Guglielmo da Baskerville è il personaggio protagonista di uno dei romanzi più importanti del Novecento italiano: Il nome della rosa. Scritto da Umberto Eco, è stato interpretato nel tempo da diversi attori. Indimenticabile la versione del 1986 nello sceneggiato della Rai: Sean Connery, l’iconico 007, prestò il volto al frate ed è ancora oggi ricordato in tal senso. Più recentemente, è stato un altro grande attore a trasporre il personaggio in una serie tv: John Turturro.
John Turturro, protagonista di una miniserie del 2019 (ancora realizzata dalla Rai, pur senza replicare i fasti del primo sceneggiato), offre una versione cupa, enigmatica e carismatica di Guglielmo da Baskerville, cuore e anima de Il nome della rosa. Un investigatore sui generis che indaga su una misteriosa sequenza di omicidi in un’abbazia benedettina dell’Italia settentrionale. Ma non solo: il “novello” Sherlock Holmes, personaggio col quale si sprecano le inevitabili analogie (abilmente inserite in un contesto e in un personaggio del tutto originale), è un uomo dal passato controverso e dallo spirito peculiare, ricco di caratteri originali.
Erudito frate francescano, ha un passato come inquisitore ed è consigliere fidato dell’imperatore.
Si ispira notevolmente all’omonimo Guglielmo da Occam, spesso citato nel corso del racconto e dal quale trae importanti insegnamenti filosofici. Una volta arrivato nell’abbazia, gli viene chiesto di indagare su una misteriosa catena di omicidi. Uomo dalla spiccata cultura e dal notevole acume, è un personaggio dai tratti moderni per l’epoca in cui si inserisce, per certi versi persino un visionario. Le sue indagini assumono un carattere procedurale classico e brillante, disvelando contraddizioni e coni d’ombra di un’oasi solo apparentemente felice.
Al pari dello sceneggiato del 1986, la versione del 2019 restituisce il dinamismo della narrazione de Il nome della rosa, senza riuscire tuttavia a coglierne fino in fondo l’essenza.
John Turturro, dal canto suo, fa un lavoro all’altezza del suo grande nome, interpretando Guglielmo da Baskerville con un certo fascino.
Intervistato da Giornalettismo, John Turturro descrisse così il suo personaggio: “Guglielmo da Baskerville è un ex inquisitore diventato frate francescano; è allo stesso tempo un uomo dall’ingegno acuto, un attento osservatore della realtà dotato di un raffinato senso dell’umorismo. Guglielmo ha tante sfaccettature e sono tutte fondamentali, ma ciò che più mi interessava anche in questo caso – oltre che da attore soprattutto da essere umano – era il processo mentale che era celato dietro ogni sua scelta, l’idea che il sapere e la conoscenza fossero usati come strumenti di difesa contro il potere. Questi sono due aspetti interessanti e sempre validi che abbiamo scelto di analizzare insieme a Giacomo fin dall’inizio del nostro percorso”.
Niente di più moderno, insomma: John Turturro, impegnato anche con la sceneggiatura della miniserie, ha colto l’anima del personaggio con grande efficacia, senza mai far rimpiangere in alcun modo la precedente interpretazione di Sean Connery. Un’impresa notevole, visto l’impegnativo precedente. Ma non sorprende: se si regala un grande interprete a un grande personaggio, il risultato è assicurato. Anche quando la serie non risponde pienamente alle gigantesche aspettative del pubblico.