli elogi dalla regina Elisabetta in persona e...dobbiamo continuare? Doctor Who è innegabilmente un cult, Doctor Who ha fatto la storia della televisione britannica. E si tratta di un successo per nulla scontato, visto che spesso il genere sci-fi viene relegato a genere di serie B. Eppure, Doctor Who ha sfondato qualsiasi pregiudizio, abbattuto ogni tipo di stereotipo.

Una trama avvincente, in grado di tenere spalancati gli occhi del pubblico, veicola messaggi importanti quali l’uguaglianza e il rispetto delle diversità, oltre a essere lo sfondo su cui personaggi dinamici e ben caratterizzati agiscono. La sempre presente originalità e il grande dinamismo della storia ha permesso a Doctor Who di incantare generazioni diverse di spettatori e per un’incredibile durata di tempo. Ma saprà mantenersi in testa alla classifica? Anche questo non è così scontato: Peaky Blinders scalpita, The Crown ha tutte le carte in regola per farsi avanti e altre interessanti produzioni britanniche possono essere in agguato. Ma è il bello della storia della tv: si scrive e si riscrive in ogni momento.

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