Avete mai saputo rispondere, o meglio, avete mai avuto il coraggio di rispondere a domande del tipo: vuoi più bene a mamma o papà? Oppure, ravioli o lasagna?
È complesso, sono ragionamenti che meriterebbero mesi, anni, vite per essere completati. Poi in ogni caso qualcuno ci rimane male. E’ quindi sempre meglio non scegliere, rimanere sul vago e cambiare argomento. Ed è praticamente lo stesso importante, quanto impossibile, interrogativo che ci troviamo davanti quando guardiamo Tom Hardy in azione.
Dal grande al piccolo schermo ha saputo creare sempre una vera e propria dipendenza nei confronti dei suoi personaggi. Mai tradizionali, ogni volta sopra le righe e tremendamente misteriosi.
Sicuramente influenzata da un passato tormentato, la sua personalità emerge forte e netta in ogni ruolo, lasciando trapelare sempre un tratto autobiografico. Tant’è vero che Taboo segna un passaggio importante nella carriera di Tom Hardy, da attore diventa anche ideatore di una serie quasi completamente sua. In Peaky Blinders è invece il personaggio più camaleontico e temibile, sembra quasi essere un ospite in casa sua.
Sono due interpretazioni complesse e molto diverse tra loro, nonostante in Peaky Blinders sia comunque una comparsa con meno scene rispetto ai personaggi principali.
La forza di Alfie Solomons sta proprio nell’apparire all’improvviso, quando le cose sembrano già scritte e accadute. La reazione che abbiamo vedendolo dopo tanto tempo è sempre la stessa: sorpresa e divertimento. Anche dopo essere scomparso per lungo tempo riesce, grazie all’impatto straordinario dato già dalle primissime scene, a riaccendere un ricordo netto e positivo. La sua presenza è garanzia di qualità e rivoluzione, di stravolgimento di tutto ciò che fino ad allora è accaduto. Tom Hardy è evidentemente l’attore giusto per questo ruolo. La sua interpretazione è sempre perfetta e in linea con il carattere del personaggio. È molto più difficile interpretare trovando il giusto equilibrio nella follia e Alfie Solomons è una sfida colossale, lo sarebbe stata per chiunque, ma Tom ha dato prova ai nostri occhi di un’apparente facilità nel vestire i suoi panni.
La cadenza e il linguaggio del tutto originali e la comunicazione non verbale segnano due degli aspetti più sorprendenti e meglio riusciti del personaggio. D’altronde è l’uomo delle missioni impossibili per cui non poteva essere altrimenti.
Nelle vesti di James Keziah, Tom Hardy ha coronato non solo il suo sogno, ma anche quello di tutti i suoi ammiratori. Taboo è la serie che più ci dice di un personaggio e dell’attore che lo interpreta. Proprio per questo si è riflettuto a lungo su quanto potesse essere positivo e vantaggioso far girare l’intera serie su un unico protagonista e di conseguenza su di un unico attore, e se la serie stessa potesse risentirne. Le reazioni sono state molteplici e in un certo senso tutte interessanti.
Eppure Taboo è un vero e proprio gioiellino perché non si serve dell’utilizzo di tanti protagonisti.
Tom Hardy basta a Taboo? Sicuramente sì. Perché è stata pensata proprio per essere così, monotropica ma non egocentrica. La storia raccontata è quella di un uomo che non chiede di essere raccontato. Tom Hardy incarna perfettamente l’essenza di Taboo e di James. Il mistero, un passato nefasto e quasi sconosciuto da cui riscattarsi e rinascere, sembra la vera vita di Tom.
Non si può scegliere oggettivamente quale sia la migliore interpretazione di Tom Hardy, principalmente perché stiamo parlando di un attore che cambia con il personaggio, che vive in simbiosi con la sua storia, praticamente sempre impeccabile. Sarebbe impossibile anche non farsi influenzare dalle due serie di riferimento: Peaky Blinders è il connubio tra genialità e scoperta, Tom Hardy è uno degli attori più bravi nonché l’ennesimo personaggio scritto e interpretato magistralmente. Taboo è una serie avvincente e oscura. Anche il genere ha il suo peso in questo caso. Personalmente credo che ad avere più effetto nell’economia delle due interpretazioni sia proprio il tipo di personaggio e la sua complessità.