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Polly Gray, la fragilità della forza

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Uno degli elementi che rendono Peaky Blinders una serie tv di spessore è sicuramente l’attenta delineazione dei personaggi. Ognuno di loro è tratteggiato con segni decisi, ma al contempo sfumati e inafferrabili: cogliere tutte le sfaccettature dei protagonisti è una sfida da affrontare episodio dopo episodio. Una delle figure più affascinanti, dove la complessità e profondità della psicologia mettono in risaluto luci e ombre del personaggio, è senza dubbio Polly Gray.

Vera e propria matriarca, Polly è la figura femminile più potente dello show. Può essere considerata come la “madre” dei Peaky Blinders (forse ancor più che del suo figlio effettivo, questione su cui riflettiamo qui) e ci appare fin dai primi episodi come un punto di riferimento, colei che tiene le redini di molti degli affari del gruppo. Eppure, procedendo nella visione, ci rendiamo conto che Polly Gray non è solo forza, ma anche fragilità.

Peaky Blinders

Le radici di questi due elementi che caratterizzano Polly sono da individuare nella sua storia personale e familiare. Ci troviamo davanti a una donna che è rimasta incinta a sedici anni e in seguito costretta ad abortire dal padre, rischiando la sua stessa vita. Solo poi si è sposata e ha avuto due figli con un uomo con problemi di alcolismo, successivamente morto. Come se già non fosse abbastanza, in seguito alla morte del marito, Polly si è vista sottrarre i figli, la sua ragione di vita. In seguito a questi eventi, a cui di certo non sono susseguite soltanto gioie, c’erano due strade che la donna avrebbe potuto imboccare: diventare un “carro armato” o lasciarsi trafiggere dai tormenti della vita. In un certo senso, Polly le ha imboccate entrambe, dimostrando una grande umanità e diventando un personaggio estremamente credibile. Nessuno è solo forte o solo debole.

Il carattere imponente di Polly emerge, ad esempio, alla fine della prima stagione di Peaky Blinders, quando la donna si ritrova a duellare verbalmente (e non solo) con Grace.

Polly sa che Grace ha tradito Thomas, ma è anche consapevole dei sentimenti tra i due. Nulla di tutto questo le impedisce di tenere le redini della conversazione e mettere Grace alle strette: è Polly, tra le due, a tenere il coltello dalla parte del manico. Sa come porsi, come parlare, come convincere. Mostra un autocontrollo che vediamo completamente ribaltato, invece, all’inizio della seconda stagione. Quando ci ritroviamo davanti una Polly Gray che lotta contro la depressione e che con grande ansia fa visita a una medium per cercare di capire cosa è successo ai propri figli. In un primo momento ci risulta difficile credere si tratti dello stesso personaggio che abbiamo visto nella stagione precedente.

Dov’è finita la corazza? Ha lasciato spazio a una sfaccettatura tutta nuova del personaggio.

Peaky Blinders

La scoperta che la figlia è morta è devastante. Ma Polly si aggrappa alla speranza che il figlio sia invece ancora vivo. Così, la vediamo perdere il suo solito autocontrollo durante la conversazione con Thomas Shelby, in cui il nipote le dice di aver individuato Michael, senza volerle rivelare l’indirizzo. Ecco allora che Polly Gray diventa preda delle proprie emozioni, urla, grida, addirittura minaccia di sparare a Thomas per via del suo silenzio (con una magistrale interpretazione di Helen McCrory, di cui qui trovate 5 curiosità). Una reazione esagerata? Forse semplicemente una reazione molto umana, la reazione di una madre che si ritrova a un passo dal poter riabbracciare il proprio figlio e vede nel nipote l’unico impedimento alla realizzazione del suo sogno.

Quando finalmente Polly riesce a riabbracciare Michael, torna in una dimensione di serenità e sembra recuperare quella forza che l’ha precedentemente contraddistinta.

Ma la vita di Polly Gray non diventa più facile. Tutto l’amore che cerca di riversare sul figlio non torna totalmente indietro. All’inizio Michael sembra sposare perfettamente la causa dei Peaky Blinders, ma andando avanti il rapporto con loro, e soprattutto con la madre, comincerà a incresparsi. In questa relazione madre-figlio complicata tornano alla luce entrambi gli aspetti di Polly, come facce della stessa medaglia: la fragilità nata dalla sofferenza di non poter vivere un idillio familiare e la forza di affrontare tutto quanto con la giusta grinta.

L’emblema di questa medaglia forse lo possiamo trovare nella terza stagione, nel quadro che Ruben Oliver dipinge per Polly. In una scena carica di emotività, Polly cerca di distruggere il suo ritratto in seguito al presentimento che il pittore abbia tradito i Peaky Blinders e di conseguenza lei. Quando Ruben Oliver stesso vede ciò che è successo al quadro, Polly si giustifica dicendo che non era comunque veritiero, perché la Polly ritratta era troppo sicura di sé, mentre la Polly presente aveva lasciato spazio a una grande incertezza. Cosa significa? Dall’esterno Polly sembra tutta d’un pezzo, ed è così quindi che il pittore l’ha dipinta.

Ma la Polly della terza stagione prende atto delle proprie debolezze e le porta in superficie, in un certo senso confessa di averle.

Peaky Blinders

L’errore della donna, forse, è quello di pensare che tale fragilità abbia cancellato del tutto la sua forza. Non è così. Alla luce di quello che abbiamo visto nelle stagioni già uscite, è chiaro che la forza di Polly non è scissa dalla sua fragilità: il potere di questo personaggio risiede proprio nelle passioni, nella grande emotività, nella capacità di lasciarsi andare senza trattenersi, anche quando sarebbe più comodo restare dura come pietra. Peaky Blinders non è conclusa, quindi avremo la possibilità di vedere un ulteriore sviluppo della personalità di Polly Gray.

Capiremo se alla fine uno dei due lati prevarrà sull’altro o se Polly si rivelerà un binomio perfetto di entrambi gli elementi.

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