Paky è un rapper italiano, popolarissimo sui social network.
Nato a Napoli e cresciuto nei primi anni a Secondigliano, Paky, classe ’99, si è trasferito dopo alcuni anni a Rozzano, in Lombardia. I contesti nei quali è cresciuto e si è formato, caratterizzano fortemente la sua cifra stilistica e imperversano nei singoli che ha finora pubblicato. Paky parla di sé e di un mondo in difficoltà, tra la luce e il buio. Una tendenza chiara all’obiettività che non malcela una vocazione alla speranza.
Come ha raccontato lui stesso in un’intervista rilasciata qualche tempo fa al Corriere della Sera, Paky rievoca le immagini ormai sbiadite della Secondigliano dell’infanzia e quelle più nitide di Rozzano. Una periferia, vera: “Ha tante difficoltà, pochi aiuti e pochi ragazzi che sognano. Io sono stato forse uno dei primi a sognare. Adesso do una mano al quartiere o agli amici che sono ai domiciliari”.
Dalla parte degli ultimi, insomma. E Paky si sente uno di loro, da molti punti di vista: “Qua attorno sono tutti pregiudicati, anche io senza il rap sarei così, non sono certo più intelligente di loro”.
Si parlava di un successo fragoroso. L’unico album in studio finora pubblicato, Salvatore, è stato il settimo più venduto in Italia nel 2022, nonché primo assoluto per una settimana.
Numeri importanti, ma del tutto insufficienti per descrivere il successo di Paky. Un successo musicale che affonda le radici sulla Generazione Z e prescinde per questo da dati del genere, ormai superati. Paky fa la vera differenza coi singoli che impazzano sui social, in particolare su TikTok, e con eventi partecipatissimi in cui emerge con forza la grande connessione che il rapper ha col pubblico.
Insomma, la strada per il successo di Paky è ormai più che lanciata. Ma non parlategli di ricchezza economica: “Non è che non hanno importanza, ma non mi piacciono i soldi. Li brucerei perché portano sofferenza, sono il diavolo. Non voglio essere miliardario, voglio fare stare bene chi ho intorno”.