Peaky Blinders, la meravigliosa serie ideata da Steven Knight, ci ha regalato uno dei personaggi più iconici degli ultimi anni.
Thomas Shelby, il capofamiglia e leader del gruppo di scommettitori e contrabbandieri che agli inizi del ‘900 dominavano la città di Birmingham – leggete qui se volete conoscere alcune delle loro prodezze realmente compiute – è un uomo non facile da amare ma che non siamo riusciti a toglierci dalla mente.
Nonostante l’antieroe di Peaky Blinders sia tutto fuorché un individuo facile da capire!
Perché Thomas Shelby in più di un’occasione ha sacrificato amore e famiglia in nome di ciò che riteneva opportuno e giusto. Come uno scacchista che intravede già le mosse future che dovrà compiere per arrivare dove deve, così Tommy sa che a volte ci sono gesti da fare e sacrifici da compiere per vedere realizzati i propri obiettivi. Traguardi importanti che lo porteranno sempre più lontano, come la bellissima quinta stagione ha appena dimostrato.
Quante volte però la sua ambizione l’ha costretto a compiere gesti estremi che non sempre sono stati capiti dal pubblico di Peaky Blinders?
Basti pensare a quando rinunciò a raggiungere Grace, l’amore della sua vita, a New York. Nella lettera che le scrisse, spiegandole perché non poteva raggiungerla, percepiamo quanto per questo personaggio sia fondamentale mantenere una certa disciplina emotiva. Come il soldato che è stato, segue una condotta che non gli impedisce di amare ma che gli impone di rispettare dei limiti.
Limiti che a volte è la sua stessa famiglia a imporgli.
Le regole di un gioco che conosce e che, se vuole continuare a giocare a certi livelli, deve rispettare. Che questo significhi stringere patti con uomini che non stima o dare in sposo il fratello minore a sua insaputa.
Così anche lui, sapendo che una vita con Grace per quanto felice lo avrebbe allontanato dai suoi piani, decide di sacrificarla in favore di ciò che serve agli Shelby per prendersi ciò che vogliono. Perché gli uomini come Tommy non sono quello che sono senza la loro famiglia, pure se vediamo spesso il protagonista di Peaky Blinders ferire con le sue decisioni pragmatiche i suoi consanguinei, senza però smettere di guardare loro le spalle.
Non tutti loro hanno la sua visione circa il loro futuro e lui questo lo sa.
Allontanare Grace però non è stata l’unica scelta difficile che ha preso Thomas Shelby. Quando al termine della terza stagione lo vediamo mandare in carcere metà della sua famiglia assistiamo anche all’inizio del momento più buio di questo incredibile nucleo.
Ovviamente Polly, Arthur e John non capiranno le sue motivazioni. Far ingabbiare la propria famiglia è un atto che in pochi sarebbero in grado di compiere, ma come i fan di Peaky Blinders sanno bene il protagonista di questa storia è davvero un uomo che sa fare di necessità virtù quando serve.
Sa sopportare il peso dell’odio e della solitudine, capendo che essere il patriarca dell’impero che vuole costruire non gli potrà attirare solo sorrisi. Sa muoversi nell’ombra, accettando anche di dare un’immagine di sé che non gli restituisce giustizia, e tessere rapporti convenienti anche con chi non ha niente a che spartire con lui. Come nel caso dell’inquietante Oswald Mosley (leggete la sua vera storia) e della sua crociata fascista che non vediamo l’ora di scoprire come tenterà di sabotare dall’interno, nella sesta stagione.
Soltanto l’arrivo di una minaccia che solo l’unità del gruppo potrà fronteggiare riuscirà a risanare una ferita così profonda. E solo dopo averla scongiurata, il resto degli Shelby riusciranno a capire perché Tommy è dovuto arrivare a tanto.
La loro grandezza in fondo è proprio questa. Possono azzannarsi se serve, allontanarsi come nel caso di Ada per trovare una propria identità lontana dall’ingombrante cognome della famiglia, ma restano comunque loro. Gli Shelby per l’appunto.