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Perché dovreste assolutamente guardare Peaky Blinders almeno una volta nella vita

Peaky Blinders
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Ci sono alcune serie tv di cui sentiamo sempre parlare soltanto bene, tra amici che quasi ci pregano di vederle. Peaky Blinders, per molti di voi, può essere una di queste. E anche se spesso è proprio il continuo sentir parlare bene di qualcosa a convincerci a rimandarne la visione, in questo caso, siamo noi i primi a volervi consigliare di concedervi un viaggio in quel di Birmingham, sotto l’ala protettrice di Thomas Shelby e i suoi, fot*****issimi (capirete presto perché) fratelli.

By the order…

Peaky Blinders
Thomas Shelby (640×360)

Ogni serie tv che si rispetti, al giorno d’oggi, deve essere anche una buona base per i meme, ed è proprio così che spesso e volentieri convince le persone a farsi guardare, perché in tutto il vociare social, l’attenzione non faticherà a cadere sul meme di Arthur Shelby che grida al microfono la tipica frase grido di battaglia della banda degli Shelby, o su un altro classico “niente risse”, proveniente dal matrimonio di Thomas. Tutto ciò per dirvi che Peaky Blinders è una serie che regala tantissimi momenti epici, tra colpi di scena volutamente cinematografici e, appunto, scene badass di estrema esplosività, in cui la violenza regna sovrana, accompagnata da una colonna sonora a dir poco adrenalinica. Ma attenzione, non si tratta affatto dell’ennesima serie sulle gang in cui ogni scena di violenza si fa veicolo della mascolinità tipica del genere, anzi. Peaky Blinders scava davvero nel profondo della mente dei suoi personaggi, talvolta facendo emergere il lato più lugubre di tutti loro, con particolare riferimento ai fratelli Shelby, reduci dalla prima guerra mondiale, e alla zia Polly, attorniata da un alone di mistero e magia. Gli Shelby non sono la classica gang di quartiere, perché il loro nome proviene da una realtà quasi esoterica. Si tratta di una famiglia di origini gitane molto legata alle proprie radici e tradizioni, e il modo in cui viene trattato il tema della spiritualità, per tutta la serie, è davvero magico e coinvolgente. Mi verrebbe da dire, in merito, che l’elemento religioso, o esoterico, è quasi una sorta di personaggio a sé, che cresce all’interno dei personaggi come un fantasma e si palesa nella realtà sempre di più, stagione dopo stagione.

Steven Knight ci sa proprio fare

Alfie Solomons (640×360)

Il creatore della serie è Steven Knight, che tra l’altro, per chi non lo sapesse ancora, è anche l’ideatore del quiz game per eccellenza: Chi vuol essere milionario? Diciamo che già solo con queste due idee (come se la prima non bastasse da sé), il buon Steve verrà ricordato per sempre come una leggenda, ma ancor di più per essere riuscito a mettere insieme un cast a dir poco stellare, composto da alcuni dei più grandi attori britannici (e non solo) del nostro tempo, tra cui: Paul Anderson, Tom Hardy nei panni del misterioso mercante ebreo Alfie Solomons, Adrien Brody, Anya Taylor-Joy, Helen McCrory, Sam Claflin e Aidan Gillen (l’odiato Ditocorto di Game of Thrones). Questi sono solo alcuni dei brillanti nomi del cast, capeggiato dall’irresistibile Cillian Murphy, che in sei stagioni traina i Peaky Blinders dai sobborghi di Birmingham ai confini di un nuovo mondo in continua evoluzione. Un punto in più, in riferimento al cast, sta nel fatto che tutti i big name che collaborano alla serie sono davvero ben distribuiti lungo le varie stagioni, aiutando a tenere sempre alto l’hype soprattutto nei momenti in cui la serie non è stata on-air. Negli anni, infatti, si è quasi scatenata una sorta di lotteria per indovinare quali sarebbero stati i nuovi attori ad unirsi al cast, facendo fantasticare gli spettatori sui vari ruoli che questi avrebbero ricoperto e riuscendo sempre a ripagarne le aspettative, proprio per via della bravura e dello strapotere della maggior parte dei nomi coinvolti.

Peaky Blinders ha rinnovato l’immaginario del gangster

peaky blinders
Peaky Blinders (640×383)

Peaky Blinders è una serie tv gangster che studia e prende a piene mani dall’immaginario collettivo del genere. Si tratta di un dramma in costume che, come fatto in precedenza da Boardwalk Empire su tutte, disegna la visione alternativa di un preciso periodo storico, utilizzando in questo caso una reale gang inglese che nacque a Birmingham alla fine del diciannovesimo secolo, caratterizzata appunto dal vestiario da perfetto gentleman britannico e dai “cappelli taglienti”, con cui i membri del gruppo ferivano i propri avversari. Peaky Blinders utilizza questo escamotage narrativo per ritagliarsi un posto ben preciso e saldo di verosimiglianza storica, andando poi ad indagare su uno schema ben più ampio che va a toccare i tumulti politici europei a cavallo tra le due guerre e il contrabbando con gli Stati Uniti degli anni del proibizionismo. La famiglia Shelby accompagna dunque lo spettatore in un viaggio storico caratterizzato da giochi di potere, intrighi e faide che hanno insanguinato l’Europa, e non solo, nei primi decenni dello scorso secolo. Il tutto condito da una regia pregiata e ricercata, che sa giocare con l’elemento esoterico e che lega quest’ultimo al racconto di una città, Birmingham, che diventa portavoce dell’industrializzazione di quegli anni, poiché dipinta tra le ceneri e i fumi delle fabbriche di quel tempo, tutti elementi in forte contrasto con il disegno che viene fatto degli Shelby, sempre eleganti e ordinati, ma comunque a proprio agio nel camminare sul fango e a sporcarsi le mani laddove necessario. Per concludere, ci sembra giusto ribadire l’importanza e la forza della colonna sonora della serie e di tutti quegli elementi che fanno da contorno al prodotto finale, rendendolo davvero un autentico gioiello del genere.