“Obiezione Vostro Onore” è forse la frase più sentita durante i processi nelle serie tv. E l’avvocato più famoso di tutti i tempi è sicuramente Perry Mason. I suoi casi sono andati in onda in Italia e nel mondo per più di dieci anni e, ça va sans dire, non ne ha mai perso neanche uno. Si parla di circa 270 episodi e innumerevoli film per la televisione. Il genio dei tribunali sorprendeva sempre tutti con un colpo di scena finale, una prova consegnata all’ultimo momento, un testimone chiave che arriva a deporre quando ormai è quasi troppo tardi. Intuito, intelligenza, ingegno e un aspetto professionale e rassicurante. Ecco che nell’immaginario collettivo, sopratutto quello italiano, si è andato a creare settimana dopo settimana sulla tv nazionale, il paladino degli innocenti. Forse non tutti sanno che in realtà il personaggio di Perry Mason era il protagonista di alcuni racconti dello scrittore statunitense Erle Stanley Gardner. In Italia infatti Perry Mason viene subito e quasi esclusivamente associato alla serie tv nata a cavallo fra gli anni 50 e 60 ed ha la faccia pasciuta di Raymond Burr.
Per tutte queste ragioni quindi, Perry Mason è diventato una vera e propria icona, tanto che il suo nome è entrato a pieno diritto nel vocabolario italiano quando si intende enfatizzare la definizione di chi prende le difese di qualcuno. Nel momento in cui HBO ha deciso di riscrivere completamente il personaggio per rilanciarlo in un prequel che ha davvero degli aspetti rivoluzionari rispetto all’originale, il flop totale era una possibilità più che concreta. Non ci si poteva immaginare un Perry Mason con una faccia diversa, un lavoro diverso e un passato incerto. Non si possono reinventare i miti. È rischioso, molto. Se però qualcuno proprio ci doveva provare, quel qualcuno doveva essere per forza HBO. La casa di produzione americana, che spesso è stata sinonimo di qualità, ha infatti riscritto la storia riuscendo in un’impresa davvero impossibile.
Quando si toccano i mostri sacri probabilmente è buona regola non cercare di farne un’imitazione, altrimenti si rischia di non riuscire a reggere il confronto. Ecco quindi che il Perry Mason di questo prequel ha davvero pochissimo a che vedere con quello a cui siamo abituati. Innanzitutto ha una nuova faccia, decisamente più tagliente, emaciata e malconcia della precedente. È quella di Matthew Rhys, (protagonista di The Americans, serie decisamente da vedere), talmente bravo nella parte di Perry Mason da essersi guadagnato anche una nomination come attore protagonista in una serie drammatica sia agli Emmy che ai Golden Globe. La fisicità dell’attore è quanto mai azzeccata visto che anche le abitudini del personaggio sono cambiate. Ex soldato, scontroso e con la tendenza ad alzare un pochino troppo il gomito, il nuovo Perry Mason porta sulle spalle tutti i traumi che la prima guerra mondiale gli ha lasciato. Sono gli anni della grande depressione del 1932 e in una Los Angeles sexy e pericolosa non se la passa affatto bene, dopo essere stato abbandonato dalla moglie e dal figlio. Ha un sogno il nostro Perry Mason e no, non è l’avvocatura, anzi in più di una occasione si riscoprirà disposto a piegare la legge pur di raggiungere i suoi scopi.
Sogna di riprendere in mano la vecchia fattoria di famiglia il nostro nuovo Perry, lasciandosi alle spalle la grande città e tutte le sue tentazioni. E qui HBO cala l’asso cambiando completamente genere alla serie che da legal drama per antonomasia, diventerà una serie noir a tutti gli effetti con tratti decisamente crime. Non sono più avvocati, giudici e tribunali i protagonisti, il Perry Mason 2.0 di HBO agli albori della sua carriera è un investigatore privato senza speranze, che si troverà ad indagare sul clamoroso caso di sparizione di un bambino durante la decima Olimpiade a Los Angeles. Queste otto puntate scorrono ad un ritmo incalzante e tengono lo spettatore agganciato allo schermo. Non è più un “one man show”, ma assistiamo a diverse storyline tutte perfettamente intrecciate nell’indagine che obbligherà Perry Mason a raschiare tutti i più profondi segreti di una setta religiosa. Vero punto di forza è la bellissima scenografia anni 30 che dà una versione ancora più esasperata di quello che doveva essere la grande depressione. Costumi e trucco dei personaggi sono davvero ricercati e curati nei minimi dettagli. Tutto è costruito con attenzione e quando un lavoro viene fatto con così tanta dedizione si è di fronte ad un probabile successo. Pensata inizialmente come una miniserie che trova la sua conclusione in un’unica stagione, il plauso del pubblico ha spinto i produttori a rinnovarla anche per una seconda che dovrebbe ormai essere in dirittura d’arrivo. Fra i produttori, tra l’altro, abbiamo Robert Downey Jr., che di successi qualcosa capisce.
Se però saprete guardare al di là dei colletti sgualciti e della barba di tre giorni troverete ancora un qualche collegamento con il Perry Mason a cui siete abituati. Se il re del foro aveva intuito, intelligenza, ingegno e un’ottima parlantina, riconoscerete le stesse caratteristiche anche in questo detective un po’ problematico, un po’ trasandato, ma sicuramente brillante, che alla fine arriverà a sua volta in tribunale riuscendo a tenere testa ad avvocati ben più esperti di lui, abilitandosi quindi ad una professione che, è prevedibile, lo vedrà davvero splendere.
Molto più che una trovata pubblicitaria, questa serie riesce nella straordinaria impresa di farci rivivere le gesta di uno dei più grandi protagonisti dell’intrattenimento televisivo di tutti i tempi. Lo fa in una maniera intelligente, senza farcene avere nostalgia, ma reinventando un personaggio, regalandogli un aspetto intrigante e moderno che darà vita ad una storia estremamente godibile ed avvincente. Mettetevi il Fedora e aggiustatevi l’impermeabile, è ora di guardare Perry Mason.