ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler sulla prima stagione di Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo
Dopo tanta attesa, finalmente abbiamo potuto vedere l’adattamento seriale di Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo, una delle saghe letterarie più amate degli anni Duemila, che aveva avuto già due rifacimenti cinematografici che però non hanno convinto a pieno. Disney+ si è assunta l’onere di portare in vita le gesta di Percy e dei suoi compagni e il risultato è stato abbastanza convincente. La serie tv non è libera da difetti, soprattutto in alcuni passaggi frettolosi o in diversi personaggi non sfruttati a pieno, ma sicuramente risulta abbastanza fedele a quei libri che hanno appassionato milioni di lettori e mostra importanti potenzialità.
In questa sede non vogliamo addentrarci però in giudizi su Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo, ma desideriamo andare a spiegare alcuni passaggi che affondano le proprie radici nel ricchissimo patrimonio della mitologia greca, chiaro ed evidente sostrato concettuale dell’intera serie. Durante gli otto episodi della produzione di Disney+, infatti, assistiamo alla comparsa di diversi personaggi e scopriamo vari riferimenti alla mitologia greca, per cui proviamo ad andare più nel dettaglio andando a spiegare cinque elementi che vengono presentati in Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo che traggono spunto proprio dall’immenso patrimonio mitico ellenico.
Le origini di Medusa da Percy Jackson al mito
Cominciamo da quello che è stato uno dei temi più dibattuti della prima stagione di Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo. Nella terza puntata della serie di Disney+ facciamo la conoscenza di Medusa, con i tre protagonisti che, in fuga dalle arpie, si ritrovano nella sua dimora e la sconfiggono decapitandola. Quest’epilogo è un primo grande riferimento alla mitologia, perché a uccidere la gorgone secondo il mito fu proprio Perseo, inviato contro Medusa a causa di un inganno di Polidette, il re di Serifo. L’uomo, infatti, aveva pianificato la morte dell’eroe, così da poter sposare sua madre Danae, tuttavia Perseo riuscì nell’impresa di sconfiggere Medusa, riuscendo a non incrociare mai il suo sguardo utilizzando il riflesso dello scudo per seguire i movimenti della gorgone.
Su questo punto, dunque, Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo si rifà esplicitamente al mito, mentre compie un’operazione interessante relativamente alle origini di Medusa.
Nella serie di Disney+ la gorgone viene presentata come una donna con una grande devozione ad Atena, che ha però un rapporto non consensuale con Poseidone, e la dea, per punire la violazione del voto di celibato fatta da Medusa, la tramuta in una gorgone. Questa riscrittura non serve solo a sfaccettare ulteriormente il personaggio, ma avvicina anche la serie di Disney+ a una versione molto popolare del mito, perché diversi autori importanti come Ovidio e Apollodoro sposano questa storia, raccontando che Medusa era una donna trasformata in gorgone da Atena in seguito al suo rapporto con Poseidone.
Se sulla morte di Medusa c’è un ampio consenso, sulle origini le versioni del mito divergono: una variante di questa proposta vede Atena trasformare Medusa in una gorgone perché questa aveva osato rivaleggiare con lei in bellezza. L’altra versione che va per la maggiore, invece, sposata da altri grandi autori come Eschilo ed Esiodo, sancisce la paternità di Medusa e delle altre gorgoni al dio marino Forco.
I mangiatori loto
Se il personaggio di Medusa ha trovato una parte considerevole e un racconto adeguato in Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo, lo stesso non si può dire dei mangiatori di loto, che fanno la loro comparsa nel sesto episodio, quando i tre protagonisti si trovano al Casinò Lotus a Las Vegas. Questa è in realtà una puntata abbastanza confusa, ma ciò che c’interessa qui è il riferimento ai fiori di loto, che vengono emanati nell’aria del casinò. Questo elemento richiama uno dei passaggi più celebri dell’Odissea, quello in cui Ulisse sbarca presso l’isola dei Lotofagi, i cosiddetti mangiatori di loto.
Il frutto del loto, infatti, torna spesso nella mitologia greca e ha il potere di annebbiare la mente, facendo perdere la cognizione del tempo, fino a cancellare completamente la memoria di chi li assume. Nell’Odissea, il protagonista riesce a rendersi conto per tempo del rischio e con la forza trascina via il suo equipaggio, prima che il loto consumasse le loro menti.
Omero resta la fonte più importante relativa ai Lotofagi, ma come detto questo elemento torna poi nella mitologia e nella produzione greca, in particolare con lo storico Erodoto, che con le sue Storie prova a dare una collocazione ai Lotofagi. Questo è stato a lungo un argomento dibattuto dagli storiografi e tutt’ora rimane aperta la questione sull’esistenza o meno di questo popolo. I fiori di loto, proprio a causa della loro connotazione inebriante, sono diventati un vero e proprio topos, da recuperare quando vengono tirati in ballo temi come l’estasi e l’obnubilamento della mente. Peccato che in Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo questo aspetto sia stato trattato solo superficialmente, ma l’incedere della trama ha avuto la meglio su altre questioni.
Le moire
Tra le figure più celebri dell’intera mitologia greca, apparse fugacemente anche in Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo, ci sono le Moire, parche nella mitologia romana, le tessitrici della vita. Molti avranno in mente l’immagine grottesca e caratterizzata fornita dal cartone animato Hercules, ma in realtà le Moire sono un fondamento della mitologia greca e tra i personaggi più potenti che ci siano. Il mito, come spesso accade, offre diverse versioni della loro storia, possiamo dire che secondo la tesi più diffusa, queste sono le figlie di Zeus e Temi, la figlia di Urano e Gea, che sarebbero il cielo e la terra.
