Sono necessari due elementi per mettere in atto la più grande rapina di tutti i tempi, raccontata nella serie La Casa de Papel: essere dei geni ed essere dei pazzi. Sul genio del Professore, pianificatore maniacale sempre un passo avanti a tutti, non ci sono dubbi, e anche sulla pazzia. Lucidissima pazzia. Quella che può portarti ovunque, e rischiare di farti sprofondare in ogni momento. Ma lui, forse, ha previsto persino questo.
Il Professore è un giocatore di scacchi. Abile manovratore di pedine che sa fiutare il rischio e riesce a sfruttarlo a proprio vantaggio. Una macchina che sembra abitare una sola estremità della vita: quella dominata dalla ragione. Ma, dietro la maschera, c’è davvero un mondo fatto solo di deduzioni logiche, probabilità, calcoli meticolosi?
Addentrandoci nelle trame palpitanti de La Casa de Papel, scopriamo che il Professore non è affatto incapace di amare. Tutt’altro.
La rapina alla Zecca di Stato l’ha partorita una mente geniale certo, ma la sua genesi va cercata nell’amore piuttosto che nella ragione. È per un’idea romantica che il Professore elabora il suo piano. L’amore per suo padre, la fede nella Resistenza, il rispetto per un ideale rivoluzionario e destabilizzante: queste sono le molle che spingono Sergio Marquina a vestire i panni del Professore. E lui ne è perfettamente consapevole. Da un certo punto di vista, La Casa de Papel è la scoperta dell’animo del professore, dove la rapina più grande di tutti i tempi è solo il risultato di un animo estremamente tormentato che si sente in dovere di risolvere le sue passioni. Così la rapina, che nasce come un crimine, diventa un ideale vero e proprio. Ma l’ideale non è un obiettivo che si può concretizzare. Il suo piano, sin dalle prime due stagioni de La Casa de Papel, aveva lo scopo di opporsi all’avidità e alla crudeltà di quelle personalità che si riempiono le tasche di denaro e potere, lasciando nella miseria i loro cittadini. Ma ha scoperto a sue spese quanto questa sua idea, che affonda le radici nella Resistenza del Novecento, fosse impossibile da attuare completamente.