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La poesia universale di Penny Dreadful

Penny Dreadful
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In uno dei primi episodi di Penny Dreadful, l’anziano professor Van Helsing mette in guardia lo spettatore: la poesia ci strega, ci maledice, rivela la facciata decadente del mondo.

Sono stato stregato dalla poesia da molto giovane. Crea aspettative estremamente irrealistiche.

Professor Van Helsing, 1×04

Eppure la poesia ha un fascino irresistibile, è un incantesimo potente che rende possibile l’evasione della mente dalla prigione della vita in società. Lo sanno bene, anzi benissimo, i protagonisti di Penny Dreadful, i quali convivono a malapena con se stessi e che appaiano ai loro occhi prima ancora che a quelli degli altri come mostri immeritevoli di redenzione.

Nel clima gotico della Londra vittoriana di fine Ottocento, i personaggi di Penny Dreadful si animano, prendono vita dalla pagine dei romanzi che conosciamo dall’infanzia (qui abbiamo raccolto tutti i riferimenti letterari della serie), ma anche dagli angoli più remoti della nostra mente, dalle paure più recondite di cui diventano espressione. Penny Dreadful è stata spesso classificata come una serie appartenente al genere horror, ma la verità è che gli orrori che vi sono rappresentati non sono che poesia allo stato puro, laddove la poesia altro non è che la voce dell’anima.

Penny Dreadful diventa allora molto più che una serie televisiva, si rivela per l’ambizioso poema quale è, un ritratto che indaga l’orrore e il dolore senza fondo dell’umanità, ma che permette alla luce di farsi spazio, di illuminare quei momenti salvifici in cui la realtà si mostra sorprendente.

penny dreadful

La poesia di Penny Dreadful è una poesia costruita episodio dopo episodio, verso per verso da ognuno dei personaggi, che trova rime quando le loro strade si intersecano e forza espressiva quando abbassano le loro maschere e permettono allo spettatore – tanto quello interno quanto quello esterno alla serie – di guardare dentro la loro anima. I più potenti tra i versi di Penny Dreadful sono quelli che hanno come artefice Vanessa Ives (interpretata da un’eterea Eva Green, la cui performance si colloca tra le migliori della storia della televisione), soprattutto quando interagisce con la Creatura.

Non è un caso che la Creatura, il “mostro di Frankestein”, decida di presentarsi al mondo con il nome di John Clare, poeta dell’Ottocento inglese con affinità romantiche la cui malattia spesso impediva il consolidamento di una sua identità propria, poiché lo portava continuamente a credere di essere tanto se stesso quanto molti altri uomini (tra cui Shakespeare e Lord Byron). Nella sua maturità John Clare passò molti anni a combattere contro la malattia mentale, tanto da venire spesso ricordato come “poeta pazzo”. È proprio ai versi di Clare che fa riferimento la Creatura quando incontra Vanessa, l’unica altra anima che sembra poter scorgere il suo dolore.

Cerco scenari mai calcati da orma d’uomo

un luogo dove mai donna abbia sorriso o pianto,

per dimorarvi con il mio Creatore,

e dormire come dolcemente dormivo bambino,

non turbando e non turbato dove mi distenda

l’erba sotto di me, sopra la volta del cielo.

John Clare, I am [estratto]

Quella della Creatura è la ricerca di una purezza che gli sembra negata fin dal principio, di una beatitudine mai vissuta ma che riconosce in un’infanzia idealizzata, accennando al tema dell’innocenza felice del bambino, tra i più ricorrenti nella poesia romantica a cui Penny Dreadful fa continuamente riferimento. Quella che John Clare invoca è la necessità dei reietti di sentirsi vicino a Dio, di essere perdonati dai peccati che li tormentano, di poter ricominciare senza quel fardello che impedisce loro di vivere l’esistenza che anelano. Nessuno più di Vanessa può comprendere la disperazione e allo stesso tempo la speranza di questi versi, lei che si sente dannata ma non chiude mai il suo cuore alla fede.

Tutte le persone tristi amano la poesia. Alle persone felici piacciono le canzoni.

Vanessa Ives, 2×02
penny dreadful

Vanessa ama la poesia, Vanessa è poesia. Il suo è un cammino dolorosamente segnato, la cui conclusione non può che essere quella che vediamo nell’ultimo episodio di Penny Dreadful. Eppure non si rassegna, lotta fino all’ultimo istante perché le sue parole possano essere una luce per coloro che la circondano, per coloro che vivono nelle tenebre. L’esistenza stessa di Vanessa è una poesia d’amore, un amore che non necessariamente si identifica con quello carnale, bensì un amore puro, quasi d’ispirazione divina.

E non voglio alcun riposo del desiderio.

E tengo per certo, qualunque cosa accada,

e lo confermo proprio quando soffro di più:

è meglio aver amato e perso

che non aver amato mai.

Alfred Tennyson, In Memoriam, 16 [estratto]

Abbandonata da tutti coloro che amava e che nella sua luce cercavano di sopravvivere al tormento, Vanessa si rifugia ancora una volta nelle certezze della poesia, nelle parole di Alfred Tennyson, la cui morte segna l’inizio della terza e ultima stagione di Penny Dreadful e chiude simbolicamente l’Ottocento della poesia inglese. Vanessa è ormai consapevole di non potere ambire alla felicità in vita, né osa sperare di poter godere di quella ultraterrena, convinta com’è di essere maledetta. Tuttavia, mentre ricorda i versi che raccontano la sua solitudine non c’è rimpianto nella sua voce, e laddove non trova spazio la speranza non lo trova nemmeno il rammarico, bensì solo la consapevolezza di come il suo dolore non sia che la conferma che ha scelto di vivere anche quando non pensava di averne il diritto, mendicando ogni briciola di felicità che le si trovava davanti.

E che cos’è la poesia se non il rapportare attimi di vita – fugaci lampi di luce – all’esperienza universale?

penny dreadful

Vedere il mondo in un granello di sabbia

E il Paradiso in un fiore selvatico,

Tenere l’infinito nel palmo della mano

E l’eternità in un’ora.

William Blake, Auguries of Innocence [estratto]

Il cuore pulsante di Penny Dreadful si trova allora in questi versi di William Blake, ancora una volta recitati dalla Creatura a Vanessa. Penny Dreadful è un poema universale che racconta di una lotta disperata per la speranza, che narra di quanto possa esservi di potente e straordinario nella ricerca dalla luce, è una storia di orrori e desiderio, una ballata senza tempo che – incentrata sulla mostruosità – rivela l’immensità che si nasconde nelle crepe da cui fuoriesce potente la vita.

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