Uno schiaffo in pieno volto. La fotografia in Peaky Blinders è il primo reale strumento comunicativo. Essa svolge un ruolo fondamentale in ogni prodotto televisivo, sia ben chiaro (qui abbiamo 5 serie tv con una fotografia incredibile), ma mai come in Peaky Blinders riesce a lasciare lo stesso stupore dalla prima all’ultima puntata.
In Peaky Blinders la fotografia è pensata e strutturata per divenire emozione, arte a trecentosessanta gradi. Ogni singolo fotogramma vuole comunicarci qualcosa che vada ben oltre il dialogo o il contesto, o vuole anticipare fatti e intenzioni. Il tutto su un piano strettamente visivo, toccando la sfera emotiva e psicologica dello spettatore.
Arriviamo subito al dunque.
Il primo impatto è il suo marchio di fabbrica. Una fotografia “sporca”, in cui le ambientazioni e ogni scenografia assumono toni grigi e marcati, in correlazione al fatto che si parla di criminalità in una metropoli. Per tale motivo è tutto estremamente soffuso negli ambienti chiusi e, il più delle volte, negli ambienti aperti, la luce tende ad essere grigia.
È la sporcizia del malaffare, dell’anima di chi abita l’Inghilterra degli anni ’30, delle grandi città. Ma ci sono anche raffinatezza, stile, eleganza e ricercatezza. Le luci si uniscono con meraviglia ai colori dei costumi, partorendo un dipinto che solo la mano di un pittore esperto poteva regalarci.
Alla visione di molte inquadrature si rimane colpiti da come ogni dettaglio venga messo in risalto, degli effetti di luce sul singolo oggetto di scena o sui vestiti e i volti dei nostri protagonisti.
E poi c’è lui, l’accompagnatore silente di ogni gesto, ogni sguardo, ogni parola. Il fumo delle sigarette che si confonde con il fumo della città stessa. Evanescente, contribuisce a rendere le immagini uniche nel loro genere e a veicolarci dei messaggi. In qualche modo i fotogrammi ritraggono l’aspetto emotivo dei nostri protagonisti: le loro incertezze, paure, fragilità. Ma anche le loro sicurezze e convinzioni. Aleggiano nell’aria e scompaiono, rivelando una profondità (anche grazie alla straordinaria bravura gestuale degli attori) che mostra sfaccettature e guida lo spettatore alla scoperta del personaggio, immagine dopo immagine.
La fotografia in Peaky Blinders racchiude il senso stesso di tutta la serie tv.
Non si parla solo di malavita, ma anche e soprattutto di amore, e questo messaggio non poteva mancare dal punto di vista visivo. Il grigio viene talvolta spezzato da sgargianti colori e, di solito, vengono usati per descrivere una particolare situazione legata alla sfera affettiva, anche se non in maniera diretta.
Abbiamo una Grace che cammina con il suo cappotto verde in mezzo a un vicolo fumoso e poco illuminato. Oppure una Polly Grey sgargiante, più del solito, per rendersi bella e importante per se stessa e per suo figlio Michael.
Ovviamente la fotografia cambia anche con il mutare delle relazioni tra i personaggi e i contesti e non sempre qualcosa che valeva nella prima stagione ha lo stesso peso anche nella quinta. Interessante osservare come spesso i primi piani siano intensi, studiati e ben inseriti. Le espressioni dei personaggi spesso riescono a comunicare tantissimo senza dover dire una singola parola. Si ottengono così ritratti temporanei di una specifica condizione emotiva, talmente diversi da risultare un mosaico caleidoscopico nel caso in cui si volesse metterli in fila, uno dopo l’altro.
Ma c’è dell altro.
Una tecnica saltuariamente usata in Peaky Blinders è il ralenti, che, a differenza del resto, assume una connotazione difficile da inquadrare. Certamente non parliamo della scuola dadaista o surrealista per il quale questa tecnica assumeva un ruolo frontale e diegetico. Il caso dei Peaky Blinders rientra nel classico uso meramente artistico dell’era moderna.
Tuttavia, le poche volte che viene utilizzato, riesce a dare quel tocco di epicità alle scene e anche di sentimentalismo, che non guasta. L’allungamento dell’azione, in questo caso, è un tentativo di far immergere completamente chi osserva.
Per tutti questi motivi la fotografia in Peaky Blinders è un piccolo capolavoro, e rappresenta la sua identità più forte.