Altre versioni considerano le Moire le figlia della Notte, un’entità primigenia più antica persino di Zeus. Ad ogni modo, le origini delle tre tessitrici si rintracciano nel cuore stesso dell’esistenza, e di fatti loro tengono in mano i fili della vita e della morte, recidendoli quando arriva il momento di strappare un’esistenza al mondo terreno. In particolare, le tre Moire sono Cloto, Lachesi e Atropo e ognuna ha un ruolo preciso: la prima fila la tessitura della vita, la seconda tiene e regge il fuso, e la terza recide il filo quando giunge l’ora.
Legato al concetto delle Moire c’è una potente discussione sul ruolo del destino.
Secondo il mito, le tre stabilivano già al momento della nascita quando il filo della vita sarebbe stato reciso, per cui l’esistenza umana era già stabilita a priori da entità sovrannaturali. Capiamo bene come un concetto del genere possa stimolare un’infinità di dibattiti sull’auto-definizione, sul libero arbitrio e via dicendo. Dibattiti che sono propri dei nostri tempi, non tanto di quelli ellenici, considerando che la distinzione tra la vita terrena e quella ultraterrena era molto più sfumata. Tuttavia, è innegabile il contributo che le figure delle Moire hanno dato a un certo tipo di riflessione e il loro inserimento in Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo stimola questi ragionamenti.
L’intrappolamento di Crono
Chi ha visto la serie di Disney+ si è imbattuto, verso il finale, nella figura di Crono, vero artefice di tutta l’incomprensione relativa al furto della folgore di Zeus che ha dato il via all’impresa di Percy, Grover e Annabeth. Anche qui, Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo attinge a piene mani dalla mitologia, andando a recuperare un mito fondante come l’intrappolamento di Crono. Costui era un titano, una divinità che precede la creazione dell’Olimpo ed è il padre di Zeus, Ade e Poseidone.
La sua storia è presente in una delle opere fondamentali del mito greco, la Teogonia di Esiodo, dove si discute la discendenza dei Titani, figli di Gea e Urano, che abbiamo incontrato prima. Per venire alla luce, Crono è costretto a evirare suo padre, il quale costringeva i figli a rimanere nel grembo di Gea. A sua volta, lo stesso Crono non si dimostra un padre migliore, divorando i figli generati insieme a Rea, visto che un oracolo gli aveva predetto che uno di questi gli avrebbe tolto il potere.
Ogni qual volta che Rea generava un figlio, dunque, Crono lo inghiottiva. Finché lei non decise di dare alla luce in segreto Zeus, facendo mangiare al marito una pietra al posto del suo bambino.
Zeus finisce a Creta e, una volta cresciuto, torna per sconfiggere suo padre, liberando i figli che lui aveva ingurgitato. Questo scontro dà il via alla lotta tra i Titani e gli dei dell’Olimpo, la quale si conclude con la vittoria di questi ultimi e l’imprigionamento nel Tartaro di Crono e compagni. Il ritorno del titano, dunque, diventa da questo momento un ritornello costante, anche se lo stesso Esiodo poi racconta che Zeus finisce per perdonare suo padre e liberarlo, lasciando costui a regnare sull‘Isola dei beati. La titanomachia è uno dei fondamenti della mitologia greca e ha ovviamente anche importanti significati metaforici, come l’eterno conflitto generazionale tra padri e figli e l’inesorabilità del tempo che porta sempre alla sconfitta dei vecchi sistemi.
Il dio Pan
Chiudiamo questo approfondimento con l’ultimo riferimento mitologico di Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo. Tramite Grover veniamo a conoscenza con la missione dei fauni, quella di ritrovare lo scomparso dio Pan, ultimo retaggio di una natura forte e indomita. Nella scomparsa del dio Pan non è difficile vedere un riferimento alla perdita di uno stato naturale, al trionfo dell’urbanizzazione e della modernità, ma al di là di questi significati, chi è davvero questa figura? Siamo di fronte a una divinità secondaria, che non fa parte del pantheon olimpico. Pan, secondo le versioni più accreditate, è il figlio di Ermes e della ninfa Penelope, ha l’aspetto di un satiro ed è indissolubilmente legato a elementi naturali come i boschi o la pastorizia.
Sono tantissime le storie relative al dio Pan, molte assai diverse tra loro.
L’unico elemento che compare costantemente è questo legame solidissimo con la natura, che è il vero retaggio di questa figura. Nonostante sia stato un dio minore, intorno a Pan sono sorti culti fortissimi, che hanno resistito anche nei secoli avvenire. Nel medioevo, ad esempio, vi erano moltissimi riti associati a questa divinità, i quali sono confluiti in culti associati alla stregoneria o persino all’esoterismo e al satanismo.
L’associazione tra Pan e Lucifero, in effetti, è immediata, a causa dell’aspetto caprino che associa i due, ma più che simbolo del diavolo, questa divinità è da considera una sorte di vessillo dell’inesorabilità della natura, che lotta costantemente contro i soprusi umani. La ricerca di Pan, metaforicamente, è dunque un tentativo di ricongiungersi con la natura, di ritrovare uno stato che i greci hanno vissuto e che con la modernità si è perso. Con quest’ultima considerazione, dunque, concludiamo questo viaggio tra i riferimenti mitologici in Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo, una chiave di lettura decisamente interessante per leggere la serie di Disney+.