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Thomas Shelby e il suo difetto fatale

Peaky Blinders
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Thomas Shelby è il protagonista indiscusso di Peaky Blinders, il tragico personaggio che riesce a calibrare la propria intelligenza, ambizione e violenza per ottenere ciò che vuole. È la stella madre attorno cui ruotano come pianeti le vicende e i personaggi di questa straordinaria serie.

L’assoluta centralità del personaggio è data, oltre che dalla magistrale interpretazione di Cillian Murphy, anche dal fascino e dalla romaticizzazione dell’anti-eroe (di cui parliamo anche qui). Come spettatori veniamo attratti non tanto dalla sua forza e dal suo acume, quanto dalla sua capacità di conciliare un carattere freddo e calcolatore con una parte più nascosta, e per questo più intima (un segreto che condividiamo con pochissimi personaggi): la sua fragilità di fondo muove i fili del suo personaggio e dona luce anche alle macchinazioni più machiavelliche e moralmente inaccettabili.

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Il problema che spesso affligge i personaggi complessi come Thomas Shelby è che, per riuscire a coinvolgerci empaticamente, sono sempre caratterizzati da un punto cieco per loro invisibile, ma che allo spettatore risulta evidente. Questa costruzione di suspense non fa altro che avvicinare il pubblico ad un personaggio che altrimenti risulterebbe troppo negativo e brutale per essere amato. Così facendo, invece, non riusciamo a non anticipare il suo dolore e la sua gioia, immedesimandoci al livello più alto possibile.

Ciò che abbiamo visto nelle cinque stagioni di Peaky Blinders è un Thomas Shelby al massimo del suo potenziale: calcolatore, ambizioso, paziente e guidato da un proprio compasso morale. L’attrattiva principale sta nella sua capacità di guida, una silenziosa e innata caratteristica che lo rende l’alfa della sua famiglia: di fronte ai caratteri così esplosivi e irruenti dei suoi fratelli, Thomas Shelby risulta un animale a sangue freddo, pronto a muoversi e uccidere con la precisione di chi sa cosa sta facendo.

È per questo che Thomas, pur essendo il secondogenito, viene considerato da tutti il capo indiscusso dei Peaky Blinders.

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La capacità di tenere le redini di una famiglia così veemente e impetuosa si coniuga, sin dalla prima stagione, con un’innata e innegabile bontà. Sin dal primo episodio, il personaggio di Thomas ci viene presentato in modo contraddittorio e questo ci intriga: è sì un criminale, ma ciò non lo ferma dal compiere atti di bontà verso i reietti, i poveri, gli ultimi della società.

Gli atti e i gesti di pietà e gentilezza vengono elargiti con parsimonia e, proprio per questo, assumono un valore inestimabile sia da parte di chi li riceve che dal punto di vista di noi spettatori: l’equilibrio delicato tra il suo animo gentile e il suo ruolo di capo senza scrupoli viene mantenuto con una maestria incredibile.

È nel privato, però, che viene fuori tutta la tragicità del personaggio di Thomas Shelby. Sin dall’inizio della serie Thomas si dimostra un uomo cambiato: gli orrori vissuti nella guerra, la perdita di un amore importante hanno all’apparenza ghiacciato il torrente di emozioni ed energie del personaggio. Sotto questo evidente congelamento, però, la corrente ha continuato a muoversi impetuosa.

L’incontro e l’innamoramento con Grace è prova lampante di questo: i due si amano potremmo dire da subito con una forza e una disperazione tale da accendere in tutti, spettatori compresi, un turbinio di emozioni evocative e intossicanti.

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Quando verrà a mancare la protagonista di questo amore irruento, la tragedia di Thomas Shelby otterrà quell’ultima goccia pronta a far traboccare il vaso: l’ossessione amorosa provata in vita non si fermerà con gli anni, ma Grace diventerà parte integrante di Thomas, rappresenterà il suo inconscio e il lato più oscuro della sua mente.

È interessante notare qui la giustapposizione tra il suo ruolo pubblico come ormai re di un impero e il suo riadattamento ad una vita senza Grace: il ruolo di Thomas come capo dei Peaky Blinders continua incessante ed evolve in maniera esponenziale, ma la sua vita interiore, emozionale e privata, rimane come congelata in un amore ormai impossibile e indimenticabile.

Sarà l’ampliarsi, nel tempo, di questo sentimento di abbandono e incomprensione che potrebbe portare Thomas Shelby al compimento di un destino fatale (ecco cosa sappiamo della sesta stagione).

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Nella letteratura greca molti protagonisti delle tragedie sono caratterizzati dalla cosiddetta “hamartia“. L’hamartia è la caratteristica principale di un personaggio, un suo difetto riconoscibile ma incorreggibile che lo condurrà inevitabilmente a essere l’artefice della propria rovina.

Qual è il difetto fatale di Thomas Shelby? È molto semplice: il suo bisogno di controllo.

Thomas è un personaggio estremamente razionale e macchinatore, incapace di dominare la sua parte emotiva (che nelle prime stagioni veniva soppressa dall’oppio in quanto gravemente traumatizzata dai ricordi di guerra). La sua rovina è la certezza che deriva dalla sua logica: sicuro di poter controllare tutto e architettare piani minuziosi, Thomas non si rende conto che l’imprevisto è sempre dietro l’angolo.

Quando, nel finale della quinta stagione, il suo piano viene mandato all’aria, Thomas Shelby si ritrova per la prima volta di fronte alla prova lampante che non può controllare qualsiasi cosa e la presa di consapevolezza lo annienta. Cade così in una spirale oscura, incapace di accettare questo limite, ossessionandosi nel trovare il difetto, l’inceppo che ha mandato all’aria il suo piano.

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È questa ossessività che porterà Thomas verso un destino tragico? Probabilmente. Incapace di accettare il proprio destino, frustrato da chi ha attorno, paranoico nella propria solitudine auto-imposta, Thomas Shelby diviene sempre più un personaggio ambiguo, che sembra avanzare inesorabilmente verso un doloroso epilogo.

Tutto ciò che ha perso lo ha inevitabilmente cambiato, e dobbiamo chiederci quanti passi manchino al bordo del baratro che lo porterebbe a divenire l’ombra di se stesso, abbandonandolo fatalmente al suo destino.

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