Perché vedere Peaky Blinders? Sarebbe meglio chiedersi perché non vederla. Personalmente amo come genere la gangster story, ma non mi era mai capitato qualcosa di simile. Per diversi motivi, dall’ambientazione, ai personaggi, all’annullamento di diversi cliché del genere. Ma andiamo con ordine: prima di tutto, cos’è Peaky Blinders?
Siamo nel primo dopoguerra, nel 1919. È un periodo molto duro, tirare avanti non è facile per nessuno, soprattutto se sei nato in una putrida città industriale come Birmingham, ossia il paradiso delle esalazioni velenose. Le strade puzzano e sono invase dal fumo e dalle acque nere, la gente vive un po’ alla giornata. E molti sono tornati dal fronte, dove hanno visto l’orrore delle trincee e hanno lasciato un pezzo della propria anima. C’è però chi è intenzionato a lasciarsi il passato alle spalle e a creare un nuovo mondo, il proprio, sulle ceneri del vecchio. Si parla dei Peaky Blinders, una gang sotto il comando della famiglia zingara Shelby, chiamati così per l’abitudine di tenere una lametta nascosta dentro il cappello da usare come arma.
Tommy
La storia ci racconta subito la sontuosa entrata in scena del glaciale capo della gang, ossia il secondo fratello, Tommy Shelby. La sua intenzione è entrare nel giro delle corse clandestine di cavalli e poi arrivare più lontano di quanto abbia mai fatto uno Shelby. Dal primo fotogramma ci viene già mostrato tutto: Birmingham è una fogna, la famiglia Shelby rimane unita grazie a Tommy e Tommy è un uomo silenzioso e con le idee molto chiare su quello che ha intenzione di fare.